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venerdì 5 marzo 2021

La senatrice leghista Borgonzoni Diserta il Consiglio regionale

La senatrice leghista Borgonzoni Diserta il Consiglio regionale


L’ex candidata leghista alla presidenza ha ufficializzato
 la scelta di restare senatrice a Roma

Di fronte all’emergenza coronavirus, le dimissioni della senatrice leghista Lucia Borgonzoni dal Consiglio regionale vengono attaccate dai banchi dell’assemblea regionale quasi come se si trattasse di una diserzione. Dal Pd e dal resto della sinistra, ma anche dal Movimento 5 Stelle, la scelta dell’ex candidata alla presidenza dell’Emilia-Romagna viene fatta a pezzi, soprattutto alla luce della situazione difficile che da Piacenza a Rimini sta mettendo a dura prova tutta la regione.

Borgonzoni vittima di se stessa
Ma la Borgonzoni è vittima di se stessa e dell’incapacità di fare chiarezza da subito sulle reali intenzioni che animavano le sue ambizioni politiche già dalla notte del 26 gennaio, giorno della sconfitta contro Stefano Bonaccini: è rimasta incastrata dai tempi che, obbligandola a decidere tra la sua poltrona in Parlamento e i banchi dell’opposizione in viale Aldo Moro, la vedono fare un passo indietro dalla Regione nel momento che più la espone alle critiche. Con l’aggravante che anche scorrendo la sua pagina Facebook, sulla quale è sempre molto attiva, non ha ritenuto di dare spiegazioni. «Si tratta di una scelta scontata, saranno gli elettori che l’hanno votata a giudicarla», commenta cercando una via più diplomatica la capogruppo dem in Regione, Marcella Zappaterra: «Avevamo già capito che sia lei che Vittorio Sgarbi non sarebbero rimasti».


Gli strali di Taruffi
Più duri i toni usati da Igor Taruffi, consigliere di Emilia-Romagna Coraggiosa: «Solo due mesi fa si era candidata a governare questa regione. Adesso la abbandona proprio durante una delle fasi più dure della sua storia. Ogni commento appare superfluo. La sua lettera di dimissioni è formale e non spiega nulla. Solo Matteo Salvini affermando che “la Borgonzoni serve a Roma” ha detto qualcosa. A questo punto perché l’ha candidata?». Sottolinea l’inopportunità anche Silvia Piccinini, capogruppo M5S: «In questo momento così complicato la decisione appare irrispettosa verso i suoi elettori. Lo scorso 26 gennaio ognuno di noi ha ricevuto un voto sulla base di un impegno preciso. Un impegno, come da noi previsto, disatteso». Ieri l’Assemblea si è riunita a distanza per via telematica ascoltando il punto di Bonaccini sull’emergenza Covid e aprendo il dibattito 
tra i consiglieri su proposte e misure da affrontare.

Il movimento Cinque stelle
Ma a fare rumore è la spaccatura all’interno del M5S, con la consigliera Giulia Gibertoni protagonista di un duro attacco nei confronti della «collega» Piccinini: lei l’unica a votare contro l’elezione dei presidenti di commissione, puntando in particolare il dito contro la Piccinini eletta a capo della commissione Statuto e regolamento. «Uno principi fondanti del M5S dovrebbe essere la lotta ai poltronifici — attacca la Gibertoni —. Lei è già capogruppo, sommare cariche non ci appartiene. Sembriamo una lista civetta del Pd». La replica: «Da settimane è impossibile condividere con lei il lavoro del gruppo nonostante i tentativi di contattarla». I probiviri del Movimento starebbero valutando le iniziative della Gibertoni.



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