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venerdì 12 marzo 2021

Giordano Bruno

Giordano Bruno

Vita e opere di Giordano Bruno
Giordano Bruno (1548-1600): filosofo, scrittore e monaco italiano

I voti monastici
Filippo Bruno nasce a Nola, una piccola città vicino Napoli, nel 1548 da una nobile famiglia campana. Sin da ragazzo dimostra una propensione allo studio e un’acutissima intelligenza. Intorno ai 15 anni, pare soprattutto per proseguire i suoi amati studi filosofici più che per un vero e sincero interesse per la teologia, frequenta il chiostro dell’ordine dei domenicani a Napoli. Prendendo i voti, decide di mutare il suo nome in Giordano e diventa un grande esperto nell’arte mnemonica.  

Gli inizi dello scontro con la Chiesa
Il suo carattere irrequieto e insofferente ai dogmi e alle costrizioni lo porta a scontrarsi da subito con le autorità religiose: nel 1576 decide di abbandonare l’ordine e si trasferisce dapprima a Roma, poi a Nola, Savona, Torino, Padova fino ad approdare a Ginevra. Gli anni della maturità sono segnati da continui viaggi, peregrinazioni e fughe: sono gli anni della Controriforma, e le idee spregiudicate di Giordano mal si accordano con l’imperante ortodossia religiosa.   


Riforma protestante e Controriforma cattolica: cause e differenze
I viaggi in Francia, Inghilterra e Germania
Dopo una breve permanenza a Parigi, si trasferisce in Inghilterra, insegna ad Oxford, per poi riprendere la via di Parigi, dove entra in conflitto con gli ambienti aristotelici da lui tanto denigrati. Trascorre qualche anno in Germania, insegnando a Wittenberg e a Francoforte, 
per approdare infine nella “tollerante” Venezia.  


La denuncia di eresia
Qui, Giordano è convinto di essere al sicuro, invitato dal nobile Giovanni Mocenigo, desideroso di farsi istruire dal filosofo nell’arte della memoria. Tuttavia, le idee coraggiose e “blasfeme” dell’ex-frate spaventano il nobile, che decide di denunciarlo e consegnarlo nelle mani dell’Inquisizione.   

La condanna al rogo
Nel 1593 Giordano viene trasferito all’Inquisizione di Roma che, con scarsi tentativi, prova a convincerlo a ritrattare le sue idee “eretiche”. Dopo 7 anni di carcere e costanti rifiuti di abiurare, Giordano viene condannato al rogo e arso vivo il 17 febbraio 1600, davanti ad una folla plaudente e in occasione dell’anno giubilare, in piazza Campo dei Fiori a Roma.   

Le opere principali
Tra le sue opere più importanti ricordiamo i dialoghi italiani (a cui appartengono gli scritti: La cena delle ceneri, De l’infinito, universo e mondi e Degli eroici furori) e i poemi latini.   


Giordano Bruno ha rappresentato, nei secoli successivi alla sua morte, il simbolo del libero pensiero e dell’intellettuale sciolto dai vincoli dell’autorità. “Tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla”: così, in aperta sfida, si esprimeva Bruno al momento del processo e della condanna a morte. E, soprattutto nel contesto risorgimentale italiano, il “mito” di Giordano Bruno ha rappresentato il culmine del braccio di ferro tra lo Stato e la Chiesa di Roma, per nulla disposta a riconoscere il neonato Regno d’Italia. Esemplare a tal proposito fu l’iter per la costruzione della famosa statua, ancora presente in piazza Campo dei Fiori a Roma. Contro il volere del Papa e col sostegno di personalità di rilievo come Victor Hugo, Giovanni Bovio e Michail Bakunin, dopo scontri e manifestazioni violente, la statua fu finalmente inaugurata nel giugno 1889.

Giordano Bruno e la concezione della natura
L'amore per la natura e per la vita

L’esaltazione della natura
Le opere di Giordano Bruno, al di là della variabilità degli argomenti affrontati, ci riportano costantemente all’interesse primario del filosofo: la natura. Quest’ultima non è osservata e studiata con occhio clinico e rigoroso come stavano facendo molti suoi contemporanei. Giordano Bruno non è uno scienziato e non ambiva ad esserlo ma la conoscenza della natura assumeva in lui la forma dell’esaltazione, dell’amore sconfinato e del possesso repentino di ogni suo segreto. 

La magia
Prima di affrontare in che modo, particolare e anticonformista, intendesse la natura, sarà bene riconoscere come le sue analisi non avevano niente in comune con la certosina indagine naturalistica inaugurata da Telesio, ma fossero più affini alle pratiche e all’atteggiamento della magia. 


L’amore per la vitaQuesto amore per la natura lo induceva ad abbracciare integralmente la vita, da accogliere in ogni sua manifestazione, a tal punto da arrivare a definire la vita sperimentata nel chiostro come una “prigione angusta e nera” e a disprezzare la pedanteria degli intellettuali amanti dei libri e troppo poco della concretezza dell’esistenza.


La “santa asinità”Lo stesso amore per la natura e per la vita lo conducono, infine, a nutrire un serio disprezzo per la religione cristiana, appellata come “santa asinità” e intesa come un insieme di false credenze contrarie alla ragione, che inducono all’ignoranza e minano la libertà degli uomini. Bisognava, secondo il filosofo, tornare a quella religiosità antica, quell’antica sapienza che da Mosè in poi mostrava e indicava la vera strada. 

Filosofia di Giordano Bruno: la visione panteistica

Dio come principio immanente e trascendente
Ma com’era intesa da Bruno questa natura tanto amata di cui era necessario scorgere i segreti?
La natura di cui parla non è altro che Dio, nella sua grandiosità, creatività e espansione. Sarà meglio a questo punto definire meglio in che modo si delinei la sua particolare concezione panteistica. Secondo Bruno Dio è al tempo stesso:

Mens super omnia (mente al di sopra di tutto): cioè essere trascendente e inconoscibile che può solo rimanere oggetto di fede.
Mens insita omnibus (mente insita in tutte le cose): cioè principio immanente, “anima del mondo”, “artefice interno” che plasma dall’interno tutto ciò che esiste. Secondo Bruno il cosmo, la natura, è una sostanza unica, un tutt’uno costituito da forma (cioè l’insieme delle idee provenienti da Dio che daranno corpo al mondo) e materia 
(cioè la massa corporea del mondo plasmata dalle idee in essa contenute).

Dio è la natura infinita  In questa seconda accezione Dio è identificato con la natura nella sua totalità e infinità, di cui gli uomini e tutto ciò che esiste non sono altro che singole componenti collegate le una alle altre. Solamente in questo senso l’uomo (che è parte del tutto), attraverso la sua ragione, può conoscere Dio. Prima di spiegare come si configura per l’uomo questa conoscenza, sarà meglio approfondire la concezione bruniana dell’infinità della natura.


L’origine dell’intuizioneL’universo di Bruno, al contrario di quello che pensavano gli aristotelici o le menti illuminate del suo tempo come Copernico e Galileo, è infinito. Tale intuizione gli balenò nella mente seguendo il ragionamento di Copernico: se la Terra ruota attorno al Sole, le stelle che si osservano in cielo non potrebbero essere tanti soli al centro di altri mondi?  

La spiegazione teologicaLa sua assoluta convinzione era alimentata inoltre da una spiegazione di natura squisitamente teologica: Dio, essendo infinito e potente, non può non aver prodotto un mondo altrettanto infinito e pieno di vita.  


Le caratteristiche dell’universo bruniano  Pur non nutrendosi di alcun supporto matematico-scientifico, l’universo di Bruno assumeva le sembianze rivoluzionarie con cui la contemporaneità l’ha definito e immaginato. Era infatti:  
- “aperto”. Bruno cancella le “colonne d’Ercole”, oltre le quali non esisteva più nulla, e immagina un universo senza fine;
- popolato da infiniti mondi e infinite creature. Bruno arriva ad ipotizzare l’esistenza di mondi migliori del nostro, abitati da razze molto più evolute di quella terrestre;
- senza un centro e uguale in ogni sua parte. 
Bruno fa cadere la distinzione tra mondo sublunare e sopralunare.


La fine della centralità dell’uomoBruno toglie, dunque, l’uomo e la Terra dal centro, non conferendo loro un posto speciale nel mondo, così come era esplicitamente propugnato dalla Chiesa (che aveva recuperato la visione aristotelica). Tuttavia, a suo parere, ciò non degradava l’essere umano ma, al contrario, innalzava e poneva sullo stesso piano tutto ciò che esiste.  


Il mito di AtteoneCosa significa dunque per l’uomo conoscere la natura, svelarne i suoi segreti? Bruno descrive questo procedimento, nell’opera Degli eroici furori, servendosi di un celebro mito, quello di Atteone, il cacciatore che aveva osato spiare Diana (la dea della caccia) e l’aveva scorta nella sua nudità. Per punizione la dea aveva trasformato Atteone in un cervo, 
rendendo dunque il predatore una preda.

Forza simbolica del mito di AtteoneLa forza simbolica di questo mito risiede nella comparazione di Atteone con il filosofo che, appassionato e percorso da un “eroico furore” (cioè dal desiderio irrefrenabile di conoscere), mentre cerca la natura e riesce a contemplarla, diventa esso stesso natura. 


L’uomo si identifica con la naturaIl filosofo è percorso da un amore che non è pago degli istinti carnali (i “bassi furori”), ma vuole innalzarsi alla ricerca dell’infinito (cioè la natura). L’uomo si scopre quindi come natura, ovvero come parte integrante del cosmo, del tutto vivente.


L’esaltazione del lavoro Ma la conoscenza filosofica della natura, l’immedesimazione dell’uomo con l’infinito, la scoperta di questa unione, si traducono anche nell’impulso che spinge l’uomo ad emulare Dio, a creare. Bruno esalta l’attività, la laboriosità, rifiutando l’atteggiamento medievale unicamente rivolto alla contemplazione. Ciò che ha distinto l’uomo da qualsiasi altro animale e l’ha reso simile a Dio, aggiunge il filosofo, è il lavoro e l’intelligenza attraverso cui ha piegato la realtà circostante ai suoi bisogni e si è affermato nel mondo.

I filosofi e i “rozzi popoli”Tuttavia, conclude Bruno, non a tutti è data la possibilità di accedere alla filosofia e identificarsi con la natura. Ai più, ai “rozzi popoli”, al contrario, rimane solo la possibilità di essere guidati dai pastori delle varie Chiese.

Concetti chiave
Giordano Bruno: vita e opere
Giordano Bruno nasce a Nola nel 1548 e dimostra, già in adolescenza, spiccate capacità intellettive.
Si dedica allo studio filosofico e prende i voti, frequentando il chiostro dei domenicani a Napoli.
Da subito, a causa delle sue idee spregiudicate e anticonformiste, entra in urto con la Chiesa e le autorità dell’epoca.
È costretto a viaggiare molto e soggiorna in numerose città italiane, Inghilterra, Germania e Francia.
In ultimo, pensando di essere al sicuro, ripara a Venezia, dove verrà consegnato nelle mani dell’Inquisizione. Decide di non abiurare e, per questo, viene arso vivo a Roma nel 1600.
Concezione della natura
Il cuore della filosofia di Bruno risiede nel suo interesse e amore per la natura e la vita.
La conoscenza della natura per Bruno non si configura come un procedimento scientifico ma è supportata e animata dal ricorso alla magia.
La natura di Bruno si identifica con Dio (panteismo)
Dio è al tempo stesso mens super omnia (principio trascendente) inconoscibile e oggetto di fede e mens insita omnibus (principio immanente) conoscibile attraverso la ragione umana.
L’universo di Bruno, derivando da un Dio infinito, è aperto, popolato da infiniti mondi e infinite creature, senza un centro e uguale in ogni sua parte.
L'eroico furore
Per l’uomo conoscere la natura significa, attraverso un “eroico furore”, identificarsi con essa, ovvero cogliere l’unità di essa e immedesimarsi con tutto vivente. Per spiegare questo concetto Bruno si serve del mito di Atteone.
L’immedesimazione con l’infinito si traduce nell’uomo anche nell’impulso a emulare Dio, a creare. Bruno esalta il lavoro e l’attività materiale umana.
La filosofia e la conoscenza della natura sono una prerogativa dei filosofi. I “rozzi popoli” sono, invece, guidati unicamente dalle Chiese.
Domande & Risposte
Cosa diceva Giordano Bruno?
Diceva che l’universo è infinito, non regolato da leggi ma è costituito da infiniti mondi e infiniti sistemi solari. Inoltre, il nostro pianeta non è al centro dell’universo.

Chi è Giordano Bruno?
Frate domenicano, filosofo e scrittore che entrò in contrasto con gli ambienti ecclesiastici.

Dove è nato Giordano Bruno? 
A Nola, piccolo paese vicino Napoli.

Quando è nato Giordano Bruno?
Nella prima metà del 1548.

Come è morto Giordano Bruno?
Giordano Bruno viene condannato al rogo e arso vivo il 17 febbraio 1600,
 in piazza Campo dei Fiori a Roma.



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