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sabato 3 novembre 2018

Per Creare ASSOCIAZIONE DISOCCUPATI


Creare una Associazione Legale di Disoccupati, per avere rapporti col Comune, la Regione e le Istituzioni in genere ed ottenere in comodato d'uso un immobile che serva da centro polivalente con spazi comuni ,   nei quali svolgere le più  svariate attività culturali.  Corsi per computer, teatro, danza , canto e tante altre attività , un' area comune presso la quale i Disoccupati possano esprimere la propria Creatività ed Apprendere e Diffondere Cultura senza dover spendere milioni di Euro.  A tale scopo abbiamo iniziato una   RACCOLTA FONDI


Creare una Associazione Legale di Disoccupati, 
per avere rapporti col Comune, la Regione e le Istituzioni in genere ed ottenere in comodato d'uso un immobile che serva da centro polivalente con spazi comuni , 
nei quali svolgere le più  svariate attività culturali.
Corsi per computer, teatro, danza , canto e tante altre attività , un' area comune presso la quale i Disoccupati possano esprimere la propria Creatività ed Apprendere e Diffondere Cultura senza dover spendere milioni di Euro.
A tale scopo abbiamo iniziato una 
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venerdì 6 aprile 2018

Berlusconi Promette Galera per chi Evade il Fisco




 Dopo la flat tax galera per chi evade. 
Aumenteremo pene come in Usa.

Silvio Berlusconi che promette pene più severe per gli evasori. Anzi, “la galera”. E’ successo domenica sera durante l’intervista data dall’ex Cavaliere a Massimo Giletti a Non è l’Arena . Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale, ne ha parlato al termine di un passaggio sulla flat tax e quella che lui stesso definisce “rivoluzione del fisco”. “Volevo introdurre la flat tax già nel 1994 con il mio ministro dell’Economia Antonio Martino – ha spiegato a Giletti – L’ho studiata ad Hong Kong, dove è stata introdotta nel 1947. E conosco anche l’applicazione che è stata fatta nella Federazione russa, dove è stata applicata all’inizio con un coefficiente piuttosto alto e poi via via che le entrate dello Stato aumentavano si è ridotta al 13%. Noi cominceremo con il 23% ma con la speranza di scendere”. E alla domanda di Giletti che lo incalza sulle conseguenze per gli evasori il fondatore di Forza Italia, nonostante le sentenze, non ha dubbi: “Se non dovessero pagare vanno in galera. Pensiamo proprio di aumentare le pene schierandole su quelle in vigore negli Stati Uniti”. Nei giorni scorsi era stato l’alleato Matteo Salvini, leader del Carroccio, a chiedere la galera per chi evade: “Se io riduco le tasse e tu non paghi io butto la chiave, sul modello americano”.
IN POCHE PAROLE METTE 
IN GALERA SE STESSO
Andrebbe a fare compagnia a Dell' Utri 
il suo Compagno e Fondatore di Forza Italia

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Gli Scheletri di SALVINI

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Previsioni per il 2018






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martedì 3 aprile 2018

Nuovo Governo : Solo Promesse da Rimangiare


Non vi illudete, 
non ci sarà nulla da redistribuire.

Dopo la pausa di riflessione pasquale, in attesa delle consultazioni di Sergio Mattarella per formare il nuovo governo. Capitani di qualsiasi combinazione possibile sono ovviamente la Lega e i Cinque Stelle, i “vincitori” della disfida elettorale. Impensabile un governo senza loro due, molto difficile trovare la quadra per un governo con dentro entrambi.

Il nodo vero non sono le intenzioni e i “magheggi” di Salvini e Di Maio, ma quel che saranno costretti a fare, in totale contrapposizione con le promesse elettorali che li hanno portati in cima alla piramide. In estrema sintesi, Salvini ha giurato che “brucerà la Fornero” (la legge, ovviamente) e interverrà sul sistema fiscale applicando un flat tax, ovvero una tassa sostanzialmente uguale per tutte le fonti di reddito (salari, profitti, rendite finanziarie, ecc). Di Maio ha a sua volta garantito che abbatterà i “costi della politica” e introdurrà il reddito di cittadinanza.

Tralasciamo qui l’analisi puntuale alcune di queste misure, che abbiamo già espresso in molte occasioni (una tassa uguale per tutti è un premio favoloso soltanto per i più ricchi, il reddito di cittadinanza grillino è in realtà un obbligo ad accettare qualsiasi lavoro, eliminare quasi del tutto i “costi della politica” significa consegnare i parlamentari completamente nudi alle “offerte” delle lobby, ecc) e concentriamoci invece sulla realizzabilità di queste misure all’interno del quadro istituzionale ed economico esistente.

Non c’è giornale mainstream che non ricordi i costi, in termini di spesa pubblica, di ognuna di queste proposte. L’unica che taglierebbe qualcosa sono “i vitalizi” e altre voci di contorno della busta paga di un parlamentare. Popolarissima in termini di consenso, ma risparmi solo per pochi spiccioli (qualche decina di milioni davanti a centinaia di miliardi).

Tutte le altre sono voci di spesa in espansione. Un’eresia contro cui è partito immediatamente il fuoco di sbarramento della Troika (Unione Europea, Bce, Fondo Monetario Internazionale).

L’ultimo bollettino della Bce, per esempio, esclude che si possa toccare la legge Fornero; anzi, consiglia caldamente una “riforma” ancora più drastica che allunghi ancora l’età pensionabile e, se necessario, riduca gli assegni pensionistici già in essere, abolendo subito la quattordicesima per le pensioni minime, appena istituita a fini elettorali.

Come ragiona la Bce? Come un ragioniere di lager, al solito. La premessa è che l’Europa sta invecchiando velocemente e questo inciderà pesantemente su due fronti: diminuiranno i posti di lavoro disponibili e la scarsità di giovani al lavoro abbasserà la produttività per unità di lavoro.

Non serve un premio Nobel per trovare i difetti di questa pseudo-argomentazione. I posti di lavoro vanno diminuendo a causa della prorompente avanzata dell’automazione nei processi produttivi, che elimina la necessità di braccia e menti umane sostituendo con hardware e software (robot, insomma). Questo processo, comunque, aumenta e non diminuisce la produttività per unità di lavoro. Insomma, la Bce mente sapendo di mentire. A meno di non esaminare in quali posizioni lavorative verrà impiegata la gran parte dei giovani lavoratori che vengono assunti ora o lo saranno nel prossimo futuro. E’ ovvio che se – come in Italia – la quasi totalità dei nuovi posti di lavoro è nella ristorazione, alberghiero, grande distribuzione, logistica, assistenza alla persona, ecc, con alta precarietà contrattuale e bassissima intensità di capitale, la produttività media del sistema-paese non potrà che calare nonostante il progresso della cosiddetta “industria 4.0”

Non basta, naturalmente. Dice infatti la Bce: lavoratori costretti a restare al chiodo in età avanzatissima saranno mediamente assai meno in salute e quindi graveranno maggiormente sui costi della (residua) sanità pubblica. Quindi, conclude il ragioniere di Treblinka, bisogna riformare “seriamente la spesa pubblica” di tutti i paesi europei altrimenti non si riuscirà a mantenerla entro i parametri fissati dai trattati europei.

Un essere umano normale si preoccuperebbe di individuare dei parametri che consentano all’economia di far fronte alle necessità concrete dalla popolazione. A Francoforte si ragiona all’opposto: i parametri sono intoccabili, dunque sono le popolazioni a doversi adeguare, stringendo molto di più la cinghia.

Un indenuo potrebbe dire: scusate, ma qui in ventidue anni abbiamo già fatto quattro o cinque riforme delle pensioni seguendo le vostre indicazioni (Dini, Maroni, Prodi, Fornero), com’è possibile che si debba ogni volta discutere di come tagliare un altro pezzo?

In effetti la Bce, specie sulla Fornero, ci ha detto e ci dice “bravi!”, aggiungendo anche un “ancora più avanti!”. Un ulteriore aumento dell’età pensionabile è per i banchieri centrali un obbligo fondamentale. Certo, chi come l’Italia l’ha già innalzata molto (67 anni, dal 2019) dovrà apportare modifiche minori su questo punto. Ma dovrà comunque porsi l’obiettivo di ridurre la spesa pensionistica, abbassando il livello degli assegni già erogati. 
Proprio come è stato imposto alla Grecia.

Messa così, i margini di manovra per attenuare gli effetti della Fornero sono praticamente nulli. E infatti l’espertone della Lega, Alberto Brambilla, ex sottosegretario al Lavoro nei governi Berlusconi 1 e 2 (2004-2005), estensore del capitolo pensioni nel programma elettorale della Lega, spiega con tono bellicoso dove andrà a prendere i soldi per ritoccare almeno in parte la riforma più odiata dai lavoratori italiani, specie in quei territori dove è più alta la concentrazione di dipendenti (il Nord, naturalmente). “La spesa previdenziale italiana è all’11% del Pil, non al 16: assolutamente sostenibile. Il resto è assistenza: qui spendiamo 100 miliardi all’anno, senza sapere dove vanno. Il nostro piano non è abolire la Fornero: toccare la previdenza è dinamite, guai a farlo. Ma di rivederla, questo sì. Permettendo a chi ha 35-36 anni di contributi e almeno 64 anni di età, oppure 41 anni e mezzo di contributi a prescindere dall’età di andare in pensione. Intervento chirurgico e fattibile: 50 miliardi in 10 anni. Che si coprono tagliando quell’assistenza che va ai falsi invalidi e a chi non se la merita, perché mente sui requisiti”.

Non è un mistero che il fenomeno dei falsi invalidi è prevalentemente concentrato nel Mezzogiorno, dunque la Lega da una parte non ha mai messo in programma una abolizione della Fornero, ma pensa di far comunque quadrare i conti abolendo grandi quote della spesa assistenziale (che, come ricordiamo sempre, è furbescamente addossata all’Inps, che dovrebbe occuparsi solo di previdenza). Insomma: trasferendo risorse – per quanto spesso immeritate – dal mezzogiorno al Nord. Altro che “nuovo partito nazionale”, la Lega è sempre quella vecchia, 
con giusto una spruzzata di razzismo in più…

Ma questo programma leghista sbatte pesantemente sul “blocco sociale” meridionale che ha rimpinzato di voti il M5S attendendosi – oltre che meno corruzione e qualche idea di sviluppo – anche qualche misura universale di sostegno al reddito. Dunque è un ostacolo non da poco, che costringerebbe uno dei due “promessi sposi” e perdere la faccia con il proprio elettorato sul punto principale che ha determinato il loro successo: le pensioni per la Lega,
 il reddito di cittadinanza per i grillini.

Il punto della spesa pensionistica ha già segnato uno dei passaggi più complicati dei rapporti recenti tra governi italiani e Commissione Europea, che ora ha varato un terribile rapporto sull’invecchiamento della popolazione (Ageing Report 2018)… 
per chiedere le stesse cose indicate dalla Bce.

Secondo la Commissione, infatti, la “gobba previdenziale” si avrà quando la generazione dei quarantenni attuali uscirà dal mercato del lavoro, facendola salire nel 2040 al 18,5% anziché al 16,3% come sostenuto dall’Italia. Un livello più alto di quello registrato nel 2015 ( 15,7%), e la cui previsione aveva giustificato tutte le riforme pensionistiche dal 1996 in poi.

Com’è possibile che si crei una nuova “gobba” dopo 20 anni di tagli sanguinosi per eliminarla? Nel modo più classico dell’economia, che dovrebbe tenere in considerazione – sempre – più parametri. La voce “pensioni” è una classica voce in uscita (nonostante si tratti solo di restituire a fine carriera quel che si è forzosamente accantonato, in contributi, in una vita di lavoro). Questa voce è in effetti diminuita, anche in prospettiva, ma è solo uno dei termini del rapporto debito/Pil. Il problema, soprattutto italiano, è che la spesa è scesa, sì, ma meno del prodotto interno lordo. Insomma, questo paese è e resta in crisi, non ha affatto recuperato le perdite subite nella crisi ormai decennale e soprattutto, le previsioni di crescita per gli anni a venire sono molto più basse di quelle inventate da Renzi e Gentiloni. Secondo la Commissione la crescita del Pil sarà dello 0,7% in media nei prossimi anni, anziché all’1,2% stimato dalla Ragioneria dello Stato; inoltre diminuirà di un terzo il contributo degli immigrati regolari (anche di più, applicando le “ricette” della Lega), occupazione e produttività resteranno asfittiche, l’invecchiamento della popolazione diventerà più grave e il ricambio generazionale continuamente rinviato.

E’ necessario far osservare al lettore che questa triste situazione italiana è dovuta – oltre che alla crisi globale – all’applicazione ferrea di tutti i diktat imposti negli anni passati proprio dalla Commissione. L’austerità ha falcidiato redditi e diritti, comprimendo i consumi interni e dunque la stessa crescita economica (le esportazioni, da sole, non bastano; specie in una congiuntura di incremento della competizione internazionale che si applica proprio sul terreno delle esportazioni); i giovani, pur diminuendo di numero, non hanno lo stesso trovato sbocchi lavorativi e molti hanno dovuto emigrare; il lavoro ha perso valore e peso dei contributi previdenziali (nei contratti precari, spesso, non sono neanche previsti per via degli innumerevoli “incentivi alle imprese”).

Invece di prendere atto del fallimento completo di una strategia economica, Bce-Ue-Fmi pretendono una maggiore dose della stessa medicina. Secondo il noto principio della tossicodipendenza…

In realtà, l’austerità ha rappresentato finora un meccanismo di redistribuzione della ricchezza e delle filiere produttive interne all’Unione Europea, in particolare tra i paesi della zona euro (la moneta comune è uno strumento potentissimo di disciplinamento dei vari Stati, basta ricordare i bancomat chiusi nella Grecia che votava per il referendum). Tutta a favore dei paesi del Nord e del capitale multinazionale, soprattutto finanziario (i padroni dello spread).

L’attuale Parlamento italiano dovrà ora esprimere un governo con almeno una delle due forze teoricamente euroscettiche, che hanno platealmente cavalcato il malessere della maggioranza della popolazione (oltre il 55%, se calcoliamo anche Fratelli d’Italia 
e i voti di forze rimaste sotto la soglia di sbarramento).

La prova del fuoco non è tanto nella capacità o meno di mettere in piedi un esecutivo (Salvini e Di Maio sono disponibili a qualsiasi compromesso, e si vede). Sta nel dover rispettare il “vincolo esterno” (Unione Europea e “mercati”) facendo finta di metterlo in discussione.

Un po’ di numeri aiutano a capire. Soltanto per tenere botta nel 2018 bisognerà varare una manovra da 30 miliardi: 12,4 per impedire che scatti l’aumento dell’Iva (come previsto dalla clausola di salvaguardia), 12 di minori spese per far scendere il deficit pubblico allo 0,9% (come da impegni presi con la Ue), il resto per coprire gli aumenti (miseri e già revocati) previsti dai contratti del pubblico impiego e infine per le spese incomprimibili
 (quelle militari devono aumentare, dice la Nato e la Ue).


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Segreti di Matteo Salvini

Salvini Fallito


Salvini il Fallito

Quelli sui quali indaga da mesi la Procura di Genova, 
sono al centro di un’inchiesta dell’Espresso.
 Il settimanale è andato alla ricerca di quel tesoro del Carroccio, quei 48 milioni di euro che il tribunale genovese vorrebbe mettere sotto sequestro dopo la condanna di Bossi e dell’ex tesoriere Belsito nel 2017 per truffa ai danni dello Stato. 
Ma finora il tribunale è riuscito a recuperare poco più di 2 milioni.

Le minacce di Salvini: “Li querelo”
Salvini, che a gennaio aveva dichiarato che sul conto della Lega ci sono mila euro, 
ora minaccia di querelare il settimanale e in un video pubblicato oggi su Facebook li insulta: 
“O sono cretini o in malafede, o sono cretini in malafede”.

“Non ho nascosto milioni di euro, i russi non ci hanno dato né soldi né matrioske – dichiara il leader del Carroccio – All’Espresso rispondo con un sorriso e una querela”.

L’inchiesta
Ma ci sono dei documenti bancari che, secondo i giornalisti dell’Espresso possono far capire che fine abbiano fatto i soldi della Lega. E non solo quella di Salvini, ma anche il Carroccio di Maroni. Durante entrambe le gestioni, infatti, “parecchi milioni sono stati investiti illegalmente“.

“Una legge del 2012 – si legge sull’Espresso – vieta infatti ai partiti politici di scommettere i propri denari su strumenti finanziari diversi dai titoli di Stato dei Paesi dell’Unione europea. Il partito che si batte contro l’Europa serva di banche e multinazionali ha cercato di guadagnare soldi comprando le obbligazioni di alcune delle più famose banche e multinazionali”.

Il ruolo della onlus Più voci
Oltre agli investimenti illegali, dall’inchiesta dell’Espresso – dal titolo I conti segreti di Salvini – emerge un altro importante novità. In tutta questa vicenda infatti c’è una associazione che ha un ruolo fondamentale nella “sparizione” del tesoro. Si tratta di una onlus “di area leghista” che si chiama Più voci. Non ha un sito Internet, non c’è traccia di sue attività sul territorio.

La Lega la userebbe “per ricevere finanziamenti dalle aziende”. Finanziamenti che verrebbero subito “girati a società controllate dal partito. L’associazione – secondo quanto anticipa il settimanale – è stata creata da tre commercialisti fedelissimi a Salvini nell’ottobre del 2015” proprio durante il processo a Bossi e Belsito. Ma chi ha finanziato la onlus? Nell’inchiesta in uscita domani si potranno leggere i nomi delle persone coinvolte in questa vicenda opaca e complicata che getta, dopo gli ultimi scandali, ulteriori ombre sul partito di Matteo Salvini.

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ANCHE SALVINI HA USATO I SOLDI RUBATI


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lunedì 2 aprile 2018

ESODATI Ancora Esclusi nel 2018






Esodati: lavoratori che, prima della contro-riforma previdenziale del 2011 e  nelle more delle leggi vigenti, avevano accettato accordi di esodo o erano stati licenziati per essere inseriti in un percorso di accompagnamento alla pensione. La contro-riforma non tenne alcun conto dei diritti quesiti né tanto meno tenne conto di un necessario, equo transitorio che sempre, in Italia come nel resto d'Europa, è stato applicato in questi frangenti. Centinaia di migliaia di famiglie restarono per anni senza alcun reddito. Dopo più di sei anni, circa 150.000 ex lavoratori hanno faticosamente ottenuto la salvaguardia ma altri 6.000 sono tutt'ora abbandonati al loro misero destino. Questo video vuole mantenere alta l'attenzione su questa gravissima disattesa dei principi fondamentali della nostra Costituzione che vuole tutti i cittadini uguali di fronte alla Legge e che tutela le pensioni e il loro potere d'acquisto in quanto sono salario differito, versato dai lavoratori e non sono un investimento finanziario. Semmai, sono un salario doppiamente tassato: come reddito da lavoro prima e come reddito da pensione dopo.


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Se sei disoccupato o se conosci dei disoccupati contattaci. 
Ci riuniamo periodicamente in Camera del Lavoro Milano 
- Corso di Porta Vittoria 43 - Sala Fiom 2° piano. 
Scrivici : 
  movdirdisoccupati(@)libero.it 



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Riunione Periodica di MDD 03-04-2018


Riunione Periodica di MDD

il giorno MARTEDI 03 APRILE 2018 alle ore 15.00

presso la Camera del lavoro - Corso Porta Vittoria 43 Milano - Sala Fiom 2 piano.

Ordine del giorno:

1) Relazione e aggiornamenti dei convegni per il Sostegno al reddito e REI.

2) Programmazione MDD partecipazione a celebrazione del 1 maggio.

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 .

giovedì 29 marzo 2018

Avevano una Banca , un Giornale , una Radio e sono FALLITI

Salvini Fallito


Salvini Fallito



Avevano una Banca ed è fallita ,
avevano un Giornale ed è fallito ,
avevano una Radio ed è fallita ,
vogliono Governare l' Italia .
NO GRAZIE , NO FLAT TAX .



RESTITUISCI I SOLDI RUBATI



NO FLAT TAX .



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RISPOSTA DI DI MAIO A MATTEO SALVINI


"Il premier deve essere espressione della volontà popolare. 

Il 17% degli italiani ha votato Salvini 

premier, il 14 Tajani premier, il 4 Meloni premier. 

Oltre il 32% ha votato il Movimento 5 Stelle e il 

sottoscritto come premier. 

Non mi impunto per una questione personale, è una questione di 

credibilità della democrazia. 

È la volontà popolare quella che conta. Io farò di tutto affinchè venga soddisfatta. 

Se qualche leader politico ha intenzione di tornare al passato creando governi istituzionali, 

tecnici, di scopo o peggio ancora dei perdenti, 

lo dica subito davanti al popolo italiano", 

dice Luigi Di Maio, sul Blog delle stelle.

LEGGI ANCHE 

NO FLAT TAX



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mercoledì 28 marzo 2018

Come funziona davvero il reddito di cittadinanza


Suscita un certo clamore l’impegno pre elettorale del M5S sul reddito di cittadinanza. La cosa ha un suo senso se inserita in un discorso complessivo e ben articolato, che possa prevedere corsi di formazione finalizzati all’assunzione oppure forme di impiego utili verso la collettività. Ciò in parte è presente nella proposta, tuttavia il reddito minimo garantito, perché di questo si tratta, andrebbe ad incidere solo su una determinata fascia di popolazione.
In sostanza il reddito minimo garantito, che in Europa viene distinto dal reddito di cittadinanza, stabilisce una soglia base di stipendio, per chi già lavora ovviamente, oltre la quale non si può scendere. Nella offerta pentastellata sono inseriti anche i non occupati tra i 18 e i 25 anni. Questi devono essere in possesso di una qualifica professionale, di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o superiore o la frequenza ad un corso di formazione. Così bisogna essere iscritti ai centri per l’impiego e dimostrare di spendere almeno 2 ore al giorno per la ricerca di lavoro. Inoltre bisogna dare la disponibilità ad una formazione in progetti di utilità sociale di 8 ore alla settimana. Le offerte di lavoro si potranno rifiutare per un massimo di 3 volte, pena la perdita del diritto. Anche i pensionati sono inseriti nel discorso sulla soglia minima.

L’idea ha già suscitato un certo scalpore nel mondo politico e in ambito informativo. Da un lato c’è un certo anti meridionalismo dozzinale, soprattutto in determinati settori della Lega, per il fatto che al sud una massa di sfaticati attende il contributo per campare. Dall’altro, come non costatare la tendenza all’assistenzialismo nel meridione.
Qui c’è una questione reale legata al problema disoccupazione. Pensiamo a quella giovanile, con stratosferiche percentuali nelle provincie di Napoli e Caserta. Se questa cosa sia legata all’impoverimento del tessuto produttivo, ma anche alla povertà intellettuale e spirituale dei molti, è un dato sul quale riflettere. A maggior ragione l’unica soluzione, a questo problema, è l’aumento di produttività e l’inserimento al lavoro, anche oltre i 25 anni. 
Non l’aumento delle soglie di reddito minimo.
Il M5S ha preso moltissimi voti al sud, ma non principalmente per questo. Esso è, agli occhi dei cittadini, un movimento anti sistema, e come tale l’hanno votato. Non si poteva veramente pretendere che in Campania si votasse in massa per la Lega, dopo anni di offese gratuite e inutili verso i meridionali. Certo si attacca lo stereotipo, ma non tutti capiscono ciò.

Il problema di fondo è che la proposta chissà se andrà in porto e quando, e come abbiamo visto sarebbe comunque insoddisfacente per il vero problema locale. A tutti gli effetti il M5S ha effettuato una promessa elettorale, sulla scorta di quelle fantasmagoriche degli altri partiti in competizione.
Tuttavia c’è il fattore demagogia che sembra sfiorare poco i grillini, e per la loro visione politica limitata. Fomentare il dèmos, non è mai stata cosa buona. Un po’ di lezioni di storia ai cari Di Maio, Di Battista, Fico e compagnia varia non guasterebbero. O forse sono essi stessi l’espressione rinnovata del giacobinismo, senza però avere i pregi di quello originario.
Il discorso è che anche il movimento populista deve procedere con un certo ordine e con principi dominanti ai quali fare fede. Questi principi risiedono inevitabilmente nella testa, nell’intelletto razionale della dirigenza politica, non nel sollecitamento della pancia del popolo. Chissà cosa accadrà quando i molti illusi da questo provvedimento, si accorgeranno che esso è carta straccia o inefficace. Ci ritroveremo masse di senza lavoro, che già spesso manifestano per le strade, ulteriormente sobillate e da un partito politico “nazionale” ad ambizione governativa!

Oppure dovremmo ipotizzare che questo movimento, ampiamente cooptato dai poteri finanziari internazionali, sia nato per tenere bloccato un certo potenziale anti establishment? Il M5S già corrisponde, in uno schema politico svecchiato, ad una nuova sinistra “globalista” che si oppone ad una nuova destra “nazionalista” che è la Lega. Non a caso Eugenio Scalfari ha promosso il partito di Grillo a “nuova sinistra”. 




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domenica 25 marzo 2018

Cgia: in ITALIA 18mln a rischio povertà


Fisco, Cgia:  in 18mln a rischio povertà
Con tasse record in Ue e con una spesa sociale tra le più basse d'Europa, in Italia il rischio povertà o di esclusione sociale ha raggiunto 18 milioni di persone. Lo afferma la Cgia che aggiunge: "In questi ultimi anni di crisi alla gran parte dei Paesi mediterranei sono state imposte una serie di misure economiche di austerità e di rigore volte a mettere in sicurezza i conti pubblici".

"In via generale - prosegue in una nota la Cgia - questa operazione è stata perseguita attraverso "uno smisurato aumento delle tasse, un forte calo degli investimenti pubblici e un corrispondente taglio del welfare state", sottolinea la Cgia. In Italia la pressione tributaria (peso solo di imposte, tasse e tributi sul Pil) è al 29,6% (2016). In Ue nessun altro Paese ha avuto una quota così alta. La Francia, ad esempio, ha un carico del 29,1%, l'Austria del 27,4%, il Regno Unito del 27,2% i Paesi Bassi del 23,6%, la Germania del 23,4% e la Spagna del 22,1%.


SALVINI E DI MAIO RIUSCIRANNO A RISOLVERE
IL PROBLEMA ???

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martedì 20 marzo 2018

#TRONY, SIAMO AL DISASTRO!


#TRONY, SIAMO AL DISASTRO!
>> OLTRE 140 LAVORATORI COINVOLTI <<

Venerdi il tribunale di Milano ha comunicato il fallimento dell’azienda DPS del gruppo Trony di proprietà dell’imprenditore pugliese Piccinno.

I lavoratori coinvolti nel territorio milanese sono oltre 140!
I loro licenziamenti non possono passare inosservati!

Questa è la “nostra” imprenditoria, 
una gestione indecente e irresponsabile con la pretesa
 di volerne uscire linda come un lenzuolo pulito.

#SiamoDoveSei e non ci fermeremo!



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sabato 17 marzo 2018

Lavoro : è record di persone in situazione di disagio


Lavoro, allarme di Cgil: 
è record di persone in situazione di disagio, 
sono oltre 4,5 milioni 

Peggiora la qualità dell'occupazione in Italia e a fine 2017 è stato toccato il record delle persone in disagio che sono oltre 4,5 milioni. Il dato emerge dallo studio "Lavoro: qualità e sviluppo" elaborato dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio della Cgil. Nel quarto trimestre 2017 le ore lavorate (dati conti economici Istat) sono ancora inferiori del 5,8% rispetto al primo trimestre del 2008 e le unità di lavoro sono il 4,7% in meno sempre relativamente allo stesso periodo. Si tratta di -667 milioni di ore lavorate e di quasi 1,2 milioni di unità di lavoro in meno rispetto al primo trimestre 2008. 


   "Nell'Unione Europea a 15, - si legge nello studio - oltre all'Italia, anche Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda presentano nel quarto trimestre 2017 un numero di ore lavorate inferiore rispetto ai livelli che precedono la crisi (primo trimestre 2008). In Italia, però, lo scarto tra le due variazioni (occupati, ore lavorate), entrambe negative, è particolarmente marcato. E questo andamento è legato al peggioramento della qualità dell'occupazione nel nostro Paese". Negli ultimi cinque anni (2013-2017), infatti, prosegue lo studio, "sono aumentati fortemente i part-time involontari e, soprattutto negli ultimi due, le assunzioni a tempo determinato, portando l'area del disagio (attivita' lavorativa di carattere temporaneo oppure a part-time involontario) a 4 milioni 571 mila persone, il dato piu' alto dall'inizio delle nostre rilevazioni".      Non solo, un'analisi più approfondita delle assunzioni a tempo determinato (Inps, Osservatorio Precariato), dimostra un peggioramento di questa condizione di lavoro già precaria: "aumenta anche fra questi lavoratori il part time (+55% fra il 2015 e il 2017). Continua a crescere il numero didipendenti con contratti di durata fino a 6 mesi, che sono passati da meno di 1 milione nel 2013 a piu' di 1,4 milioni nel 2017 
(dati Eurostat, primi tre trimestri di ciascun anno).  



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Riunione Periodica di MDD 20-03-2018


Riunione Periodica di MDD

il giorno MARTEDI 20 MARZO 2018 alle ore 15.00

presso la Camera del lavoro - Corso Porta Vittoria 43 Milano - Sala Fiom 2 piano.

Ordine del giorno:

1) Relazione convegno MDD del 14 febbraio pre-elezioni marzo 2018 con vari soggetti politici.

2) Relazione incontro con Assessorato del Comune di Milano.

3) Programmazione futura.

INVITO RIVOLTO a tutti : 

Disoccupati, Cassintegrati,41 per Tutti, Opzione Donna,

 Esodati, Precoci, Giovani, Precari. 

TENIAMOCI in CONTATTO 

Divulgate il Gruppo ai Vostri Amici.


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Se sei disoccupato o se conosci dei disoccupati contattaci. 
Ci riuniamo periodicamente in Camera del Lavoro Milano 
- Corso di Porta Vittoria 43 - Sala Fiom 2° piano. 
Scrivici : 
  movdirdisoccupati(@)libero.it 



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domenica 11 marzo 2018

Primo Comune Delibera il Reddito di Cittadinanza Locale



A Marino, nei Castelli Romani, si è insediata due anni fa una giunta pentastellata dopo che il precedente esecutivo di centrodestra era stato travolto da indagini e arresti. Un Comune che era diventato simbolo della corruzione quello conquistato dal sindaco Carlo Colizza e che ora sembra voler fare da apripista sul discusso reddito di cittadinanza.

Marino la prima delibera 5S sul 
"reddito di cittadinanza locale"

L’obiettivo dei grillini marinesi? Presto detto: “Coprire aree disattese anche dalle recenti introduzioni di sostegno al reddito”. Un progetto messo a punto condividendo la proposta di legge in materia presentata il 29 ottobre 2013 al Senato dal M5S e diventata poi la principale promessa elettorale fino al 4 marzo scorso. La giunta Colizza è così sicura di “recuperare persone che in un periodo della loro vita hanno perso il lavoro trovandosi in una fascia d’età di difficile ricollocazione, ma che intendono mettere a disposizione della collettività le proprie energie e competenze, per intraprendere un percorso di riqualificazione professionale”.

Il regolamento approvato prevede che a chiedere il “reddito di cittadinanza locale” possa essere un solo componente delle famiglie in difficoltà che non rientrano nel reddito di inclusione, che il beneficiario partecipi a progetti formativi indicati dal servizio sociale, che partecipi a progetti gestiti dal Comune e ritenuti utili per la collettività 
e che comunichi tempestivamente qualsiasi variazione reddituale.


Mentre al Sud continuano a piovere nei centri per l’impiego richieste per il reddito di cittadinanza, essendo in molti convinti che il successo elettorale del Movimento5Stelle abbia automaticamente reso operativa la promessa di Luigi Di Maio e degli altri pentastellati, il Comune di Marino sembra fare sul serio sugli aiuti ai disoccupati.

Nella seduta di consiglio comunale del 28 febbraio scorso è stato infatti approvato con delibera il regolamento sul “reddito di cittadinanza locale”. Il primo passo per un bando finalizzato ad aiutare famiglie in difficoltà, con un assegno tra i 400 e i 600 euro. Ma anche con mille restrizioni che sembrano ridurre fortemente il campo dei possibili beneficiari della “cura grillina” alla povertà.

La parte più difficile è però quella dei requisiti per partecipare al bando. Saranno ammessi infatti solo i cittadini italiani, comunitari o extracomunitari in regola con l’iscrizione anagrafica residenti a Marino da almeno cinque anni, di età compresa da i 43 e i 58 anni, completamente privi di lavoro per almeno tre anni consecutivi, senza ammortizzatori sociali o altre forme di sostegno al reddito, inseriti in un nucleo familiare con un’attestazione Isee non superiore ai novemila euro, che non hanno acquistato un’auto nuova nell’ultimo anno, che non hanno acquistato negli ultimi tre anni un’auto nuova superiore ai 1.300 cc o una moto nuova superiore ai 250 cc, che non hanno una casa oltre a quella di residenza e comunque che hanno solo un’abitazione povera.

Quanti si dovessero trovare in una situazione così pesante, se dovessero riuscire a ottenere il reddito di cittadinanza, otterrebbero un assegno da 400 euro se vivono da soli, da 450 se la famiglia è composta da due persone, da 500 euro se è composta da tre e da 600 euro per nucleo familiari con più di tre componenti. Per quanto tempo? L’aiuto è previsto per sei mesi e rinnovabile al massimo per altri sei.


La giunta Colizza è convinta di aiutare in tal modo circa 600 disoccupati marinesi e assicura di aver previsto uno stanziamento in bilancio di 300mila euro. Nessun cenno comunque a eventuali coperture nella delibera approvata, dove è invece precisato che “non comporta impegno di spesa né riduzione di entrata e non produce effetti diretti o indiretti sulla situazione patrimoniale dell’Ente, trattandosi di una regolamentazione”.


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venerdì 9 marzo 2018

Reddito di Cittadinanza : picco di Richieste dopo la vittoria M5s


Reddito di cittadinanza, i Caf ribadiscono: 
"È vero, picco di richieste dopo la vittoria M5s"

M5S ha bollato come fake news la richiesta di moduli ma dalla Puglia arrivano conferme. 
Pellegrino (dg del Comune di Bari): "Richieste da una cinquantina di utenti". 
Picchetto pentastellato nel centro per l'impiego.

La conferma più autorevole arriva dal direttore generale del Comune di Bari, Davide Pellegrino: "In questi giorni sono arrivate decine di richieste per il reddito di cittadinanza". Evidente effetto della vittoria del M5s. Proprio i Cinque Stelle, però, si erano affrettati a bollare come fake news le notizie diffuse giovedì 8 marzo sulle richieste arrivate ai Caf del Sud. "Una bufala" aveva smentito l'apparato di Di Maio diffondendo le foto delle sale d'attesa vuote.


Cittadini già chiedono reddito di cittadinanza.

Ma nel solo centro per l'impiego di Bari (Porta Futuro) si sono presentati circa 50 utenti negli ultimi due giorni, come conferma Pellegrino. "Questa è una caratteristica delle misure di lavoro - ha spiegato - l'utente poco informato sente la notizia al bar e si viene a informare negli uffici. Soprattutto i 50enni che sono diventati disoccupati con la crisi". 

Reddito di cittadinanza, in Puglia decine di richieste ai Caf: "Molti sono convinti che sia già attivo"

Proprio in questo centro per l'impiego si è presentato lo stato maggiore dei pentastellati pugliesi per chiedere al dirigente Franco Lacarra di smentire gli accessi a Porta Futuro da parte di utenti in cerca di moduli per il reddito di cittadinanza. Ma, nonostante il picchetto dei Cinque Stelle e i comunicati dai toni aspri, la posizione del Comune è ribadita dal dg Pellegrino. 

Il caso è esploso a Giovinazzo. Anche nel piccolo Comune alle porte di Bari circa 50 persone si sono presentate al Caf Uil: "Soprattutto giovani, gente che non ha mai avuto un posto di lavoro e lo sta cercando, o chi l'ha perso - spiega la referente Uil locale, Valeria Andriano - si sono presentate intere famiglie, marito e moglie, e in alcuni casi mi hanno fatto domande per strada". 

Bari, decine di persone al Caf: "Dateci i moduli per il reddito di cittadinanza"

Tommaso Tortelli, del Caf Cgil di Noicattaro (Bari) conferma. "La prima richiesta è arrivata martedì 6 marzo: un anziano mi ha chiesto di fare domanda per il reddito di cittadinanza, gli ho spiegato che forse confondeva e lui ha detto che aveva appurato che dopo la vittoria 5 Stelle era legge e gli spettava la differenza rispetto alla sua pensione sociale. Gli ho anche detto scherzando che se voleva il reddito cittadinanza poteva chiedere al sindaco, forse avrà lui i moduli. Non è stato unico caso, si sono avvicinate altre 4 persone in questi giorni.  Cifre non di poco conto se si considera che la media giornaliera è di circa venti, trenta accessi al giorno".

Maria Romanelli, responsabile provinciale Senas Brindisi conferma: "Le prime richieste sono arrivate subito dopo le elezioni perché pensavano potessero già redigere il modello per il reddito di cittadinanza e inviarlo, un po’ mandati dalla sede Inps che è qui di fronte e un po’ mossi da ciò che leggono su reddito di cittadinanza, che ha importi superiori a quello di inclusione. Erano Coppie di giovani disoccupati e ultra 50enni usciti fuori dal circuito lavorativo e anche extracomunitari".

"Ho già ricevuto tre telefonate da parte di persone che chiedevano informazioni su come e quando presentare domanda per il reddito di cittadinanza" conferma il presidente della Claai (Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane) di Lecce Gigi Pedone - erano convinti che gli uffici del nostro patronato fossero già attrezzati per fornire assistenza. C'è molta disinformazione e i cittadini confondono i programmi elettorali con le reali misure di Governo".

Anche l'Unsic, sindacato autonomo d'impresa, riferisce che in una decina di Caf si sono verificati casi di richieste riguardanti il tema del reddito di cittadinanza. A Palermo, dove i numeri dei cittadini richiedenti informazioni sono stati più rilevanti, gli operatori sono stati costretti ad affiggere un cartello, scritto anche in lingua araba, spiegando l'inesistenza di una tale pratica. "Alcune persone si sono presentate addirittura con un finto modulo per tale richiesta e non sappiamo chi l'abbia messo in giro" spiega Totò Barone, responsabile del Caf.

"Probabilmente c'è un'aspettativa da parte dei cittadini che hanno votato i 5 stelle" ribadisce Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil in Puglia. I numeri lo confermano: dal primo dicembre 2017 ad oggi in tutta la Puglia circa 20mila cittadini hanno fatto domanda per accedere alle principali misure di sostegno al reddito 
(Red-Reddito di dignità della Regione Puglia e Rei-Reddito di inclusione del Governo).

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giovedì 8 marzo 2018

Storia e Origine dell’8 Marzo



Perché si celebra la festa delle donne proprio l’8 marzo? 
Scopri quali sono le origini della Giornata mondiale
 dedicata alle donne tra storia e leggenda.

Festa delle donne: perché l’8 marzo?
L’8 marzo celebreremo la Festa delle donne 2018, ovvero la Giornata mondiale dedicata alle donne. Questa ricorrenza è stata istituita dalle organizzazioni internazionali per ricordare e riconoscere le conquiste politiche, economiche e sociali del genere femminile. In occasione di questo evento, infatti, non solo vedremo fioristi e bancarelle pieni di mimose, simbolo della festa delle donne, ma potremo partecipare anche a diverse iniziative tutte incentrati sul tema “donne”: si parla dei loro diritti, della storia dei movimenti femministi e dell’evoluzione della condizione della donna nel corso del tempo.
Il percorso di emancipazione del genere femminile non è ancora finito, ed in alcuni paesi, ancora fortemente legati alle tradizioni, la disparità di genere è anche al giorno d’oggi molto marcata.

8 marzo 1908, l’incendio in fabbrica: è una storia vera?
L’origine della festa delle donne è stata per lungo tempo controversa. Tra le diverse versioni di questa storia, alcune affermano che la sua istituzione sia legata ad una violenta repressione di una protesta portata avanti da alcune operaie manifestanti a New York nel 1857,  altre invece legano l’origine della festa delle donne ad un triste episodio datato 8 marzo 1908. Secondo questa storia, proprio in questo giorno, centinaia di operaie sarebbero morte in un incendio nella fabbrica tessile ‘Cotton and Cotton’ in cui lavoravano a New York. Ad appiccare il fuoco forse fu proprio lo stesso proprietario, per porre fine allo sciopero indetto dalle donne che vi lavoravano.
Le fonti a nostra disposizione però ci raccontano una storia ben diversa sulla Festa delle donne: infatti non c’è alcuna traccia della fantomatica fabbrica che dunque non sarebbe mai esistita. Probabilmente l’incidente è stato confuso con l’incendio della fabbrica Triangle, risalente però al 1911.
Queste storie dunque sembrano più leggende che motivazioni reali del perché la festa della donna si celebra l’8 marzo; qual è allora la vera origine della Giornata mondiale delle donne?

Festa delle donne: la vera origine della Giornata internazionale della donna
La vera storia dell’origine della festa delle donne non ha nulla a che fare con un incendio in fabbrica o leggende simili. Sebbene ufficializzata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite solo nel 1977, la Giornata mondiale delle donne si festeggiava in molti paesi già da molti anni. Il primo Stato furono gli USA con prima con la conferenza “Women’s Day” del 1909 e poi 
con una vera e propria giornata negli anni successivi.
L’origine dell’ 8 marzo è invece strettamente legata a ciò che avvenne l’8 marzo 1917 a San Pietroburgo, quando le donne della città si riversarono per le strade manifestando con forza per la fine della Prima Guerra Mondiale e furono le prime a portare alla caduta dello Zarismo.
Sempre connesso alle origini della Festa della donna è la designazione da parte delle Nazioni Unite dell 1975 come “Anno Internazionale delle Donne”, l’8 marzo del quale le organizzazioni femminili celebrarono in tutto il mondo la Giornata Internazionale della donna, con manifestazioni ed iniziative per celebrare le conquiste del genere femminile.
Inoltre, nel 1977,  l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione tramite la quale propose a ogni paese di istituire, un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”: molti scelsero proprio l’8 marzo
 per celebrare la Festa della donna.


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Previsioni per il 2018






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sabato 24 febbraio 2018

Massimo Gatti di Sinistra per la Lombardia Risponde alle Nostre Domande


Massimo Gatti di Sinistra per la Lombardia




INCONTRO COI PARTITI 
PRIMA DELLE ELEZIONI

Quali sono le politiche, i programmi e gli impegni che i vari soggetti politici/partiti intendono adottare per fronteggiare i problemi del lavoro, welfare e previdenza.
http://cipiri.com/


INCONTRO COI PARTITI PRIMA DELLE ELEZIONI


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