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martedì 30 gennaio 2018

Disoccupazione record, un giovane su due farebbe lo spazzino


Disperazione alle stelle. Più di un giovane senza lavoro su due, il 56%, accetterebbe un posto da spazzino che, da emblema dei lavori meno ambiti, è diventato nel tempo della disoccupazione record ausu un “lusso” per gli italiani under 35, 
tanto da essere preferito ad un posto nei call center, da badante o da dog sitter.

Più di un giovane su due farebbe lo spazzino

Il quadro emerge dalla analisi Coldiretti/Ixè su “I giovani italiani, la vita e il lavoro”, presentata al Salone della creatività Made in Italy’ in occasione della consegna a Roma dei premi per l’innovazione Oscar Green. I giovani italiani sono diventati sempre più flessibili e disposti a fare lavori meno gratificanti pur di riuscire a mantenersi in un contesto in cui il tasso disoccupazione giovanile è del 32,7%, il terzo dato più alto d’Europa dopo Grecia e Spagna secondo gli ultimi dati Istat. Se un posto da operatore ecologico sarebbe accettato dal 56 per cento degli under 35 disoccupati, poco più della metà (51%) punterebbe a un lavoro nella food delivery (consegna di cibo a domicilio) e un 50% farebbe il dog sitter, che si piazza  davanti a pony express (39%) e operatore di call center (37%) mentre uno su quattro (24%) vorrebbe fare il badante. Non sorprende dunque che resti solido l’obiettivo italico del posto fisso che rimane il “sogno proibito” dal 62% dei giovani. In questo ambito – precisa la Coldiretti – tiene il mito del dipendente pubblico al quale ambisce il 34% dei giovani, tallonato da vicino da una poltrona sicura nel settore privato, mentre un 26% vorrebbe fare il libero professionista.


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Se sei disoccupato o se conosci dei disoccupati contattaci. 
Ci riuniamo periodicamente in Camera del Lavoro Milano 
- Corso di Porta Vittoria 43 - Sala Fiom 2° piano. 
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venerdì 26 gennaio 2018

Reddito di Inclusione: Arrivano i primi pagamenti per le famiglie




L'Inps annuncia la liquidazione dei primi importi in favore delle famiglie che sono risultate beneficiare del REI a partire da domani. 

I primi pagamenti per il reddito di inclusione, la misura introdotta per il contrasto alla povertà, partiranno domani. Lo fa sapere l'Inps annunciando a breve un report sui numeri delle persone che lo hanno chiesto e sulle domande accolte. La presentazione delle istanze da parte dei nuclei familiari, come noto, è partita ufficialmente dal 1° dicembre 2017 ed i primi pagamenti dovevano essere disposti mensilmente a partire dal 1° gennaio 2018 ma complice la novità del progetto si sono registrati alcuni ritardi. Il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ribadendo l'innesto di seicento persone nei centri per l'impiego per occuparsi delle famiglie che avranno il Rei e che dovranno essere inserite in un progetto di occupabilità, ha confermato che "dalla fine di questo mese le persone che hanno avuto certificato il diritto ad avere il Rei lo riceveranno".

L'articolazione del REI
Il Rei è la misura di contrasto alla povertà a carattere universale, condizionata alla valutazione della condizione economica tramite Isee. I cittadini possono richiederlo presso il loro comune di residenza oppure altri eventuali punti di accesso indicati dagli stessi comuni. Il Rei si compone di due parti: a) beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (c.d. Carta Rei) per un massimo di 18 mesi, rinnovabili decorso un periodo di almeno sei  mesi; b) progetto personalizzato per l'attivazione e l'inclusione sociale e lavorativa, finalizzato al superamento della condizione di povertà, predisposto sotto la regia dei servizi sociali del comune. Dal prossimo 1° luglio, grazie a fondi aggiuntivi stanziati dalla legge Bilancio 2018, il Rei sarà universale: verranno cioè meno i requisiti familiari che attualmente consentono la domanda solo alle famiglie con minori, disabili, donne in stato di gravidanza e disoccupati ultra55enni, per restare solo quelli economici, tra cui il possesso di un Isee non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare (escludendo la casa di abitazione) non superiore a 20.000 euro. A regime non è escluso un ulteriore irrobustimento degli importi massimi erogabili (che attualmente variano da 187 euro a 539 euro al mese a seconda della numerosità del nucleo familiare) ed una ulteriore estensione della durata. 

Si ricorda che per fruire del beneficio economico del ReI occorre essere sempre in possesso di una attestazione ISEE in corso di validità. Quindi, coloro che presentano la domanda di ReI, a far data dal 1° gennaio 2018 (in erogazione a decorrere da febbraio) , devono essere in possesso, all’atto della presentazione della domanda, dell’attestazione ISEE 2018. Coloro che presentano la domanda di ReI nel mese di dicembre 2017 devono aggiornare la DSU per ISEE 2018 entro il termine del mese di marzo 2018, al fine di evitare la sospensione del beneficio. In caso di dichiarazione ISEE con omissioni o difformità, l’INPS si avvarrà della facoltà di richiedere i documenti giustificativi delle predette omissioni o difformità, da presentare entro 30 giorni dalla richiesta, pena reiezione della domanda o decadenza dal beneficio.


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La Flat Tax



La Flat Tax di Silvio

Flat Tax: ecco come funzionerebbe l’aliquota unica per tutti
Come funzionerebbe esattamente e quali sarebbero le conseguenze per i contribuenti

La flat tax è un tipo di tassazione proporzionale, in base alla quale tutti i contribuenti tassano la base imponibile con la medesima percentuale e non con un'aliquota marginale crescente all'aumentare del reddito. Di fatto, se venisse introdotta la flat tax proposta prima dal leader della Lega Matteo Salvini, ora anche da quello di Forza Italia Silvio Berlusconi, alla base imponibile di ciascun contribuente verrebbe applicata un'aliquota fissa (es. 20%); sarebbe quindi sufficiente compilare un modello unico dal quale emerge quanto il contribuente è chiamato a versare, senza la necessità di dettagliare le spese deducibili e detraibili. Di conseguenza, gli operatori del settore fiscale e l'Amministrazione Finanziaria sarebbero sollevati dall'obbligo di verificare la correttezza di quanto dichiarato dal contribuente in termini 
di richieste di deduzioni e detrazioni.

OTTIMA SOLO PER I RICCHI

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martedì 23 gennaio 2018

Reddito di Inclusione 2018


Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha rilasciato il nuovo modulo domanda REI per la richiesta di Reddito di Inclusione 2018 da presentare in Comune. Vediamo cos'è, a chi spetta, come funziona il modulo di domanda rei e quando fare domanda per ottenere la Carta REi.
 Al via dal 1° dicembre dello scorso anno le domande di accesso al Reddito di inclusione, la nuova misura di lotta alla povertà. Il sussidio sociale REI è stato introdotto dal decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147, emanato in attuazione della legge-delega 15 marzo 2017 con decorrenza dal 1° gennaio 2018.

Le domande di accesso al Reddito di inclusione vanno presentate, come detto dal 1° dicembre, presso il proprio comune. Ma andiamo a vedere nel dettaglio come presentare domanda, i requisiti, gli importi del REI e tutte le altre caratteristiche.

Reddito di inclusione, cos’è
Il Reddito di Inclusione (REI) è una misura di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, che è stata introdotta D. lgs. 147/2017 in sostituzione della SIA (Sostegno per l’Inclusione Attiva) e ASDI (Assegno Sociale di Disoccupazione).

Il REI è un beneficio economico, o sussidio, erogato dall’INPS tramite una carta prepagata di Poste Italiane SpA, che viene ricaricata mensilmente di un importo variabile in base ai requisiti del soggetto beneficiario.

Il beneficio del Reddito di inclusione è sempre subordinato all’ISEE familiare e all’adesione ad un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa.

Reddito di inclusione, requisiti 2018
 Richiedi una Consulenza a Lavoro e Diritti
Come detto quindi il nucleo familiare richiedente dovrà soddisfare specifici requisiti:
di residenza e anagrafici;
economici;
di composizione del nucleo familiare;
di compatibilità.

Requisiti di residenza e anagrafici
La norma prevede che il richiedente REI deve essere, congiuntamente:
cittadino dell’Unione o suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o apolide in possesso di analogo permesso o titolare di protezione internazionale (asilo politico, protezione sussidiaria);
residente in Italia, in via continuativa, da almeno due anni al momento di presentazione della domanda.
Requisiti economici REi
La norma prevede che il nucleo familiare del richiedente il Reddito di Inclusione deve essere, per l’intera durata del beneficio, e congiuntamente, in possesso di:

ISEE non superiore ad euro 6.000;
valore dell’ISRE ai fini ReI non superiore ad euro 3.000;
un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore ad euro 20.000;
patrimonio mobiliare, non superiore a euro 6.000, accresciuta di euro 2.000 per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di euro 10.000;
un valore non superiore alle soglie indicate per ISEE e all’ISRE riferiti ad una situazione economica aggiornata qualora si sia verificata una variazione dell’indicatore della situazione reddituale (ISR) ovvero della situazione lavorativa.
REI, Requisiti familiari
Per quanto concerne i requisiti familiari del reddito di inclusione, nel nucleo del richiedente al momento della domanda, deve essere presente almeno un soggetto con le seguenti caratteristiche:

un componente di età minore di anni 18;
una persona con disabilità e di almeno un suo genitore, ovvero di un suo tutore;
una donna in stato di gravidanza accertata;
almeno un lavoratore di età pari o superiore a 55 anni:
che si trovi in stato di disoccupazione:
per licenziamento, anche collettivo,
dimissioni per giusta causa;
risoluzione consensuale (legge 604/1966);
ed abbia cessato, da almeno tre mesi, di beneficiare dell’intera prestazione per la disoccupazione, oppure in mancanza dei requisiti, si trovi in stato di disoccupazione da almeno tre mesi.
Requisiti di compatibilità
Il ReI è compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa da parte di uno o più componenti il nucleo familiare, a patto che:

si proceda a comunicare entro 30 giorni tale nuova occupazione;
si rispettino i requisiti economici indicati sopra.
Reddito di inclusione, domanda
Il richiedente il cui nucleo familiare soddisfi tutti i requisiti di residenza e anagrafici, economici, di composizione del nucleo familiare e di compatibilità, potrà fare domanda di REI.

La domanda di Reddito di Inclusione potrà essere presentata dal 1° dicembre dello scorso anno, presso i comuni o gli altri punti di accesso identificati dai comuni, utilizzando il modello denominato “Modulo di domanda di Reddito di inclusione” che trovate in fondo a questa guida.

Quanto spetta di Reddito di Inclusione (REI), importi aggiornati alla Legge di Bilancio 2018
L’ammontare dell’importo è correlato al numero dei componenti del nucleo familiare. Tiene inoltre conto di eventuali altri trattamenti assistenziali e di altri redditi in capo al nucleo stesso. Non può comunque superare l’importo dell’assegno sociale. Inoltre il richiedente REI se in possesso dei requisiti, nella stessa domanda da presentare al comune può richiedere gli assegni per nuclei familiari con tre o più figli di età inferiore ai 18 anni.

​Componenti nucleo ​Importo mensile
​1 ​187, 50 €
​2 ​294, 50 €
​3 ​382, 50 €
​4 ​461,25 €
​5 ​534,37 €
6 ​539,82 €
Il beneficio economico su indicato sarà erogato tramite accredito sulla Carta REI, per un massimo di 18 mesi, dai quali saranno sottratte anche le eventuali mensilità di Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) già percepite.

Progetto personalizzato REI
In ultimo, ma non meno importante, la normativa prevede che l’erogazione del ReI è condizionata alla sottoscrizione del progetto personalizzato.

Entro 20 giorni dalla presentazione della domanda viene definito un progetto personalizzato di reintroduzione sociale e lavorativa.

Circolare INPS numero 172
Per maggiori approfondimenti vi lasciamo alla lettura della Circolare INPS numero 172 dello scorso anno qui di seguito allegata.


Circolare INPS numero 172 del 22-11-2017 
Modulo domanda REI 2018, nuovo modello per il Comune
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha rilasciato il nuovo modulo domanda REI 2018. Il nuovo modello di domanda da presentare in Comune per il Reddito di inclusione REI. Il modulo REI aggiornato con le modifiche introdotte con la Legge di Bilancio 2018 è disponibile qui di seguito, prima però ricordiamo le novità sulla carta REI.

Dal 2018 sono stati semplificati i requisiti familiari per richiedere la carta REI per i nuclei familiari con almeno un lavoratore di età maggiore o uguale a 55 anni che si trovi in disoccupazione e sia contemporaneamente in possesso degli altri requisiti.

L’ultima Legge di Bilancio ha inoltre aumentato l’importo del sussidio mensile per i nuclei familiari più numerosi. Il nuovo REI 2018 in questi ultimi casi sale a 534,37 euro per i nuclei con 5 componenti e a 539,82 euro per i nuclei con 6 o più familiari.

Primi dati sulle domande di Reddito di Inclusione (REI)
Con un comunicato stampa dei primi di gennaio l’INPS ha comunicato che fra novembre e dicembre del 2017 sono state presentate 75.885 domande di Carta REI (Reddito di Inclusione REI).

Moltissime domande arrivano da:

Campania: 22% delle domande totali;
Sicilia: 21,4%;
Calabria: 14%.
Non se la passa molto meglio la regione più ricca d’Italia. Dalla Lombardia arriva il 7% delle domande di REI, più di 5000 le richieste.

Solo 8 domande nella Provincia Autonoma di Bolzano, 
mentre non sono giunte domande dalla Puglia e dalla Provincia Autonoma di Trento.

RIVOLGETEVI AD UN CAF PER MIGLIORI INFO E MODULI


In Francia è previsto un reddito di cittadinanza
 così distribuito:
- 425 euro per le persone sole
- 638 euro per famiglie monoparentali con 1 figlio
- 765 euro per coppie con 1 figlio 
- 893 euro per coppie con 2 figli



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 ISCRIVETEVI AL GRUPPO 
Disoccupati che si prefigge di portare avanti le istanze dei senza Lavoro IN RETE.
Sarebbe importante Costituire Finalmente un MOVIMENTO NAZIONALE
per Richiedere il Reddito di Esistenza a favore di tutti i Cittadini Italiani. 

Pensioni Anticipate e i Contributi NON Servono Più


Per riprendere il caldo tema delle pensioni anticipate oggetto sempre più di interesse della campagna elettorale in corso che ricordiamo oscilla tra più promesse come: l’abolizione totale e/o parziale della legge Fornero, la proroga dell’opzione donna, la nona salvaguardia degli esodati, la quota 41 per i precoci; riportiamo un interessante analisi fatta dal Signor Giuseppe, un gentile pensionato che ci segue e ci lascia sempre molti commenti. Oggi abbiamo deciso di pubblicare il suo ragionamento visto che rientra perfettamente nei bilanci che i cittadini più attenti stanno facendo sulla campagna elettorale in corso e dal momento che taluni hanno a loro volta commentato positivamente il suo pensiero ampiamente articolato.


Un bilancio amaro fatto da un cittadino esausto di promesse elettorali infondate ed irrealizzabili, anche perché se le stesse prendessero piede: reddito di cittadinanza o pensione per tutti a 1000 euro, solo per citarne alcune, per Pino sarebbe l’ennesima follia ai danni di chi ha versato per una vita o ancora versa i contributi. Una mancanza di rispetto non solo nei confronti di chi si appresta faticosamente ad accedere alla pensione, dopo 40 anni di contributi, ma anche per i giovani a cui si rischia di fare assistenza piuttosto che aprire a nuovi posti di lavoro.

“Ho versato un’enormità di contributi per 35 anni, prima della legge Fornero, e sono riuscito ad andare in pensione con “l’aggravante” del retributivo (perché banche e finanziarie quando erogano un prestito decennale fanno pagare interessi e un lavoratore che presti per decenni, sotto forma di contributi pensionistici, i suoi soldi allo Stato, deve riprendere SOLO quanto versato, tutt’al più attualizzato al potere d’acquisto?) e ora prendo circa 1300 euro netti.
Dopo tanto parlare, a mio giudizio erroneamente, di “ricalcolare le pensioni per dare solo quanto effettivamente versato (calcolo peraltro impossibile da fare perché manca un elemento essenziale per la sua esattezza, dato che occorrerebbe sapere la futura data di morte del pensionato), troverei strano che le pensioni sociali, di chi non ha mai versato una lira o un euro, prendessero mille euro secondo Berlusconi, o un reddito di cittadinanza di 780 euro secondo il M5s!”

Pensione anticipata: assegno garantito senza versare nulla
“Ma allora io, che peraltro sono riuscito ad andare in pensione con 35 anni di servizio e 58 di età, prima della legge Fornero (figurarsi i penalizzati dalla stessa e successive e precedenti, che andranno con 41/42 e 67) sono fesso che, dopo aver versato (il mio Istituto era tra quelli che versavano contributi più alti) un salasso per 35 anni, prendo 1.300 euro a retributivo e, altri, ne prenderebbero 1.000 o 780, senza aver mai versato niente?
Alla faccia della coerenza e della equità; alla faccia delle nostre “povere” future generazioni!
E pensare che il Governo Berlusconi, con il Ministro Sacconi, salvo errori, ha introdotto l’innalzamento periodico dell’età pensionabile secondo l’aspettativa di vita, che si va a sommare a tutte le altre penalizzazioni coesistenti PER CHI LAVORI; e, ora, ci dice che, invece, per chi non abbia mai lavorato, si regalano 1000 euro al mese di pensione!
E il M5s, che ha tanto criticato le pensioni d’oro che, secondo lui, prendono più di quanto versato, io non sono d’accordo, ci dice che si danno 780 euro come reddito minimo di cittadinanza 
a fronte di 0 euro di versamenti?”

Dal 2018 soldi senza lavorare: una manna dal cielo o una beffa ?
“Insomma, qui si regalano soldi per non lavorare? quando basterebbe assumere per mettere in sesto il territorio, pulire le città, disinquinare i terreni avvelenati ecc. e, invece… no: pagati per non lavorare? Avrò capito male?
Se invece ho capito bene, mi viene spontaneo chiedermi se si voglia ridurre l’Italia a una Repubblica democratica fondata sull’Assistenza?
Dimenticavo: perché non mettere nel programma anche un bel TFR da regalare, visto che QUELLO DI CHI SE LO E’ VERSATO è stato congelato per due/quattro anni abbondanti? Se mi si vuole prendere in giro per i miei 1.300 euro tanto rinfacciati per il retributivo e strapagati per 35 anni, tanto vale farlo bene! TFR subito a chi non ha mai lavorato né versato!

Riforma pensioni: Facciamo proposte eque
Poi conclude “Una proposta equa: ricalcolare a retributivo tutte le pensioni miste e a contributivo e riportare l’età pensionabile a 35 e 57! TFR subito come da diritto, sono soldi del lavoratore accantonati. Ciò attiverà il turn over per far GUADAGNARE pensioni e TFR ai giovani.
Dimenticavo: separare Previdenza da Assistenza e far pagare quest’ultima alla fiscalità generale, come negli altri Paesi.
Restituzione all’INPS degli 80 miliardi “risparmiati” con la legge Fornero e destinati, invece che, semmai, a rafforzare l’INPS, a ridurre il debito pubblico, cosa che andava fatta con la fiscalità generale e non coi soldi dei lavoratori pensionandi e pensionati.
E far pagare i 120 miliardi annui di evasione fiscale che, per un arretrato di cinque anni esigibili per il c.c., farebbero 600 miliardi l’anno; peraltro, con ciò, 
si estinguerebbe il debito in meno di quattro anni.
Non è più giusto far pagare i disonesti che far cassa coi soldi delle persone oneste, 
solo perché più facile?”


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lunedì 22 gennaio 2018

Ricchi sempre più Ricchi, Poveri sempre più Poveri



Si allarga la forbice tra i più ricchi e i poveri del mondo. L’82% dell’incremento di ricchezza netta registrato tra marzo 2016 e marzo 2017 è andato all’1% più ricco della popolazione globale, mentre a 3,7 miliardi di persone che costituiscono la metà più povera del mondo non è arrivato un solo centesimo. A rilevarlo è il nuovo rapporto choc di Oxfam "Ricompensare il lavoro, non la ricchezza", diffuso oggi alla vigilia del meeting annuale del Forum economico mondiale di Davos.

Il dossier rivela come "il sistema economico attuale consenta solo a una ristretta élite di accumulare enormi fortune, mentre centinaia di milioni di persone lottano per la sopravvivenza con salari da fame". Da marzo 2016 a marzo 2017, segnala il dossier, il numero di miliardari è aumentato al ritmo impressionante di 1 ogni 2 giorni. Su scala globale, tra il 2006 e il 2015 la ricchezza a nove zeri è cresciuta del 13% all’anno, 6 volte più velocemente dell’incremento annuo salariale, di appena il 2%, che ha riguardato i comuni lavoratori. Il Rapporto segnala che i due terzi della ricchezza dei 'paperoni' di tutto il mondo non deriva dal loro lavoro ma è ereditato o arriva da rendite monopolistiche, cioè sono il risultato di rapporti clientelari.

E la disuguaglianza desta seria preoccupazione anche in Italia. A metà 2017 il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, il successivo 20% ne controllava il 18,8%, lasciando al 60% più povero appena il 14,8% della ricchezza nazionale. La quota di ricchezza dell’1% più ricco degli italiani superava di 240 volte quella detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione. Nel periodo 2006-2016 la quota di reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuita del 28%, mentre oltre il 40% dell’incremento di reddito complessivo registrato nello stesso periodo è fluito verso il 20% dei percettori di reddito più elevato. Nel 2016 l’Italia occupava la ventesima posizione su 28 paesi Ue 
per la disuguaglianza di reddito disponibile.

Il Rapporto choc di Oxfam evidenzia che, a livello globale, con un terzo del volume dei dividendi versati nel 2016 agli azionisti dei 5 principali marchi mondiali dell’abbigliamento - 2,2 miliardi di dollari l’anno – sarebbe possibile garantire a 2,5 milioni di vietnamiti, impiegati nel settore dell’abbigliamento, un salario dignitoso. Il Rapporto analizza le cause per cui, nell’attuale sistema economico, "il costante incremento dei profitti di azionisti e top manager corrisponde a un peggioramento altrettanto costante dei salari e delle condizioni dei lavoratori".

Secondo gli analisti della confederazione internazionale di organizzazioni non profit, tra le ragioni principali di questa situazione ci sono "la forsennata corsa alla riduzione del costo del lavoro che porta all’erosione delle retribuzioni" e "la colpevole negligenza verso i diritti dei lavoratori e la drastica limitazione del loro potere di contrattazione nel mercato globale". Tra le cause anche i "processi di esternalizzazione lungo le filiere globali di produzione; la massimizzazione 'ad ogni costo' degli utili d’impresa a vantaggio di emolumenti e incentivi concessi ai top-manager; la forte influenza esercitata da portatori di interessi privati, capace di condizionare le politiche".

"Un nuovo miliardario ogni 2 giorni non è sintomo di un’economia fiorente, se a pagarne il prezzo sono le fasce più povere e vulnerabili dell’umanità" scandisce Maurizia Iachino, 
presidente di Oxfam Italia.

"L'attuale sistema economico - osserva Iachino - crea miseri e disuguali, offrendo lavori rischiosi, sotto-retribuiti e precari e abusando sistematicamente dei diritti di chi lavora. Basti pensare che oggi il 94% degli occupati nei processi produttivi delle maggiori 50 compagnie del mondo è costituito da persone 'invisibili' impiegate in lavori ad alta vulnerabilità senza adeguata protezione".

"Le persone che confezionano i nostri abiti, assemblano i nostri cellulari, coltivano il cibo che mangiamo vengono sfruttate per assicurare la produzione costante di un gran volume di merci a poco prezzo e aumentare i profitti delle corporation e degli investitori" 
avverte il presidente di Oxfam Italia.

"Fino a quando per il sistema economico globale la remunerazione della ricchezza di pochi rimarrà un obiettivo predominante rispetto alla garanzia di un lavoro dignitoso per tutti, non sarà possibile arrestare la crescita di questa estrema e ingiusta disuguaglianza" è il j'accuse di Iachino.

Sono le lavoratrici le più misere e maggiormente schiacciate dalla disuguaglianza sociale e economica, spiega ancora Oxfam. "Negli ultimi gradini della piramide sociale troviamo spesso le lavoratrici: in tutto il mondo guadagnano meno degli uomini", rileva il dossier.

Le lavoratrici, riferisce il Rapporto di Oxfam, "operano frequentemente in ambiti sottopagati e privi di sicurezza per chi lavora". Anche in questo settore, la disparità tra top manager e lavoratori ha raggiunto livelli estremi: in 4 giorni, l’Amministratore delegato di uno dei 5 più grandi marchi della moda può guadagnare quello che una lavoratrice della filiera dell’abbigliamento in Bangladesh guadagna in un’intera vita.

"In ogni parte del mondo - segnala Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia - abbiamo raccolto testimonianze di donne schiacciate dall’ingiustizia della disuguaglianza". "In Vietnam - prosegue - le lavoratrici del settore dell’abbigliamento non vedono i loro figli per mesi, perché non possono tornare a casa per colpa delle lunghissime giornate lavorative e delle paghe da fame che percepiscono".

Iachino riferisce ancora che "negli Stati Uniti abbiamo scoperto che alle lavoratrici dell’industria del pollame non era consentito di andare in bagno ed era imposto di indossare i pannolini. Sia in Canada sia in Repubblica Dominicana, molte donne di servizio nel settore alberghiero di lusso ci hanno raccontato di aver deciso di non denunciare le molestie sessuali di cui sono
 vittime per paura di perdere il lavoro".


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Programmi sul Reddito ed i Poveri Italiani


Il 40% delle persone che si rivolgono alla Caritas milanese sono nostri connazionali. 
L’assegno di inclusione appare la soluzione più concreta e realistica.
C’è un dato milanese, tra i tantissimi positivi di un momento d’oro della città, che dovrebbe farci riflettere. Il 40 per cento delle persone che si rivolgono alla Caritas per avere generi di prima necessità, sono nostri connazionali. Molti si vergognano della loro condizione sociale. Tendono a mimetizzarsi. Ciò li rende ancora più penalizzati tra i tanti disperati — la maggioranza immigrati — che si rivolgono ai centri di assistenza. Addirittura vittime dei racket dell’elemosina che distrattamente alimentiamo per strada con le nostre offerte. Accade nella città italiana oggi più celebrata e ammirata al mondo, possiamo immaginare che cosa succeda in altre parti d’Italia. L’amaro paradosso è che gli italiani precipitati sotto la soglia della povertà assoluta sono meno cittadini di altri. Anche di quelli che non lo sono. Invisibili. Qui però non si tratta di dar credito a pericolosi slogan come «prima gli italiani», né di utilizzare questo argomento a beneficio della retorica anti immigrati. La politica di accoglienza — giustamente più regolata nei flussi ultimamente — è una cosa. Il contrasto alla povertà, uno dei segni distintivi di un Paese civile, un’altra. Non può e non deve discriminare a seconda del luogo di nascita. Ma nemmeno finire per penalizzare i connazionali più sfortunati. Altrimenti dovremmo constatare, dopo tante discussioni sullo ius soli, che questo diritto si può perdere insieme al reddito.

La povertà assoluta riguarda, secondo i dati 2016 dell’Istat, il 6,3 per cento delle famiglie, poco meno di cinque milioni di persone. La povertà relativa — secondo indicatori di consumo — investe il 10,6 per cento delle famiglie, 8 milioni e mezzo di individui. La tendenza sembra essersi stabilizzata. La vera emergenza riguarda i minori delle famiglie in difficoltà: gli invisibili tra gli invisibili. Uno studio di Andrea Brandolini (Banca d’Italia) segnala le conseguenze negative di questo triste fenomeno, non solo sulla salute e l’educazione dei singoli, ma anche sul capitale umano di un Paese. Il costo della povertà dell’infanzia è stimato all’1 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) nel Regno Unito e negli Stati Uniti. È presumibile che in Italia non sia dissimile.

Tra i meriti dei governi Renzi e Gentiloni vi è un deciso cambio di passo nel contrasto alla povertà. Con l’introduzione del Reddito di inclusione (Rei), un nucleo familiare di cinque persone può avere fino a un massimo mensile di 534 euro, versati su una speciale carta di credito. I requisiti economici richiesti sono un livello di Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) inferiore ai 6 mila euro l’anno. L’assegno non è compatibile con altri sussidi. È ridotto se esistono altri redditi e condizionato alla sottoscrizione di un patto che prevede impegni di ricerca e riqualificazione del lavoro. Il Rei diventerà, a tutti gli effetti, una misura universale, cioè non condizionata dai requisiti familiari, a partire dal primo luglio di quest’anno. Riguarderà 2 milioni e mezzo di persone, la metà di quelle in povertà assoluta, di cui si calcola che soltanto un quarto sia costituito da stranieri residenti (che sono l’8 per cento della popolazione). Una misura che costa 2 miliardi quest’anno;
 2,5 nel 2019 e 2,7 a partire dal 2020.

L’Alleanza contro la povertà (che raggruppa diversi soggetti sociali e associazioni di volontariato), cui si deve l’idea del Rei, insiste perché, nell’arco della prossima legislatura, il beneficio possa essere esteso a tutte le persone sotto la soglia di povertà assoluta. Il costo però sarebbe assai elevato: circa 7 miliardi, cioè quattro in più. Non sappiamo, specie guardando alle fragili dinamiche dei conti pubblici, se l’obiettivo sia sostenibile. Ma sarebbe già un successo dell’Italia civile se tutte le forze politiche in campo confermassero il Reddito d’inclusione, per la prima volta in Italia a carattere universale a partire dal primo luglio e lo considerassero una sorta di vincolo bipartisan. Se invece dovesse saltare, anche in attesa di migliorarlo, le conseguenze sarebbero gravi. Molte persone tornerebbero nella condizione peggiore dell’indigenza. I nostri concittadini in difficoltà, 
e non solo loro, si sentirebbero ancora più esclusi, beffati.

Gli schieramenti delle prossime elezioni stanno affinando in materia le loro proposte. In quella del Pd sembra sia previsto il raddoppio delle risorse nell’arco di cinque anni e il sostegno a tutta la platea di coloro che sono sotto la soglia di povertà assoluta. Oltre all’attivazione di vari servizi di sostegno e ricollocazione lavorativa. Il centrodestra punta su un reddito di dignità che teoricamente dovrebbe coprire l’8 per cento delle famiglie con l’attivazione di una imposta negativa. Ovvero un sussidio monetario per chi è al di sotto di una certa soglia, in sostituzione di altri programmi assistenziali, in modo da ridurre anche la complessità burocratica. Nel programma di Forza Italia è prevista anche la riattivazione della social card — che non fu certo un successo ai suoi tempi — e il dimezzamento della povertà in cinque anni. Le risorse arriverebbero da una non ben chiara, nei suoi aspetti tecnici, operazione di cartolarizzazione (cioè trasformazione in titoli negoziabili) «dei beni confiscati in via definitiva alla mafia che, secondo le stime, ammontano a una cifra non inferiore ai 25 miliardi». Non c’è un calcolo del costo perché, secondo Forza Italia, va valutato tenendo conto degli effetti della proposta di introduzione della cosiddetta flat tax, tassa piatta.

La proposta di reddito di cittadinanza dei Cinquestelle riguarda sulla carta il 19 per cento delle famiglie con un trasferimento medio calcolato in 480 euro. Il costo secondo il Movimento sarebbe di 17 miliardi, di cui 2 per i servizi e i centri per il recupero al lavoro. Per Massimo Baldini e Francesco Daveri, che hanno confrontato su Lavoce.info i costi dei vari programmi, toccherebbe invece i 29 miliardi, una cifra simile a quella stimata per il reddito di dignità. I Cinquestelle si proporrebbero di tagliare una serie di trasferimenti dello Stato alle imprese, riducendo la spesa pubblica, 
in particolare quella militare.

Le cifre in gioco, come si vede, sono imponenti. Il meglio in questa materia può essere nemico del bene, oltre che una mina pericolosa per i conti pubblici. La formula del Rei appare più realistica e concreta. Un passo alla volta, dosando le risorse, rispetta tutti. Soprattutto perché non basta il semplice trasferimento monetario che può creare l’illusione di un diritto perpetuo all’assistenza. L’accompagnamento è fondamentale. La povertà si vince quando le persone sono messe in condizione di non chiedere più, di ritornare a essere, nel limite del possibile, orgogliosamente indipendenti. Ecco perché l’accompagnamento — che crea responsabilità e stimola l’orgoglio del riscatto — è persino più importante del sostegno al reddito. Interromperlo, distrugge quel poco o tanto che è già stato fatto. L’Italia ha poi la fortuna di avere una rete di volontariato preziosa e capillare che può contribuire a riannodare i fili di una cittadinanza indebolita dalle perdite di reddito e dalle disuguaglianze. Un investimento, quello del contrasto alla povertà, che fa bene a tutti, anche a chi non ne ha bisogno.

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domenica 21 gennaio 2018

Milano : Abbonamenti ATM agevolati a 50 euro


Abbonamento per i disoccupati 

Il Comune di Milano, con Delibera G.C. n° 2190 del 6/12/2017
 istituisce abbonamenti agevolati per i disoccupati.
L’abbonamento sarà disponibile a partire dal 22 gennaio 2018 presso l’ATM Point Duomo, 
aperto dal lunedì al sabato dalle 07.45 alle 20.00, 
la domenica e i festivi dalle 10.15 alle 13.15 e dalle 14.00 alle 17.30. 


Abbonamenti ATM agevolati a 50 euro per disoccupati,  inoccupati e detenuti
Tajani e Granelli: “Il nostro obiettivo rendere strutturale una misura che in questi anni ha permesso di distribuire circa 9.900 abbonamenti a persone in difficoltà”.
Milano, 6 dicembre 2017 – Milano sempre più attenta ai bisogni delle persone in difficoltà per la mancanza di lavoro o colpite dalla crisi economica. È stata approvata oggi dalla Giunta, in via sperimentale per un anno, l’istituzione del nuovo abbonamento urbano ATM a tariffa agevolata di 50 euro. Una tariffa espressamente rivolta ai milanesi in stato di disoccupazione o inoccupazione e ai detenuti che svolgono attività lavorative all’esterno delle case circondariali del capoluogo lombardo. 

“Il nostro obiettivo – spiega l’assessore alla Politiche per il lavoro, Attività produttive e Commercio Cristina Tajani – è rendere strutturale, e non più legata alle risorse disponibili di anno in anno, una misura di sostegno e supporto ai cittadini che si trovano in condizione di momentanea difficoltà, sollevandoli almeno in parte, dagli oneri derivanti dalla ricerca attiva di lavoro e favorendo così la loro ripartenza individuale. Dal 2012 al 2016, grazie alle diverse edizioni dell’iniziativa ‘Milano viaggia con te’, abbiamo messo a disposizione dei disoccupati e inoccupati milanesi oltre 9.900 abbonamenti urbani gratuiti”.

"Questo è un ulteriore strumento per incentivare e diffondere l'uso del servizio di trasporto pubblico - dichiara Marco Granelli assessore alla Mobilità -. Lo strumento dell'abbonamento aiuta a fidelizzare, così oggi ci rivolgiamo direttamente a cittadini con una difficoltà contingente, vogliamo aiutarli".

I requisiti necessari per accedere al nuovo abbonamento ATM sono la residenza a Milano, la cittadinanza italiana o europea, il possesso di un permesso o carta di soggiorno e il possesso della Dichiarazione di disponibilità immediata al lavoro (DID) dalla quale risultino almeno 36 mesi di inattività/disponibilità. Necessario anche avere un reddito ISEE dell’intero nucleo familiare non superiore a € 16.954,95 nel momento della richiesta.

A beneficiare della nuova tariffa saranno anche i detenuti delle case circondariali milanesi inseriti in percorsi di riabilitazione attraverso il lavoro presso realtà esterne alle strutture, con l’obiettivo di contribuire fattivamente al loro reinserimento sociale.

Gli abbonamenti urbani ATM avranno validità di un anno dal momento del rilascio della tessera e resteranno validi anche nel caso in cui il titolare trovi lavoro nel corso dei 12 mesi. Il costo di 50 euro è comprensivo dell’istituzione della pratica e della produzione del tesserino.

Per l’attuazione del provvedimento l’Amministrazione ha previsto uno stanziamento di circa 197mila euro a carico dei fondi dell’Assessorato alle Politiche per il lavoro, Attività produttive e Commercio.

Tutte le informazioni e le modalità per accedere ai nuovi abbonamenti saranno rese disponibili sulle pagine web 
www.comune.milano.it 
www.atm.it 
www.lavoroeformazioneincomune.it

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Riunione Periodica 23.01.2018




E' convocata la riunione periodica di MDD

il giorno MARTEDI' 23 GENNAIO 2018 alle ore 15.00

presso la Camera del lavoro - Corso Porta Vittoria 43 Milano - Sala Fiom 2 piano.


Ordine del giorno:

1) Relazione partecipazione MDD ai prossimi eventi pubblici e mobilitazioni varie

2) Valutazione Statuto per Associazione


INVITO RIVOLTO a tutti : 

Disoccupati, Cassintegrati,41 per Tutti, Opzione Donna,

 Esodati, Precoci, Giovani, Precari. 

TENIAMOCI in CONTATTO 

Divulgate il Gruppo ai Vostri Amici.


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domenica 14 gennaio 2018

Reddito Inclusione, Seimila Domande a Milano



Reddito inclusione, seimila domande a Milano
Palazzo Marino cerca aziende per coinvolgere 300 disoccupati.
A Milano sono oltre 6 mila le domande arrivate al Comune di Milano per richiedere il Rei, reddito di inclusione, la misura contro la povertà lanciata dal governo. "Un numero altissimo, superiore a ogni aspettativa, che vede molti italiani rivolgersi, per la prima volta, al sistema dei servizi - ha commentato in una nota l'assessore alle Politiche sociali del Comune, Pierfrancesco Majorino -.
    Cittadini che non riceveranno solo un aiuto economico diretto ma anche un progetto individualizzato per realizzare percorsi di formazione e inserimento lavorativo".
    Palazzo Marino lancia un appello: "Cerchiamo aziende che siano disponibili a coinvolgere nella loro organizzazione, per 6 o 12 mesi, 300 cittadini senza occupazione - ha concluso Majorino - a cui corrisponderemo direttamente un contributo mensile di circa 500 euro affinché possano sviluppare percorsi di formazione e sperimentazione di inserimento lavorativo che ci auguriamo sfocino poi in assunzioni vere e proprie".

Reddito di inclusione requisiti 2018 
Rei cos'è e come funziona? 
A chi spetta, importo e limiti reddito Isee ISR 
come fare a richiederlo e modulo domanda...
LEGGI TUTTO


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Bonus Gas


Bonus gas: cos’è, come funziona e come richiederlo
Il bonus gas è un’agevolazione destinata alle famiglie meno abbienti, per un periodo di 12 mesi che può essere rinnovato su richiesta se non mutano le condizioni economiche del nucleo familiare.

 Ecco come funziona e come richiederlo.

Per ottenere il bonus gas è necessario presentare un’apposita domanda al proprio Comune di residenza oppure rivolgendosi al Caf con l’apposito modulo scaricabile dal sito dell’Arera
 (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente).

Per presentare la domanda servono:

documento di identità;
eventuale allegato D di delega 
(se la domanda è presentata da un delegato e non dall'intestatario della fornitura);
modulo A compilato;
attestazione Isee in corso di validità;
allegato CF con i componenti del nucleo Isee
l’allegato FN per il riconoscimento di famiglia numerosa, se l’Isee è superiore a 8.107,5 euro (ma entro i 20.000);
autocertificazione dell’utilizzo del gas naturale.
E’ inoltre necessario avere a disposizione alcune informazioni reperibili in bolletta o nel contratto di fornitura:

codice PDR (identificativo del punto di consegna del gas). E’ un codice composto da 14 numeri che identifica il punto fisico in cui il gas naturale viene consegnato dal fornitore e prelevato dal cliente finale. Il codice non cambia anche se si cambia fornitore.
Possono ottenere il bonus tutti i clienti domestici intestatari di un contratto di fornitura di gas naturale, per la sola abitazione di residenza, appartenenti:

a un nucleo familiare con indicatore Isee non superiore a 8.107,5 euro;
a un nucleo familiare con più di 3 figli a carico e indicatore Isee non superiore a 20.000 euro;
con misuratore gas di classe non superiore a G6 (la classe del misuratore è collegata alla quantità di gas che può essere trasportata in un punto di fornitura e distingue le utenze domestiche da quelle di tipo industriale o commerciale. Questo parametro viene verificato dal distributore).
La compensazione è riconosciuta sia ai clienti che hanno stipulato un contratto di fornitura individuale (clienti domestici diretti), sia ai clienti che utilizzano impianti condominiali (clienti domestici indiretti).

Gli importi previsti sono differenziati rispetto alla categoria d’uso associata alla fornitura di gas, alla zona climatica di appartenenza del punto di fornitura e al numero di componenti della famiglia anagrafica (persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi la medesima residenza).

Il valore del bonus è aggiornato annualmente dall’Autorità entro il 31 dicembre dell’anno precedente.

LEGGI ANCHE IL BONUS ELETTRICITA'


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Bonus Elettricità


Il Bonus Elettrico è l’agevolazione che riduce la spesa sostenuta dai clienti domestici per la fornitura di energia elettrica. Introdotto dal Governo con DM 28/12/2007, il Bonus è stato pensato per garantire un risparmio sulla spesa annua per l’energia elettrica a due tipologie di famiglie: quelle in condizione di disagio economico e quelle presso le quali vive un soggetto in gravi condizioni di salute mantenuto in vita da apparecchiature domestiche elettromedicali.

Documentazione Bonus Elettrico
In questa sezione i Cittadini possono reperire le informazioni e le istruzioni necessarie per attivare la procedura di richiesta e ottenimento del Bonus Sociale per l’energia elettrica. La documentazione fornita guida i Cittadini attraverso le procedure da seguire per:

presentare la domanda di agevolazione elettrica;
verificare lo stato di valutazione della richiesta presentata;
ottenere il riconoscimento del Bonus sulla bolletta elettrica.
I questa sezione i Cittadini possono inoltre visualizzare e scaricare per la stampa tutti i moduli necessari alla presentazione della domanda di agevolazione sulle tariffe elettriche.

Per ulteriori approfondimenti, è a disposizione il numero verde 800-166654.

Modulistica per presentare istanza di ammissione al Bonus elettrico
Per richiedere il bonus occorre compilare l'apposita modulistica e consegnarla al proprio Comune di residenza o presso altro istituto eventualmente designato dallo stesso Comune 
( ad esempio i centri di assistenza fiscale CAF).
I moduli sono scaricabili da questa pagina o dal sito dell'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas o reperibili presso i Comuni.


LEGGI ANCHE BONUS GAS



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Canone Rai e NON Possesso di un Apparecchio Televisivo


Agenzia delle Entrate, tempo fino al 31 gennaio ma così si evitano rimborsi

I cittadini Italiani che non sono in possesso di un apparecchio televisivo possono comunicarlo all'Agenzia delle Entrate fino al 31 gennaio 2018, utilizzando il modello di dichiarazione sostitutiva di non detenzione, disponibile online. Tuttavia, dal momento che la prima rata del canone tv per l'anno 2018 scatta già a partire da gennaio, per evitare il primo addebito - e quindi di dover poi richiedere il rimborso - è preferibile presentare la dichiarazione sostitutiva in via telematica entro la fine di dicembre (o entro il 20 dicembre se viene presentata per posta in forma cartacea). Lo fa sapere l'Agenzia delle Entrate con una nota. La Legge di Stabilità 2016 ha introdotto la presunzione di detenzione dell'apparecchio tv nel caso in cui esista un'utenza elettrica nel luogo in cui una persona ha la propria residenza anagrafica e ha previsto che, per i titolari di una utenza elettrica di tipo residenziale, il pagamento del canone tv per uso privato avvenga mediante addebito sulla bolletta elettrica, in 10 rate mensili. 

Per superare questa presunzione ed evitare quindi l'addebito in fattura, i cittadini che non possiedono l'apparecchio televisivo devono presentare una dichiarazione sostitutiva all'Agenzia delle Entrate, con cui dichiarano che in nessuna delle abitazioni per le quali il dichiarante è titolare di un'utenza elettrica è detenuto un apparecchio tv (da parte del dichiarante stesso o di altro componente della famiglia anagrafica). Il modello può essere utilizzato anche da un erede per dichiarare che nell'abitazione in cui l'utenza elettrica è ancora temporaneamente intestata a un soggetto deceduto, non è presente alcun apparecchio tv. Il modello di dichiarazione sostitutiva è disponibile sui siti internet dell'Agenzia delle Entrate e della Rai. Nei casi in cui non sia possibile l'invio telematico, è prevista la presentazione del modello, insieme a un valido documento di riconoscimento, tramite servizio postale, in plico raccomandato senza busta all'indirizzo: Agenzia delle Entrate Ufficio di Torino 1, S.A.T. - Sportello abbonamenti tv - Casella Postale 22 - 10121 Torino. 
La dichiarazione sostitutiva può essere presentata anche tramite posta elettronica certificata. 
La dichiarazione di non detenzione ha validità annuale. 
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