loading...

CONDIVIDETE , grazie

Share

venerdì 30 aprile 2021

Primo Maggio: Origini della festa dei lavoratori

Primo Maggio: Origini della festa dei lavoratori



Con questa festa si vuole celebrare il ricordo delle lotte dei lavoratori per la riduzione della  giornata di lavoro. Vengono quindi ricordate le lotte operaie per il raggiungimento di un diritto ben preciso: ridurre le ore di lavoro quotidiane e fissarle in massimo otto. Siamo nella seconda metà dell’Ottocento, precisamente nel settembre del 1882 e a New York fu organizzata una manifestazione dai Knights of Labor, Ordine dei Cavalieri del Lavoro, associazione fondata circa vent’anni prima. Qualche anno dopo anche altre associazioni si accodarono a questa manifestazione che poi annualmente si ripeteva e proprio per questo motivo si decise di scegliere i primi giorni di maggio. Un fatto importante da sottolineare è che queste associazioni erano molto vicine ai movimenti socialisti ed anarchici del tempo. Ciò che però consacrò definitivamente questa data furono degli incidenti che avvennero nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago, la rivolta di Haymarket. Un gruppo di lavoratori stava scioperando dinanzi ad una fabbrica di macchine agricole, la McCormick e, intervenuta la polizia per fermare i manifestanti, vi furono degli scontri e la polizia, aprendo il fuoco, uccise due uomini e ne ferì altri. Gli scontri continuarono fino al 4 maggio quando altri manifestanti protestarono anche contro i modi di agire degli agenti di polizia. Fu lanciata una bomba e questa volta furono uccisi sei poliziotti e molti altri ne rimasero feriti. Non si è mai però saputo chi fu a lanciare la bomba. Fu anche questa la prima volta che un attacco con dinamite si registrò negli Stati Uniti. Dopo processi e condanne a morte, l’allora presidente Grover Cleveland decise che fosse giusto ricordare questi episodi; ma per non far sembrare questa ricorrenza troppo vicina agli ideali socialisti, stornò l’attenzione sulla prima manifestazione fatta dai Cavalieri del Lavoro. La data del 1º maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872 e più tardi in quasi tutti i paesi del mondo.

La festa del lavoro in Italia: ieri e oggi
“IL PRIMO MAGGIO È COME PAROLA MAGICA CHE CORRE DI BOCCA IN BOCCA, CHE RALLEGRA GLI ANIMI DI TUTTI I LAVORATORI DEL MONDO, È PAROLA D’ORDINE CHE SI SCAMBIA FRA QUANTI SI INTERESSANO AL PROPRIO MIGLIORAMENTO”

Primo Maggio: Origini della festa dei lavoratori


Così cominciava un articolo sulla rivista “La Rivendicazione” di Forlì uscito il 26 aprile 1890. Durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la celebrazione fu anticipata al 21 aprile, per farla coincidere con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta giorno festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro“. Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945, mantenendo lo status di giorno festivo. Inoltre, da un punto di vista ecclesiastico, il primo maggio 1955 papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, perché tale data potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici. Se prima vi erano solo manifestazioni, commemorazioni e celebrazioni, a partire dagli anni Novanta cambia il modo di ricordare questa festa. Infatti varie sigle sindacali quali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il Comune di Roma, organizzano un grande concerto per celebrare il primo maggio, rivolto soprattutto ai giovani: la manifestazione si tiene a Roma in piazza di San Giovanni in Laterano, con la partecipazione di molti gruppi musicali e cantanti, ed è seguita da centinaia di migliaia di persone, oltre a essere trasmessa in diretta televisiva dalla Rai.

Possiamo festeggiare oggi?
Parlare di lavoro, soprattutto negli ultimi tempi, è sempre un po’ un tasto dolente e non è neanche cosa facile, per alcuni, poter parlare di festa se si evidenziano molte pecche che ancora oggi si riscontrano in questo ambito. Sicuramente si sono raggiunti determinati obiettivi ma molti altri sono ancora lontani o, per lo più, “camuffati”. Basti pensare a chi oggi non festeggia perché reduce da contratti a termine, dopo mesi e mesi di rinnovi, si è ritrovato senza lavoro, a chi non è regolarizzato, alla disparità che vi è ancora tra uomo e donna anche in ambito lavorativo, a chi lavora più di otto ore al giorno e magari lo sta facendo anche in questo momento, a chi lo sta cercando ma invano riesce a trovarlo e ancora tante altre situazioni. Sicuramente siamo lontani da una situazione di perfezione e di diritti uguali per tutti e ancora la situazione non cambierà fin quando tutti non faremo valere i nostri diritti. Cambierà questo scenario, per alcuni aspetti apocalittico, quando non accetteremo paghe inferiori a quelle che per legge ci toccherebbero, quando chiederemo ad alta voce di essere regolarizzati e di non lavorare in nero, quando smetteremo di dire che il lavoro ci serve e per questo scendiamo a compromessi perché così facendo ci distruggiamo da soli.

Primo Maggio: Origini della festa dei lavoratori



Non solo numeri
Il lavoro per un individuo è parte integrante del suo essere, ciò che gli permette in primis di soddisfare i suoi bisogni primari e in secundis di dargli un posto nella scala sociale. Inutile negarlo, una persona che lavora è più soddisfatta ma questa soddisfazione, appunto, è completa se ogni soggetto riesce a conciliare il lavoro con la vita privata. Il lavoro non dovrebbe essere considerato come un tormento. Per molti purtroppo lo è e la causa è sicuramente la frenesia della società odierna, quella della corsa contro il tempo, quella che non guarda in faccia alle persone intese come “insieme” di emozioni ma come numeri, matricole, tutti sullo stesso piano, lavorare, lavorare senza sosta. Oggi è raro trovare anche datori di lavoro che rispettano i propri dipendenti come persone e non come “macchine” e quando si verificano episodi come quello avvenuto qualche mese fa in cui il presidente di un’azienda romana, la Convert, ha premiato i suoi dipendenti con due stipendi in più, si resta quasi sbalorditi. Concludiamo proprio con le parole di Moro, “premiare il merito non è solo giusto, ma anche conveniente. Perché se un lavoratore sa che il suo impegno viene riconosciuto, ce la mette tutta per raggiungere gli obiettivi dell’azienda“.



.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

Joe Biden in America


Joe Biden in America


"Mentre 20 milioni di americani perdevano il loro lavoro, i 650 miliardari in America hanno visto la loro ricchezza aumentare di oltre mille miliardi di dollari. È ora di fare qualcosa. È ora che le grandi aziende americane e i più ricchi paghino la loro giusta quota".
No, non è un editoriale di qualche foglio di estrema sinistra. 
Non sono le dichiarazioni di chi, tra noi, viene sistematicamente accusato di provare "invidia sociale" da chi ha tanto e non vuole rinunciare a nulla. 
Sono le parole che il presidente degli Stati Uniti d'America Joe Biden ha utilizzato per promuovere il suo piano da 4.000 miliardi per rilanciare il Paese. Un piano che, tra le altre cose, prevede di aumentare dal 21 al 28% le tasse per le corporation, dal 37% al 39,6% le aliquote fiscali individuali per i redditi superiori al milione.
Per far cosa? Per offrire quattro anni di scuola e università gratuiti per tutti, di cui due di asilo nido e due di community college, a tutti gli americani; per aumentare le scuole dell'infanzia; per sostenere i crediti anti-povertà; per finanziare 12 settimane di assenze pagate dal lavoro (fino all'80% del salario) per ragioni familiari o di salute.
Tutto questo dopo aver firmato un decreto presidenziale che aumenta il salario minimo dei lavoratori federali a tempo determinato da 10,95 a 15 dollari, in particolare per i lavoratori delle mense, per gli addetti alle pulizie e per i manutentori.
Nel frattempo, in Italia, tutto questo resta un tabù. 
Resta un tabù il salario minimo, nonostante ci siano tante persone costrette a fare due o tre lavori per avere uno stipendio dignitoso.
Resta un tabù proporre un contributo, persino di solidarietà, a chi in questo anno di pandemia anziché impoverirsi si è ulteriormente arricchito.
Resta un tabù la web tax per i colossi del web come Amazon, Google e la stessa Netflix, che paga meno di un operaio (appena 6.000 euro).
Eppure, chiederlo non è bolscevismo, è semplicemente Joe Biden. Facciamo come l'America.



.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

giovedì 29 aprile 2021

Ordine dei Medici di Firenze

Ordine dei Medici di Firenze


È quasi notte, ma le tapparelle della finestra rimangono a mezza altezza. Stiamo cercando di salvare una donna di 50 anni, ha avuto una crisi. Non riesce più a respirare. Le infiliamo il tubo lungo la trachea per farle arrivare l’ossigeno. Dopo ore la visiera è appannata per il sudore, ma non possiamo sbagliare nessuna manovra. Ha il petto scoperto, le rimettiamo gli elettrodi. Osserviamo le luci verdi dell’elettrocardiogramma. Il Covid e la polmonite le stanno togliendo la vita.
Passa mezz’ora e ci chiama sua figlia da casa, vuole sapere come sta. Non possiamo mentire, ma non abbiamo una risposta, lei continua a chiedere. Rimane in attesa ed è un lungo silenzio che fa male al cuore. Nel corridoio ci sono poche luci accese, si sentono le sirene di un’ambulanza mentre si sta fermando davanti al pronto soccorso. Ci guardiamo attorno, le stanze sono tutte piene. Dovrà restare in attesa. C’è un’altra crisi cardiaca nella camera 3, due infermieri avvolti nella plastica blu corrono a dare una mano. In fondo al corridoio qualcuno ha acceso il televisore. Vediamo le piazze stracolme di ragazzi e manifestanti, mascherine abbassate, bottiglie in mano, resse. Grandi risate. Arriva un’altra ambulanza. Questa volta si è liberato un posto letto, un decesso nella stanza 11. Si ricomincia.
Diteci voi cosa dobbiamo fare. Qualcuno ci indichi la strada, perché come medici abbiamo sempre lavorato per curare una società che non vuole ammalarsi, che si rivolge ai professionisti perché ha paura di soffrire, di perdere i propri cari. È chiaro che ora le priorità sono cambiate o non si spiegherebbero le folle per le strade. La tutela della salute è uno dei pilastri della nostra Costituzione, ma quel principio sembra essere confinato solo nei reparti ospedalieri. Diteci cosa rispondere alle famiglie che ci chiamano, agli anziani rimasti soli che guardano fuori dalla finestra. 
Noi le parole le abbiamo finite.



.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

Conte Contro Salvini sul Coprifuoco

Conte Contro Salvini sul Coprifuoco


Intollerabile fingersi all’opposizione e al tempo stesso prendersi i meriti del governo.

Sulla raccolta firme organizzata dal leader del Carroccio contro il coprifuoco ha scritto: «La Lega deve scegliere se stare dalla parte di chi soffia sul fuoco o da quella di chi si rimbocca le maniche per spegnere l’incendio»

Giuseppe Conte torna ad attaccare la Lega. Con un post su Facebook ha criticato il comportamento del partito di Matteo Salvini, che sta schierandosi contro le mosse del governo in tema di riaperture e coprifuoco alle 22 pur facendone parte. «È intollerabile, in piena pandemia di Covid-19, fingere di essere all’opposizione per cavalcare il malcontento dei cittadini e al tempo stesso assestarsi comodamente al vertice di ministeri importanti e sedersi tra i banchi della maggioranza per lucrare vantaggi, per appuntarsi medaglie e piantare bandierine», ha scritto nel lungo post. «Bisogna scegliere da che parte stare: se da quella di chi soffia sul fuoco o da quella di chi si rimbocca le maniche per spegnere l’incendio».

«Utilizzare la propria posizione per incassare onori e vantaggi, rifuggendo però oneri e responsabilità, è tanto facile quanto ingiusto e scorretto», ha sottolineato l’ex premier. «La responsabilità di governo impone di tutelare la salute dei cittadini, oltreché di preservare il tessuto economico e sociale. E talvolta tutto questo si traduce in scelte a primo giudizio impopolari, poco adatte a chi in tempi di pandemia preferisce guardare alle tabelle dei consensi». Quanto alla raccolta firme lanciata online da Salvini contro il coprofuoco alle 22, Conte ha scritto: «Cosa faranno adesso i ministri leghisti? Si accoderanno ad apporre le proprie firme alla iniziativa propagandistica contro il coprifuoco lanciata ieri dal loro leader di partito, oppure si dissoceranno? Forse, prima di tutto, i cittadini pretendono dai propri governanti trasparenza e correttezza».





.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

Simbolo della Protesta Impresentabile

Simbolo della Protesta Impresentabile


Ve la ricordate la ristoratrice "simbolo della protesta"? Il suo nome è Chiara Dalmazio e le immagini di lei inginocchiata alla manifestazione "Io Apro" hanno fatto il giro delle varie testate, con tanto di vignette celebrative e di raccolte fondi per "aiutarla a rialzarsi".
Nei video che la riprendono durante l'iniziativa, la si vede e la si sente urlare che lei aveva due ristoranti e bar (uno a Empoli e uno a Cerruto Guidi), entrambi chiusi a causa del Covid in 9 mesi.
Peccato che, però, le cose non stiano minimamente così. Uno dei suoi bar è stato sì chiuso, ma nel 2019, quando del Covid non si sapeva ancora nulla. E a raccontare della signora Dalmazio ci hanno pensato i suoi ex clienti e i suoi ex dipendenti di Cerreto Guidi: "Litigava con molte persone", "I suoi dipendenti piangevano", "Si faceva la pedicure dietro il bancone".
Ma soprattutto: "Non pagava l'affitto", "non pagava i fornitori" e "non pagava i suoi dipendenti". Lo sa bene Elisa, che da due anni aspetta 5.000 euro. Lo sa Imena, che ne aspetta 500 da tre. Lo sa la dipendente con cui è attualmente in causa e che ha scelto di rimanere anonima.
E la situazione non cambia nel suo locale di Empoli: varie mensilità di affitto non pagate, anche nel periodo precedente al lockdown (per un totale di 4227 euro). Ma non è finita qui. Come raccontato da Chiara (un'altra dipendente), la signora Dalmazio, dopo averla messa in cassa integrazione per via del Covid, le ha intimato di recarsi comunque a lavoro.
Dato che figure simili screditano un intero settore, la prossima volta, cortesemente, cercate simboli che siano quantomeno presentabili.
La furbetta del covidino. Generalizzando si rischia di ridurre l’esattezza di un giudizio. Ecco perché devo dirlo solo a te. Chiara Dalmazio. Sei una bugiarda, e non sei affatto una persona da erigere ad esempio, tesoro. In ginocchio e con le mani giunte. L’immagine della ristoratrice Chiara Dalmazio è diventata uno dei simboli delle proteste dei giorni scorsi di quanti sono venuti qui a Roma a chiedere che bar e ristoranti potessero riaprire.



.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

Berlusconi Delinquente Naturale

Berlusconi Delinquente e Malavitoso



 BERLUSCONI PERDE LA CAUSA CONTRO IL FATTO
Ecco perché si può dire
di Vincenzo Iurillo
Lui, preferirebbe essere adulato come ‘Cavaliere , No perchè Ha Perso il Titolo Evadendo il Fisco' o ‘Presidente’, e un bell’‘Onorevole’ ci starebbe sempre bene, giacché ha riconquistato l’agibilità politica e uno scranno in europarlamento. Silvio Berlusconi, però, dovrà farsene una ragione: definirlo “delinquente” non è diffamatorio, non è ingiurioso, non è sbagliato. Nemmeno se aggiungiamo “terrorista”, “malavitoso”, “pregiudicato” e se ricordiamo che “ha gettato una minorenne nelle braccia di una puttana” ed è “sospettato di avere cominciato la sua carriera di imprenditore grazie ai soldi della mafia” e le tante altre prodezze che sappiamo.
Lo dice il giudice civile di Roma Damiana Colla nelle motivazioni della sentenza con cui il magistrato ha rigettato la citazione civile di Berlusconi contro Massimo Fini, Marco Travaglio, Peter Gomez e la società editrice del Fatto Quotidiano, condannandolo a pagare più di 10.000 euro di spese legali ai nostri avvocati Caterina Malavenda e Valentino Sirianni.
In dodici pagine, il giudice spiega che si può dare del delinquente a Berlusconi purché sia chiaro il contesto della critica generale e politica in cui si inserisce il sostantivo, in un quadro dove si sottolinea che il fatto è vero: delinquente è colui che delinque, Berlusconi è stato condannato con sentenza passata in giudicato per frode fiscale, quindi per sillogismo aristotelico Berlusconi è un delinquente. E i sei articoli di Massimo Fini pubblicati nel 2018 sul Fatto, prima e dopo le elezioni politiche celebrate con lo spauracchio della presenza in campo dell’uomo di Arcore, 
sono rimasti nel recinto della critica politica.

Berlusconi Delinquente e Malavitoso



I legali di Berlusconi invece sostenevano che gli articoli erano “caratterizzati da contenuti non solo diffamatori nella sostanza, ma anche apertamente ingiuriosi e illeciti nella forma, in quanto tutti costellati da gratuite e immotivate offese ad personam, esorbitanti da ogni possibile limite di tolleranza”. Ed è qui che il giudice inizia a fare coriandoli delle tesi dell’ex premier. “Nulla è specificamente allegato da parte attrice – scrive la dottoressa Colla – circa la ‘sostanza’ diffamatoria di ogni articolo, concentrandosi piuttosto l’attore sul requisito formale della continenza espositiva”.
In parole povere: Berlusconi sottolinea i presunti insulti, ma trascura la parte in cui dovrebbe provare di essere vittima di menzogne. E non può fare altro, perché per quanto aspre e urticanti, le parole di Fini si muovono sul terreno di fatti e notizie vere. E quindi sono critiche legittime. Quando Fini dà del “terrorista” a Berlusconi parte dal dato, vero, che B. ha appena definito “criminale” la sentenza che lo ha condannato, “che gli impedisce di fare il premier”. Quindi, come i brigatisti, delegittimando quella sentenza, non riconosce le istituzioni dello Stato. Ecco perché Fini non è sanzionabile quando paragona B. a Vallanzasca preferendo il secondo al primo perché Vallanzasca “non ha mai contestato il diritto dello Stato a punirlo”. È una critica legittima anche questa.

Berlusconi Delinquente e Malavitoso



Berlusconi inoltre non può lamentarsi di essere chiamato “delinquente naturale”: lo afferma la sentenza del Tribunale di Milano sulle “enormi evasioni off shore”. Il resto è riferibile alle vicende di Ruby e Nicole Minetti, e al ruolo di Marcello Dell’Utri nel patto tra l’ex senatore e la mafia per proteggere B. e i suoi interessi economici in cambio di fiumi di denaro.
La sintesi migliore della sentenza a nostro avviso è in questo passaggio: “Il giudizio critico manifestato dall’autore è dunque interamente frutto delle numerose vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’attore, con gli esiti più diversi, ma dei quali non era necessario dare conto (…), in ragione del fatto che esso non ha a oggetto cronaca giudiziaria, 
ma l’espressione di un complessivo e ragionato giudizio critico soggettivo”.




.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

lunedì 26 aprile 2021

Stop al Vitalizio ai Condannati

Stop al Vitalizio ai Condannati

 Senato contro Formigoni&C., il segretario generale ha impugnato la decisione in appello
Ha sfondato quota 100mila firme l’appello con cui il Fatto ha chiesto ai massimi vertici del Senato di rimediare alla decisione di ridare i vitalizi ai condannati portando la questione di fronte alla Corte costituzionale. Sì, perché a Palazzo Madama dieci giorni fa l’organo di giustizia interna presieduto da Giacomo Caliendo di Forza Italia ha cancellato le regole che il massimo organo politico dello stesso Senato si era dato nel 2015 quando aveva deciso di chiudere i rubinetti agli ex inquilini che si fossero macchiati di reati gravissimi, dalla mafia al terrorismo passando per la corruzione. In una sorte di autogolpe, che ha favorito non solo Roberto Formigoni che aveva fatto ricorso per riavere l’assegno, ma pure tutti gli altri, da Berlusconi a Dell’Utri passando per Del Turco a cui era finora rimasto negato per via del casellario giudiziale non esattamente puro come un giglio. Un conflitto tra poteri tutto interno a Palazzo consumato sulla questione dell’argent. Che conta eccome. E ieri Formigoni ha attaccato il Fatto: “Nessun altro esponente di partito si è espresso, riconoscendo la giustezza della Commissione contenziosa. È stato solo il M5S, agitato dal proprio house organ, che è il Fatto Quotidiano, alimentato dagli odiatori, ma ho pietà per loro”.

Non è una pensione

Così, mentre si riflette sul ricorso alla Consulta, il segretario generale del Senato, Elisabetta Serafin, che guida l’amministrazione di Palazzo Madama, ha impugnato in appello la sentenza di Caliendo&C. Con un ricorso che smonta in radice il presupposto che ha consentito di riaprire i rubinetti a Roberto Formigoni e ad altri 12 condannati (o loro eredi) baciati, diciamo così dalla fortuna. Perché, checché ne dica la Contenziosa, il vitalizio non è affatto una pensione pure se lo si vuol far a tutti i costi credere. “L’affermazione della natura previdenziale dell’assegno degli ex parlamentari che sarebbe contenuta nelle ordinanze delle Sezioni unite del 2019 (ossia la novità giurisprudenziale invocata a sostegno della tesi sostenuta dalla Contenziosa, ndr) non si evince dalla portata delle ordinanze stesse” ha scritto infatti il segretario generale sottolineando come le ordinanze in questione si limitino ad affermare “che il cosiddetto vitalizio rappresenta la proiezione economica dell’indennità parlamentare per la parentesi di vita successiva allo svolgimento del mandato. Ma sulla natura previdenziale non viene specificato nulla di più”.


E non è tutto. Perché nel ricorso il segretario generale evidenzia pure che, per ridare il vitalizio a Formigoni, l’organo di giustizia interna del Senato abbia addirittura smentito se stesso. In altre pronunce precedenti aveva infatti confermato la sospensione del vitalizio ai condannati sulla base della delibera che nel 2015 ha introdotto un nuovo presupposto di onorabilità per poterne godere: ossia le condizioni di dignità e onore che l’articolo 54 della Costituzione prevede per coloro che rivestono cariche pubbliche. Ma allora perché la commissione Caliendo oggi afferma il contrario brutalizzando con l’onta dell’illegittimità la stessa delibera?


E sì che, come ricorda anche nel ricorso la Serafin, prima di decidere lo stop degli assegni ai condannati, era stata fatta una istruttoria approfondita con la richiesta di pareri a costituzionalisti ma anche al Consiglio di Stato che aveva dato semaforo verde. Anche perché il provvedimento che stabilisce la sospensione dell’assegno al venir meno delle condizioni di dignità e onore, era stato modellato sulla legge Severino (che ha stabilito che le condanne di un certo tipo facciano venir meno il requisito soggettivo per il mantenimento delle cariche pubbliche) ritenuta perfettamente legittima dalla Corte costituzionale.


Perché quella decisione adottata peraltro non per il solo Formigoni ma erga omnes, espone il Senato non solo alle critiche e allo sdegno, ma pure “alla restituzione di rilevanti importi verso i dodici senatori nei confronti dei quali è cessata da anni l’erogazione del trattamento”. Con l’ulteriore complicazione che se in Appello la sentenza venisse ribaltata, l’amministrazione dovrebbe recuperare le somme provvisoriamente ripristinate. Per questo il segretario generale oltre a fare appello ha chiesto che la sentenza, immediatamente messa in esecuzione da Sua Presidenza Casellati, venga sospesa in attesa della definizione del giudizio di secondo grado.




.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

Draghi spiega la Liberazione a Salvini e Meloni

Draghi spiega la Liberazione a Salvini e Meloni

Non tutti fummo brava gente, e Putin è un fascista.

Il discorso del Presidente del Consiglio Mario Draghi in occasione della festa della liberazione del 25 aprile 2021 è chiarissimo nel tracciare un solco tra chi stava dalla parte giusta e da quella sbagliata della Storia. E nell’indicare chi sono ancora oggi i nemici della democrazia che esercitano su di noi un “fascino perverso”. Un messaggio chiaro, per chi celebra i ragazzi di Salò e il regime di Mosca.

“Il dovere della memoria riguarda tutti”, dice Mario Draghi mentre visita il museo storico della Liberazione di Roma, in quello stesso edificio di via Torquato Tasso in cui i nazifascisti incarceravano, torturavano e poi fucilavano chi fosse anche solo sospettato di simpatie partigiane. Lo fa il 25 aprile del 2021, da Presidente del Consiglio di un governo sostenuto da quasi tutti, con l’eccezione della destra di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni. Ma sbaglieremmo, se in 
quelle parole si vedesse solamente il solito richiamo alla pacificazione nazionale di fronte alla lacerazione dell’occupazione nazi-fascista, alla guerra civile, all’onore da concedere agli italiani che combatterono sul fronte della Repubblica Sociale Italiana.


No, nelle parole di Mario Draghi e nel suo richiamo a una memoria condivisa c’è una linea di 
demarcazione ben precisa tra chi stava dalla parte giusta della Storia e chi stava dalla parte sbagliata. “Non tutti fummo brava gente”, ha detto Draghi. Ed è “immorale non scegliere” da che parte stare, e fare della guerra civile italiana un indistinto in cui onorare tutte le vittime allo stesso modo. Ancora: “Constatiamo inoltre, con preoccupazione, l’appannarsi 
dei confini che la Storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, 
qualche volta persino tra vittime e carnefici”.

Prenda appunti Giorgia Meloni, che oggi plaude ai partigiani che liberarono il Paese, ma che poco più di un anno fa ha presenziato all’inaugurazione di un circolo di Fratelli d’Italia a Salò, intitolato alla memoria del repubblichino Giorgio Almirante, uno di quei ragazzi che combatteva contro chi voleva liberare l'Italia. E prenda appunti pure Matteo Salvini, che il governo Draghi lo sostiene, che pure lui oggi plaude al sacrificio dei partigiani, ma che fino a ieri non mancava mai di ricordare, in prossimità del 25 aprile, che a suo dire la giornata della liberazione dal nazifascismo avrebbe dovuto 
essere “la giornata dell’unione e della pacificazione nel nome dell’Italia che verrà” in cui “ognuno si tiene le proprie idee, distanze, e obiettivi”. Questo disse un paio di anni fa a Corleone, in Sicilia, da ministro degli interni del governo italiano. Chissà se oggi la pensa ancora così.
E già che ci siamo Salvini e Meloni, stampatevi nella testa pure quest’altro 
passaggio di Mario Draghi: “Vediamo crescere il fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà civili, soprattutto quando si tratta di alimentare pregiudizi contro le minoranze etniche e religiose”, ha detto il Presidente del Consiglio. Ogni riferimento è voluto, pur senza mai nominarli, al “dittatore” Recep Tayyip Erdogan, all’autocrate Vladimir Putin e pure al regime cinese di Xi Jinping che brutalizza le minoranze uigura e tibetana nel silenzio complice del resto 
del mondo. Parole da girare immediatamente a chi dipinge Mosca come il nuovo modello da seguire, ma anche a chi loda l’efficenza cinese o a chi stringe accordi con il sultano di Istanbul. E no, in questo caso a prendere appunti dovrebbero essere altri, non Meloni e Salvini. Non solo, perlomeno.




.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

giovedì 22 aprile 2021

Approvata mozione Contro Embargo a Cuba

Approvata mozione Contro Embargo a Cuba


Al senato approvata una mozione di Nugnes contro l'embargo a Cuba
L'ordine del giorno Nugnes, passato con 115 voti favorevoli e 81 astensioni, chiede al Governo di impegnarsi per la fine del blocco in tutte le sedi internazionali


In Parlamento c'è chi non ha dimenticato l'aiuto fornito all'Italia da parte di Cuba durante la prima, acuta fase della pandemia a marzo scorso e vuole, con un gesto concreto, essere riconoscente al Paese che ha mandato personale medico e specialistico in nostro soccorso.
Per questo l'aula del Senato ha approvato l'ordine del giorno sulla mozione, a prima firma della senatrice di Sinistra Italiana Paola Nugnes (Misto-Leu), per la fine dell'embargo a Cuba.
L'ordine del giorno Nugnes, passato con 115 voti favorevoli e 81 astensioni, chiede al Governo di impegnarsi per la fine del blocco in tutte le sedi internazionali.



L'aula del Senato ha approvato due ordini del giorno sulla mozione, a prima firma della senatrice di Sinistra italiana Paola Nugnes (Misto-Leu), per la fine dell'embargo a Cuba. L'ordine del giorno Nugnes, passato con 115 voti favorevoli e 81 astensioni, chiede al
Governo di impegnarsi per la fine del blocco in tutte le sedi internazionali. 
Il documento presentato dalla senatrice di Si Nugnes, nel suo dispositivo finale, "impegna il Governo: 1) a fare proprio l'appello lanciato dalle comunità cubane residenti in Europa e da tante altre associazioni e personalità e continuare a prendere posizione nelle opportune sedi internazionali affinché abbia fine il blocco contro la Repubblica di Cuba e il suo popolo; 2) a raccogliere gli appelli umanitari lanciati dal Pontefice, per l'allentamento delle sanzioni economiche, e dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, pronunciato a marzo 2020, ai leader dei Paesi del G20, con l'esortazione a 'sospendere le sanzioni che minano la capacità dei Paesi di rispondere alla pandemia', e a continuare ad adoperarsi, soprattutto in coordinamento con i partner Ue e nei fori multilaterali, affinché il meccanismo sanzionatorio tuttora applicato nei confronti di Cuba non contempli in ogni caso ostacoli alla fornitura di generi di prima necessità, inclusi medicinali e strumentazioni mediche; 3) a continuare ad adoperarsi in sede Onu, in coordinamento con gli altri partner Ue, per il superamento dell'embargo statunitense nei confronti di Cuba coerentemente con il voto quasi unanime di condanna del blocco che per 28 volte consecutive ha visto l'assemblea generale dell'Onu esprimersi in tal senso, anche con l'appoggio dell'Italia; 4) infine, a continuare a adoperarsi nelle sedi dell'Unione europea e nelle altre sedi internazionali, affinché sia raggiunto l'obiettivo della rimozione definitiva del blocco contro la Repubblica di Cuba".




.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

In Brasile stanno Intubando Senza Anestesia

In Brasile stanno Intubando Senza Anestesia


Perché i sedativi li hanno terminati.
Però Bolsonaro, modello ed esempio per i nostri sovranisti, apre le spiagge. 
Per i ricoverati in grave insufficienza respiratoria è una tortura. 
Ma l’alternativa è la morte. Così li legano al letto. 
E ficcano nelle loro trachee il tubo.
Però Bolsonaro invita a usare l’idrossiclorochina, 
dimostratasi in ogni studio un farmaco inutile contro il Covid, 
ma utile per prendere in giro gli elettori.
Un’infermiera dell’ospedale Sao José, ha confermato i pazienti muoiono a causa della mancanza di sedativi: “Non abbiamo farmaci - ha raccontato al Globo - non abbiamo sedativi per i pazienti in terapia intensiva e purtroppo molti di loro non ce la fanno”. 
“Noi operatori sanitari assistiamo disperati, piangendo, perché non possiamo fare nulla. Non abbiamo siringhe, non abbiamo nemmeno gli aghi”.
I morti ufficiali in Brasile sono 360.000. 
Praticamente gli stessi dell’Italia se l’Italia avesse la popolazione del Brasile.
Ma sono appunto quelli “ufficiali”. 
Perché intere, enormi aree del Paese sono così povere e prive di servizi sanitari, che la gente muore senza tamponi, senza essere riconosciuta positiva al coronavirus.
E c’è un indice terribile, su tutti, che lo dimostra: la mortalità dei bambini.
In Brasile i bambini morti di coronavirus sono 1.300. Un’enormità spaventosa, che racconta la reale proporzione dei decessi in Brasile, visto che i bambini che muoiono di Covid sono in tutto il mondo una percentuale irrisoria rispetto agli adulti. 
Questa è la ricetta del sovranismo, delle aperture a prescindere, dei farmaci che hanno presa sulla malattia ma solo sull’elettorato.
L’Italia ha tanti contagi e tanti morti. Più di tanti altri. E li ha nonostante i negozi chiusi, le palestre chiuse, le scuole chiuse, nonostante le cure e le terapie riconosciute dalla scienza.
Ora immaginate se avessimo avuto Salvini o Meloni. Se avessimo avuto i nostri Bolsonaro. Se avessimo tenuto tutto aperto. Se Salvini fosse riuscito a imporre l’uso di idrossiclorochina e plasma iperimmune rivelatisi, in ogni studio, totalemente inefficaci.



.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

Firme False di FdI per la sfiducia a Speranza

Firme False di FdI per la sfiducia a Speranza


Lunedì Giorgia Meloni esultava spiegando che
 Fratelli d’Italia aveva raccolto in 48 ore 100mila firme online
 a sostegno della mozione di sfiducia al ministro 
della Salute Roberto Speranza. Ecco come sono state raccolte


Il Fatto racconta come sono state raccolte

La storia delle firme “farlocche” di FdI per la sfiducia a Speranza
Giacomo Salvini, che firma l’articolo spiega che l’unica verifica che viene fatta è sull’indirizzo email a cui viene chiesta conferma della firma. Basta cambiare la mail per poter firmare nuovamente. Secondo il giornalista, ieri facendo delle verifiche è stato possibile per la stessa persona
 firmare cinque volte con cinque nomi diversi:

Solo ieri, in pochi minuti, abbiamo firmato ben cinque volte dallo stessa casella di posta creata per l’oc -casione (pippo692 @gmail.com ) cambiando ogni volta i dati anagrafici.
 Per firmare si deve inserire una email, nome, cognome, 
regione e provincia di provenienza.E qui c’è la prima falla: la piattaforma non è predisposta per verificare che la provincia indicata faccia parte della regione corretta. 
Il Fatto la prima volta ha firmato con un generico “Francesco 
Bianchi” abitante della Lombardia in provincia di Reggio Calabria (sic!). 
L’unica verifica che viene fatta è sull’indirizzo email.


Insomma sarebbe facilissimo gonfiare a dismisura i numeri a sostegno della mozione.
 Anche se comunque non sono vincolanti. 
I numeri perché passi non ci sono anche perché la Lega di Matteo Salvini 
non l’appoggerà. Si tratta di un’azione di 
disturbo di Giorgia Meloni che ha vita facile dall’opposizione,
 e non a caso vola nei sondaggi.



.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

lunedì 19 aprile 2021

Tivù di Merdaset

Tivù di Merdaset

Queste mie parole non cambieranno niente, 
ma spero in una condivisione di indignazione
 che possa diffondersi più di una pandemia.

IO VI ACCUSO

Tutta la schiera della vostra bolgia infernale… io vi accuso.
Vi accuso di essere tra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese, del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione morale, della destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, 
della distorsione educativa dei nostri ragazzi.
Voi, con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli al Decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico.
Siete complici e consapevoli promotori di quel perverso processo mediatico che ha inculcato la convinzione di una realizzazione di sé stessi basata esclusivamente sull’apparenza, sull’ostentazione della fama, del successo e della bellezza, sulla costante ricerca dell’applauso, sull’approvazione del pubblico, sulla costruzione di ciò che gli altri vogliono e non di ciò che siamo.
Questo è il vostro mondo, questo è ciò che da anni vomitate dai vostri studi televisivi.
Avete sdoganato la maleducazione, l’ignoranza, la povertà morale e culturale come modelli di relazioni e riconoscimento sociale, perché i vostri programmi abbondano con il vostro consenso di cafoni, ignoranti e maleducati. Avete regalato fama e trasformato in modelli da imitare personaggi che non hanno valori, non hanno cultura, non hanno alcuno spessore morale.
Rappresentate l’umiliazione dei laureati, la mortificazione di chi studia, di chi investe tempo e risorse nella cultura, di chi frustrato abbandona infine l’Italia perché la ribalta 
e l’attenzione sono per i teatranti dei vostri programmi.
Parlo da insegnante, che vede i propri alunni emulare esasperatamente gli atteggiamenti di boria, di falsità, di apparenza, di provocazione, di ostentazione, di maleducazione che diffondono i personaggi della vostra televisione; che vede replicare nelle proprie aule le stesse tristi e squallide dinamiche da reality, nella convinzione che sia questo e solo questo il modo di relazionarsi con i propri coetanei e di guadagnarsi la loro accettazione e la loro stima; che vede lo smarrimento, la paura, l’isolamento negli occhi di quei ragazzi che invece non si adeguano, non cedono alla seduzione di questo orribile mondo, ma per questo vengono ripagati con l’emarginazione e la derisione.
Ho visto nei miei anni di insegnamento prima con perplessità, poi con preoccupazione, ora con terrore centinaia di alunni comportarsi come replicanti degli imbarazzanti personaggi che popolano le vostre trasmissioni, per cercare di essere come loro. E provo orrore per il compiacimento che trasudano le vostre conduzioni al cospetto di certi personaggi.
Io vi accuso, dunque, perché di tutto ciò siete responsabili in prima persona.
Spero nella vostra fine professionale e nella vostra estinzione mediatica, perché solo queste potranno essere le giuste pene per gli irreparabili danni causati al Paese.

Dal Web


Mafioso



.





Gli Inuit Vincono le Elezioni

Gli Inuit Vincono le Elezioni


Vittoria storica in Groenlandia: gli Inuit Vincono le Elezioni!
 Il no all’uranio affossa le lobby minerarie mondiali

Gli Inuit Vincono le Elezioni

In Groenlandia gli elettori seppelliscono un importante progetto minerario di estrazione di uranio nel sud del territorio autonomo danese. Il partito d’opposizione ha ampiamente vinto le elezioni legislative. Una notizia passata sotto silenzio che però ha una posta in gioco altissima per gli equilibri mondiali, poiché la montagna di Kuannersuit custodisce uno dei più importanti giacimenti mondiali di terre rare, indispensabili per la produzione di smartphone o auto elettriche. Ma anche di uranio


Le elezioni in Groenlandia sono appena state vinte dai Verdi di Inuit Ataqatigiit, che si oppongono allo sfruttamento della miniera di Kvanefjeld ricca di Terre Rare,
 materiale strategico per gli USA e per la Cina. 

I risultati quasi completi mostrano che Inuit Ataqatigiit ha ricevuto circa il 37% dei voti, rappresentando 12 dei 31 seggi del parlamento regionale della Groenlandia. Fino ad ora, l’IA era il principale partito di opposizione, ma in quanto partito più grande potrebbe essere il primo a tentare di formare un governo. Se questo dovesse avvenire, il suo leader. Mute Bourup Egede. diventerà il nuovo primo ministro. A 34 anni sarebbe quindi il primo ministro più giovane del mondo. L’IA dovrà lavorare con uno o più partiti piccoli, perché non ha raggiunto la maggioranza assoluta.

Ma soprattutto questa vittoria elettorale, con ogni probabilità, congelerà per almeno quattro anni il progetto minerario più grande e avanzato in questo territorio autonomo danese, anche se significa rallentare la sua marcia verso l’indipendenza. 

Gli Inuit Vincono le Elezioni


Gli Inuit lottano contro
 la miniera di Kuannersuit per salvare la Groenlandia

Martedì, i 40mila elettori groenlandesi sparsi su un territorio quattro volte più grande della Francia continentale hanno “fatto la scelta della qualità della vita e del rispetto per l’ambiente piuttosto che dello sviluppo economico ad ogni costo”, sottolinea Ulrik Pram Gad, 
dell’Istituto danese di studi internazionali.

Ora tutti si aspettano che il progetto minerario di Kvanefjeld sarà respinto dalla futura coalizione di governo. Questo si formerà, salvo sorprese, attorno al principale partito antiuranio, che ha vinto il ballottaggio con il 36,6% dei voti: gli Inuit Ataqatigiit (IA), 
partito di sinistra il cui nome significa comunità Inuit.

Le elezioni in Groenlandia sembrano essere un affare locale, ma non a caso sono state monitorate da vicino da grandi potenze come Stati Uniti, Russia e Cina e dalle grandi compagnie minerarie internazionali. Beh, stavolta è andata male per loro.




.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

L’inquinamento dell’aria per la Lega non esiste


Matteo Salvini Multato Senza Mascherina

L’inquinamento dell’aria per la Lega non esiste

Non ha alcun senso bloccare interi settori produttivi per una «spasmodica difesa dell’aria e dell’ambiente». Lo ha detto nella plenaria del parlamento europeo l’eurodeputata leghista Simona Baldassare poco prima della votazione sulla risoluzione europea sulla qualità dell’aria.
L’onorevole del Carroccio, pugliese, di professione medico, ha cassato la proposta ambientalista in maniera compatta con il proprio partito e con il proprio gruppo parlamentare, Identità e Democrazia (Id), una delle due formazioni che a Strasburgo e Bruxelles raggruppa i partiti del Vecchio continente con posizioni di destra ed euroscettiche – oltre alla nostrana Lega, annovera tra i propri membri il francese Rassemblement National guidato da Marine Le Pen, la tedesca Alternativa per la Germania e l’austriaco Fpoe. A respingere il provvedimento è stata anche l’altra grande famiglia dell’ultradestra europea, Conservatori e Riformisti (Ecr) che per il nostro Paese vede l’adesione dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (in allegra compagnia dei polacchi del Pis e degli ultra nazionalisti spagnoli di Vox).

L’inquinamento dell’aria per la Lega non esiste

Alla fine il testo è stato approvato a larga maggioranza, con 425 voti a supporto, 109 contrari e 153 astensioni. Totalmente a favore si sono schierati S&D, Renew Europe, la Sinistra e i Verdi, mentre il Ppe si è spaccato – una sua parte, tra cui gli italiani di Forza Italia, ha optato per l’astensione.
La normativa, fortemente voluta anche dalla Commissione Ue, chiede una migliore attuazione delle normative vigenti sulla qualità dell’aria e introduce nuovi limiti più stringenti per inquinanti non regolamentati come le particelle ultrafini, il black carbon, il mercurio e l’ammoniaca. La risoluzione esorta gli Stati membri e la Commissione a rispettare e far rispettare i target già stabiliti dalle altre direttive: molti degli Stati membri, infatti, non si conformano ancora pienamente agli standard previsti. Tra questi c’è anche l’Italia, condannata dalla Corte di Giustizia Ue per aver “sistematicamente” violato i livelli di Pm10 tra il 2008 e il 2017.

Il percorso intrapreso si inserisce all’interno di una strategia che ha come obiettivo principale quello di azzerare tutti i tipi di inquinamento e di stilare una lista che contenga sostanze e gas nocivi per l’ecosistema e la salute che ogni anno causano, secondo l’Agenzia europea per la qualità dell’aria, circa 400mila morti.
Ma i sovranisti europei non sentono ragioni e continuano ad opporsi a qualsiasi forma di introduzione di regole severe per la tutela dell’aria e dell’ambiente. Secondo l’europarlamentare tedesca Sylvia Limmer (Id), le morti per inquinamento atmosferico sono «sempre citate e mai provate». E alla fine ci dice che possiamo anche stare tranquilli, perché «l’aspettativa di vita continua a crescere». Anzi, si spinge oltre, e citando alcuni dati ci fa sapere che «il rischio di morire per il fumo dei camini interni è addirittura inferiore rispetto agli effetti del sesso non protetto».

Per Carlo Fidanza (Ecr, Fratelli d’Italia) è sbagliato invece «bastonare le imprese già gravate da tasse e burocrazia, ed è sbagliato colpire i cittadini che, per tanti motivi, non possono andare a lavoro in bicicletta o in monopattino». Forse la stoccata è anche rivolta alla leader del suo partito, che in un passaggio parlamentare dello scorso novembre ha attaccato il bonus mobilità dell’allora in carica governo giallorosso, colpevole a suo parere di preoccuparsi «solo di chi abita in via Condotti».

La destra italiana ed europea storse il naso già a inizio 2020, quando l’Eurocamera espresse la propria posizione favorevole sul Green Deal – la strategia europea per decrementare le emissioni e rendere l’Europa un continente “climaticamente neutro” entro il 2050. All’epoca sia Id che Ecr votarono contro la road map verde, e lo stesso fecero anche nel marzo dello stesso anno, con la pandemia che incombeva, andando in direzione ostinata e contraria alla decisione degli altri colleghi di Strasburgo di approvare una legge europea sul clima e un nuovo target più ambizioso di riduzione dei gas serra (dal 40% al 60% entro il 2030 sui livelli del 1990, poi ridimensionato a 55% dalla Commissione Ue).

In occasione del voto sul Green Deal, Silvia Sardone, compagna di partito di Salvini, condannò l’approccio ideologico «anche un po’ succube degli slogan di Greta» dell’Europa. «Questa non è a tutela dell’ambiente» ha concluso poi Sardone «ma è un’ideologia ambientalista fatta da burocrati europei». La legge passò, comunque a larga maggioranza, con 392 voti favorevoli, 161 contrari, 142 astenuti, nonostante il muro dei sodali delle Le Pen, dei Wilders e dei Salvini.

Ma in realtà l’allergia di populisti e sovranisti alle proposte green risale già al 2016, quando fu ratificato l’Accordo di Parigi sul clima, giudicato dagli stessi nemico della sovranità nazionale: buona parte di loro votò contro sia al Parlamento europeo che in quelli statali.
Un dossier del think tank tedesco Adelphi, uscito poco prima delle elezioni europee del maggio del 2019, dimostra come nelle risoluzioni chiave sulle tematiche ambientali ed ecologiche approvate al Parlamento Ue nella scorsa legislatura, buona parte delle formazioni di ultradestra – dalla tedesca AfD, all’olandese Pvv, dall’Ukip britannico, alla Lega italiana, dai lepenisti francesi ai veri finlandesi – si sia sempre fermamente opposta. I deputati nazionalisti nel Parlamento europeo, che nella legislatura 2014-2019 pesavano circa il 15%, hanno contribuito con circa la metà dei voti complessivi all’opposizione nei confronti delle politiche climatiche. E a quanto pare l’antifona non è cambiata nemmeno negli ultimi due anni. C’è proprio una brutta aria che tira da quelle parti.




.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

450 Positivi al Covid e mai nessuno con l'Ossigeno

450 Positivi al Covid e mai nessuno con l'Ossigeno

Studio sulla comunità di San Patrignano
"Tutti con forme lievi. E’ un fenomeno curioso"

450 Positivi al Covid e mai nessuno con l'Ossigeno



“In questo periodo da noi entra una media di sette persone alla volta, tutti isolati in una stanza con una persona che li assiste per poi essere sottoporsi a tampone ed entrare in comunità. Ad oggi e da dicembre scorso non abbiamo registrato nemmeno un positivo al Coronavirus all’interno di San Patrignano”. Il dottor Antonio Boschini, responsabile sanitario terapeutico di San Patrignano, spiega all’Adnkronos l’andamento del Covid nella comunità di recupero più grande d’Europa.

A ottobre scorso è entrato virus a San Patrignano colpendo 450 ragazzi in due mesi, ma nessuno di loro ha avuto bisogno di ossigeno. Tutti con forme lievi: “E’ un fenomeno curioso, vero è che ho passato i dati all’istituto Mario Negri di Milano e a ricercatori della Sapienza di Roma perché lo stiamo studiando. Qui nessuno beve, fuma, forse anche questo può avere aiutato. All’inizio ho dovuto affrontare dei casi di crisi di panico, due in tutto e all’inizio più che altro, quando non si conosceva il virus. Poi, quando hanno visto che i sintomi erano anche meno rispetto a quelli di una semplice influenza, si sono tranquillizzati”.

“La Comunità è diventata una comunità nel vero senso della parola, dove quelli che stavano bene lavoravano molto di più per compensare il lavoro di chi non poteva, soprattutto nei settori produttivi mentre gli altri hanno dovuto subire un periodo idi inattività, che per una persona con dipendenze è molto doloroso. Ci sono persone che, ad esempio - spiega ancora il responsabile del centro sanitario - vanno in crisi il sabato e la domenica, quando possono stare ferme e pensare. Abbiamo creato dentro San Patrignano un’area residenziale dove trasferivamo tutte le persone con tampone positivo. Qui i contagiati dal Covid potevano stare all’aria aperta, giocare tra loro, fare ginnastica. Abbiamo fatto dei test psicologici per vedere cosa è cambiato nelle persone prima e dopo il Covid, ma dobbiamo ancora elaborarli. Sicuramente non c’è stato un aumento del consumo di psicofarmaci, basso prima come adesso, né un incremento degli abbandoni della comunità”.



.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

La Cannabis diventa Legale a New York

La Cannabis diventa Legale a New York

 Cosa dice la nuova legge

Depenalizzato il possesso di cannabis fino a 85 grammi e l’uso in tutti i luoghi pubblici. I ricavi saranno reinvestiti nelle comunità svantaggiate.

Il 31 marzo lo stato di New York ha ufficialmente legalizzato l’uso di marijuana a scopo ricreativo per tutte le persone di più di 21 anni. La nuova legge depenalizza il possesso di cannabis fino a 85 grammi, o 24 grammi di prodotto concentrato. Sarà inoltre possibile coltivare fino a un massimo di 12 piante per abitazione. L’uso di marijuana diventa legale in tutti i luoghi, 
pubblici e non, in cui è consentito fumare tabacco.

Se l’uso personale è quindi stato sdoganato, i legislatori sono al lavoro per regolamentare anche le politiche di vendita al dettaglio. Entro il 2022, infatti, a New York potrebbero aprire i primi negozi per la vendita legale di cannabis.

La Cannabis diventa Legale a New York


I proventi saranno reinvestiti nelle comunità svantaggiate
Secondo le ultime stime, le attività legate alla legalizzazione della marijuana genereranno entrate per miliardi di dollari, e potrebbero creare dai 300mila ai 600mila posti di lavoro. Lo stato di New York prevede inoltre di raccogliere 350 milioni di dollari in tasse.


Di questi ultimi, il 40 per cento verrà reinvestito per supportare le comunità che storicamente sono state più colpite dalle politiche della “war on drugs”, la guerra alla droga avviata negli anni ’70 che ha costretto milioni di persone, per la maggior parte appartenenti a minoranze etniche, a scontare anni di carcere per reati minori e non violenti legati al possesso di droga.


Un altro 40 per cento dei ricavi sarà utilizzato per finanziare il sistema scolastico pubblico, e il restante 20 per cento sarà infine destinato a programmi di riabilitazione e prevenzione per la tossicodipendenza. Inoltre, molte persone condannate per attività diventate legali avranno la fedina penale ripulita, e coloro che già erano coinvolti nel business potranno richiedere la licenza per operare legalmente.



Il governatore Cuomo: “Con la cannabis legale creiamo un nuovo settore economico”
In un comunicato stampa, il governatore Andrew Cuomo ha commentato così l’approvazione della legge: “Troppo a lungo il proibizionismo sull’uso della cannabis ha colpito in modo disproporzionato le comunità di colore, con pesanti sentenze e incarcerazioni. Finalmente, dopo anni di duro lavoro, questa nuova legislazione rende giustizia alle comunità a lungo marginalizzate, avvia un nuovo settore commerciale per far crescere l’economia, e stabilisce nuove protezioni 
per salvaguardare la salute pubblica”.

New York diventa così il 15esimo stato americano – oltre al District of Columbia, l’area della Capitale – a legalizzare l’uso di marijuana a scopo ricreativo.




.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

domenica 18 aprile 2021

Un ricordo di Claudio Varalli, assassinato il 16 Aprile 1975

Un ricordo di Claudio Varalli, assassinato il 16 Aprile 1975

E’ morto un ragazzo
E’ il 17 aprile 1975, sono all’obitorio di Milano a pochi passi da casa mia.
C’è gente con me nella stanza, ma ricordo solo Paola, mia compagna di collettivo. 

Un ricordo di Claudio Varalli, assassinato il 16 Aprile 1975

Un ricordo di Claudio Varalli, assassinato il 16 Aprile 1975

Un ricordo di Claudio Varalli, assassinato il 16 Aprile 1975


Sta toccando il viso di Claudio, gli riordina i capelli sulla fronte. Penso che siamo 
troppo giovani per essere qui a vegliare un amico della nostra età e penso che lei, 
Paola, sembri una madre antica, nonostante i suoi 18 anni appena compiuti.
Lo accarezza con delicatezza, non piange ma gli parla sottovoce, lo guarda con 
una pietà infinita. Ecco, lei e Claudio sembrano una pietà scultorea. Solo che la 
Madre non ha il figlio in grembo, lui è adagiato su un lettino di metallo. Ha gli occhi 
chiusi e pare che dorma. Ha un piccolo foro nero dietro l’orecchio, il segno 
lasciato dalla pallottola che l’ha ucciso. Non piango, non ci riesco o forse non 
voglio, o forse non è ancora l’ora del pianto. Mi vengono solo questi pensieri 
assurdi “Come può uccidere un buchino così piccolo?”
So già che non dimenticherò mai più questo momento, come non dimenticherò 
mai la sera prima, quando mi hanno telefonato da Piazza Cavour, dicendomi di 
andare lì subito e io ci sono andata, senza far ulteriori domande, disciplinata come 
sempre. Ricordo che stavo guardando Miracolo a Milano alla televisione.
Ho investito tutti i miei scarsi averi in un taxi, erano quasi le dieci di sera e con i 
mezzi non sarei arrivata mai.
Il tassista mi lascia all’angolo tra Corso Venezia e Via Palestro, la polizia 
c’impedisce di proseguire in auto Scendo e chiedo a dei vigili cosa sia successo, 
mi rispondono che è morto un ragazzo.


E’ morto un ragazzo……………
Se qualcuno che conosco muore, il ricordo diventa per me sensoriale e, più la 
persona mi era vicina, più diventa intenso. Non penso più a “quando mi ha 
detto…..”, “quando abbiamo fatto……..”, il suo ricordo viene consegnato ad una 
specie di videoteca, dove però non c’è solo immagine, ma sono coinvolti anche gli 
altri sensi e mi sembra di risentire il suo braccio intorno alle spalle, il tono della sua 
voce o il profumo vago di sapone da bucato che emanavano i suoi vestiti.
La prima cosa che mi viene in mente e che ho bisogno di ricordare dove l’ho visto 
vivo per l’ultima volta.
Era stato poche ore prima, al concentramento della manifestazione per la casa in 
Corso Garibaldi. Nonostante nessuno di noi fosse particolarmente studioso, 
condividevamo un discreto interesse per la storia dell’arte., insegnataci a scuola 
da uno dei rari prof. in gamba che sapevano coinvolgerci.
Proprio lì c’era una chiesa splendida, San Simpliciano. Mi guardo intorno, ma 
Claudio non è in vista, allora entro con una compagna di scuola, anche se con un 
minimo senso di colpa per non averlo cercato.
Quando usciamo, lui è lì fuori “Che str…!” ci apostrofa subito à la mode di quei 
tempi “Perché non mi avete chiamato ché venivo anch’io?” Touché!
“Non eri in giro” rispondo sbrigativa per minimizzare “Va dentro, ne vale la pena, 
ma fa alla svelta, ché tra poco si parte” Lui entra e dopo 10 minuti scarsi è già 
fuori, con i jeans e la giacchina militare. “Davvero bellissima!” esclama.
Sorride, ha le mani in tasca e
 alle spalle la magnifica cornice romanica della chiesa.
Ecco l'ultima immagine del mio amico, questo ragazzo che avrebbe compiuto 18 
anni di lì a due mesi, se non fosse morto qualche ora dopo.
Poi gli altri ricordi riaffiorano, magari a distanza di giorni o mesi.
Fa freddo, ma ci sono già i prodromi di una primavera incipiente, si annusano più 
che altro, persino nell’afrore della nostra Milano inquinata.
Siamo davanti alla Camera del Lavoro, in corso di Porta Vittoria, a far cosa non 
so più. Io sono lì che osservo i miei compagni che cantano Stalingrado a 
squarciagola, con risultati musicali resi appena accettabili dall’entusiasmo e dalla 
fierezza. Sono disposti su due file, 
sui gradini che portano all’edificio in puro stile fascista.
Dico i “miei” compagni, perché sono quelli della zona dove c’è anche la mia 
scuola. Oltre a Claudio e Massimo, ci sono studenti di altri istituti tecnici vicino al 
nostro: Giorgi, Feltrinelli, Pacinotti. Da noi non ci sono licei, siamo in periferia. 

Siamo i medi della Romana.
Facciamo politica insieme, riunioni, presidi, volantinaggi, manifestazioni e turni di 
ciclostile e abbiamo ovviamente intrecciato amicizie interscolastiche ed 
extrapolitiche. Significa andare insieme al cinema la domenica, fare qualche gita 
fuori Milano ogni tanto e scambiarsi confidenze intime 
tra quelli che hanno legato di più.
Come mi accadeva spesso a quei tempi, mentre ammiravo i miei compagni, 
pensavo a cosa sarebbe stato di noi di lì a 10 anni, quando saremmo stati grandi, 
ovvero trentenni. Ricordo bene il profilo di Roberto, che era il mio ragazzo, di 
Eugenio che era proprio bello e di Claudio che era il mio migliore amico. Erano lì in 
fila, di profilo e, dalla mia prospettiva, li vedevo come l’iconografia classica di 
Marx, Lenin e Engels sui manifesti e sui giornali dei PCML
 (Partito Comunista Marxista Leninista).
Il cuore mi scoppiava d’amore, d’orgoglio e del sacro fuoco della lotta con le 
masse popolari sulla via del socialismo e loro cantavano e cantavano…………….
E Claudio, quando intonavamo Valsesia, era tra quelli che si toccavano arrivando 
ad una certa strofa, a cui aggiungeva sottovoce qualche parola in più: “ Valsesia, 
Valsesia che c’importa se si muor (si fa per dir), questo è il grido del valore, 
partigiano vincerààààààààà!”
Sono le 7.30 e sono già a scuola, “noi” dovevamo arrivare prima degli altri per 
vigilanza, militanza, volantinaggio e chi più ne ha più ne metta. Fatto sta che 
Claudio per arrivare a quell’ora doveva alzarsi alle 6, dato che abitava fuori Milano 
e dalla parte opposta della città.
Lo vedo arrivare e mi accingo a riprenderlo perché è in ritardo, ma lui mi precede. 

Mi prende sottobraccio e mi porta in disparte “Oggi Emanuela va dal ginecologo a 
farsi prescrivere la pillola”. E’ assolutamente radioso.
Non so più se la frase sia stata profferita o solo pensata, ma aleggia palpabile 
nell’aria “Finalmente si ciula!”
E’ una domenica mattina: diffusione militante del giornale, attività da noi tutti 
odiata. Dovevamo alzarci presto anche nell’unico giorno in cui avremmo potuto 
dormire per andare a suonare campanelli di case dove tutti erano ancora in 
pigiama e non ci accoglievano certo con gioia.
Io non c’ero andata, non se avevo bigiato e se semplicemente non toccava a me.
Fatto sta, che verso mezzogiorno suona il campanello. Sono Claudio e Roberto. 

Claudio ha le mani chiuse a conca, indossa un loden verde e battibecca con 
Roberto, come spesso accade. I compagni salutano i miei genitori e si scusano 
per il disturbo. Tra le mani Claudio ha un uccellino giallo “L’abbiamo trovato in 
Piazza Medaglie d’Oro e non sapevamo cosa fare. 
Roberto dice che avete già altri canarini”.
In effetti, mio padre ne aveva una grande voliera piena. Prende il canarino in 
mano e decreta che è una femmina, per depositarla poi nella gabbia con gli altri.
Non ricordo il seguito, ma l’immagine di Claudio che entra con le mani giunte, 
muovendosi con cautela come un monaco tibetano, è vivissima. La canarina 
morirà poco tempo dopo Claudio. Ricordo che piansi a lungo e le lacrime 
rimbalzavano sul corpicino che tenevo in mano. So che sembra una storia “come 
in un libro scritto male”, ma andò davvero così.
Eccolo di nuovo Claudio, viene a cena da me per poi andare insieme a qualche 
riunione. L’ho chiamato a casa chiedendogli di portare un po’ di pane ché ne sono 
a corto. Arriva con un sacco da un chilo come minimo, mia madre lo vede e 
scoppia a ridere e lui con lei. Ha il suo maglione preferito, bianco, col collo alto, da 
pescatore nordico.
Anche mia madre si ricorda questo episodio, si ricorda anche il maglione bianco, 
“come se fosse adesso”.
Lela Dall'Acqua
Milano da Settant'anni di Resistenza 
Nelle foto: 
Claudio Varalli - I funerali di Claudio 
- Uno striscione dedicato a Claudio 
- Ai funerali




.
Siti Internet e Blog Personali

Eseguo
Siti Internet e Blog Personali

loading...
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Post più popolari