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martedì 23 marzo 2021

Sono della Lega le Regioni Più Incompetenti

Sono della Lega le Regioni Più Incompetenti


Tutte le regioni a trazione leghista quelle sotto la media nazionale delle 

somministrazioni di dosi. Draghi vuole una rapida accelerazione.

eri la Gran Bretagna ha sfondato una media di 750mila vaccini al giorno, un balzo 

rispetto alla settimana prima di oltre 240mila fiale al giorno. L’Italia arranca a meno 

di un terzo delle somministrazioni, la macchina annaspa, sia pure con situazioni 

diverse tra Regione e Regione, tra virtuosi e ritardatari, e gli approvvigionamenti 

sono una rincorsa con la quale si arriva sempre con il fiato corto.

Sono queste le criticità che hanno spinto Mario Draghi a convocare in mattinata i 

vertici di quella architettura che nelle sue intenzioni dovrebbero dare una spinta 

decisiva alla macchina italiana. Due ore di incontro con il commissario 

straordinario all’emergenza, generale Paolo Figliuolo, e con il capo della 

Protezione civile, Fabrizio Curcio. “I dati del Regno Unito, solo 17 decessi oggi, ci 

testimoniano che il vaccino è la soluzione, e che bisogna darsi una mossa”, 

spiega chi sta lavorando al dossier.

Quota 500mila somministrazioni, là dove Figliuolo ha fissato l’asticella, sembra 

ancora lontanissima. “Entro fine mese finiremo le scorte”, dice Attilio Fontana nel 

tentativo di mettere una toppa al caos che ha investito la macchina delle 

prenotazioni in Lombardia. Il ritardo della consegna è un dato di fatto, e Draghi si è 

voluto sincerare del quadro della situazione. Entro domani, ha assicurato il 

commissario straordinario, verranno consegnate circa un milione di dosi della 

Pfizer, pronte a essere smistate in oltre 200 strutture sanitarie. Preoccupa la 

consegna nel medio periodo, ma intanto il governo vuole assicurarsi che tutti i 

luoghi di somministrazione non si debbano trovare nella situazione di mandare a 

casa chi è prenotato e in coda.

Difficile che il problema si ponga senza una robusta accelerata nelle 

somministrazioni. Sul tavolo del premier sono stati squadernati i dati delle singole 

Regioni. In alcune le cose procedono speditamente, altre arrancano. Per questo 

Draghi ha voluto fare il punto anche con la ministra degli Affari regionali, 

Mariastella Gelmini per capire quali possano essere le soluzioni attraverso le quali 

il governo possa aiutare le operazioni là dove si sono inceppate. 

Un giro di ricognizione generale, al quale faranno seguito alcune ipotesi di lavoro 

e una decisione finale nei prossimi giorni. Di certo in ballo c’è un ulteriore 

rafforzamento del ruolo dell’esercito sia nella logistica sia nella somministrazione, 

e task force mirate messe in campo dalla Protezione civile per rinforzare i territori 

in difficoltà.

A prendere i dati del governo aggiornati alle 15.31 di lunedì, le dosi rimaste in 

freezer sono quasi 1 su 5. La media nazionale delle somministrazioni è ferma 

all’82,4% rispetto al totale di quelle consegnate. Matteo Salvini plaude alla 

decisione di Fontana, che ha chiesto l’azzeramento dei vertici dell’azienda 

sanitaria regionale dopo il tilt delle prenotazioni andato in scena nell’ultimo fine 

settimana. “La percentuale di chi ha ricevuto una dose degli over 80 che hanno 

aderito, circa 600mila, supera di gran lunga il 50 per cento, in linea con ciò che 

accade nel resto del Paese”, si è difeso il presidente lombardo, sottolineando 

come lo scorso sabato “in tutta Italia sabato sono state inoculate 120mila dosi, di 

cui 30mila nella sola Lombardia”.

Il dato di fatto è che le Regioni che si collocano sotto la media nazionale sono 

tutte amministrate dalla Lega o da governatori vicini al Carroccio. Fanalino di coda 

la Sardegna dell’indipendentista Michele Solinas, eletto grazie all’accordo con le 

camicie verdi, solo il 70,5% di dosi somministrate. Non va molto meglio nella 

Liguria di Giovanni Toti, ex forzista e considerato “amico” dal quartier generale di 

via Bellerio. Le altre 5 in ritardo sono tutte amministrate da leghisti: la Calabria di 

Nino Spirlì (71,5%), la Lombardia (78,3%), il Veneto di Luca Zaia (80,1%), 

l’Umbria di Donatella Tesei (81,6%) e il Friuli Venezia Giulia di Massimiliano 

Fedriga, che più si avvicina al dato complessivo pur rimanendo sotto (82%).

I collaboratori di Draghi assicurano che il problema non viene e non verrà trattato 

politicamente, perché l’obiettivo è comune e la salute delle persone non deve 

prestarsi a speculazioni. Ma il dato non passa inosservato nel governo: “Un 

problema c’è ed è evidente”, spiega un esponente dell’esecutivo. Che continua: 

“Vista la situazione di polemiche è inutile farne, ma non ci si può nascondere 

dietro un dito”. Un tramestio che sfiora appena l’ufficio di Draghi, per il quale il 

problema da risolvere rimane sempre e solo uno: arrivare nel più breve tempo 

possibile a mezzo milione di vaccini al giorno.




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