loading...

CONDIVIDETE , grazie

Share

domenica 19 aprile 2020

Salvini : Chiudere, riaprire, chiudere, riaprire, chiudere, riaprire

Salvini : Chiudere, riaprire, chiudere, riaprire, chiudere, riaprire


 La gestione dell'emergenza secondo Salvini


Il leghista Matteo Salvini trascorre le sue giornate a fare una propaganda incessante elettorale basata sul suo sbraitare che gli altri sono tutti deficienti perché lui saprebbe come si deve fare. Peccato sbraiti sempre, incurante di trovare una qualsiasi logica nei suoi proclami populistici.
Ad esempio, diceva che se Conte non avesse accettato i Coronabond lo si sarebbe dovuto ritenere un «traditore della patria», ma poi ha mandato i suoi uomini in Europa a votare contro i Coronabond (dunque tradendo la patria) e probabilmente ora inizierà a sbraitare che l'Europa farebbe schifo perché non gli hanno approvato quello che la Lega ha colpevolmente impedito di approvare.
E col Coronavirus non va meglio, con il padano che è incessantemente presente in televisione e nelle sue dirette Facebook a sbraitare tutto e il contrario di tutto. E dato che la Lega si fonda sulla ideologia del «ce l'ho duro», per lui non esistono mezze misure,
passando da un estremo all'altro come se nulla fosse.

In quella sua logica per cui a contare sono i sondaggi e non la ragione, a febbraio il padano è passato dallo sbraitare che si doveva serrare tutto al pretendere che si aprisse tutto quello che si poteva aprire. Poi, a marzo, ha sbraitato di nuovo che bisognava chiudere tutto il possibile e ora dice che lui vuole che si aprano le chiese, le fabbriche e gli uffici.

Ed è indicativo come Salvini dica tutto e il contrario di tutto con l'unico scopo di denigrare il governo e chi sta occupandosi della salute pubblica al posto di cercare di mettere a frutto i cadaveri ancora caldi per cercare di ottenere ancora poltrone.
.
FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

Strage nelle Residenze per Anziani


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


Fontana scarica le responsabilità sui tecnici.
Lombardia. Malati di Covid nelle case di cura? 
Per il presidente «il controllo spettava alle aziende sanitarie»

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana

«Abbiamo fatto una delibera che è stata proposta dai nostri tecnici. Ci hanno detto che a determinate condizioni la cosa si poteva fare. Noi ci siamo adeguati». La politica che si adegua, questo vorrebbe farci credere il presidente lombardo Attilio Fontana che ieri mattina in tv ha scaricato su non meglio precisati tecnici e dipendenti regionali la responsabilità di aver mandato i pazienti Covid dagli ospedali alle Rsa lombarde. Uno scaricabarile che arriva nel pieno delle inchieste giudiziarie sulla strage nelle case di riposo lombarde.

LA FIRMA DELLA DELIBERA dell’8 marzo che ha aperto le porte delle Rsa ai pazienti Covid positivi è di Fontana e della sua giunta, a partire dall’assessore alla Sanità Gallera. «Su proposta dell’assessore Giulio Gallera» è scritto nell’incipit della delibera. Che la politica prenda decisioni sentendo i tecnici è nella prassi, assumendosene però la responsabilità pubblica. Le parole di Fontana sono uno scaricabarile vergognoso per chi governa, e diventano ciniche e crudeli nella regione che più d’ogni altra non ha saputo arginare la diffusione del coronavirus. Ciniche perché da bravo avvocato quale Fontana è, utilizza tecnicismi buoni in tribunale ma inaccettabili in politica. Crudeli perché aumentano la distanza tra chi governa e le vittime, lasciate nello sconforto da una politica che prima non è stata capace di prendersi cura dei loro cari e ora è incapace di relazionarsi al dolore. Nella sua apparizione tv Fontana scarica anche la responsabilità dei controlli nelle Rsa, «è dell’Ats – l’Azienda Territoriale Sanitaria – che si è recata sul posto e ha verificato se ci fossero le condizioni o meno». Anche queste sembrano parole pronunciato da un avvocato in tribunale.

Ovviamente non è il presidente della giunta a dover andare a controllare di persona, ma se qualcosa non sta funzionando, ed è questo il caso, deve intervenire con tutto lo sforzo materiale necessario. La Regione Lombardia non lo ha fatto, dalle Rsa operatori e personale medico hanno raccontato dell’assenza di dispositivi di protezione, di indicazioni non chiare, di mancata assistenza logistica e mancato supporto medico.

Fontana però rifarebbe tutto: «Sulle Rsa credo proprio che non abbiamo assolutamente sbagliato niente» ha detto al Tgr Lombardia. «L’Ats doveva controllare le condizioni delle delibere, ossia l’isolamento in singoli reparti e dipendenti dedicati esclusivamente a quei pazienti e, sulla base delle risultanze tecniche, abbiamo portato avanti il provvedimento». Lo rifareste? «Certamente, in quel periodo drammatico che stavamo vivendo».

NELLE RSA LOMBARDE si è consumata una strage, 1.822 i morti ufficiali, quelli reali sarebbero almeno il triplo. Nella sola provincia di Bergamo i decessi nelle Rsa sono stati circa 1.500 secondo la Cgil che ha raccolto i numeri struttura per struttura. La Lombardia ha il 12% dei morti totali nel mondo per Covid secondo l’Oms. Con la delibera dell’8 marzo la giunta lombarda chiedeva alle Rsa di ospitare Covid positivi dimessi dagli ospedali per liberare posti letto. Non era un obbligo e veniva chiesto alle strutture di isolare i pazienti Covid dagli altri.

E ci mancherebbe altro. Ma è così, dicono gli ispettori del ministero della Salute che stanno indagando su quanto accaduto al Pio Albergo Trivulzio, che il Pat è diventato un focolaio della strage silenziosa, perché la Lombardia ha violato le disposizioni nazionali che chiedevano di non far entrare nuovi ospiti nelle Rsa. «Le disposizioni prevedevano che non entrassero dall’esterno possibili soggetti contagiati» ha confermato la sottosegretaria alla salute Sandra Zampa. E se c’è una cosa, una, su cui tutti sono d’accordo dall’inizio è proprio che gli anziani sono i soggetti più a rischio e da tutelare maggiormente. Può essere stato consigliato male Fontana,
 ma la responsabilità politica delle scelte è sua.

QUELLO DELLE RSA è anche un sistema economico.
 A chi ha accolto pazienti Covid la Regione ha pagato una retta da 150 euro al giorno, una cifra più alta di quanto pagano mediamente i familiari, tra i 70 e i 90 euro. Enti privati le Rsa, ma accreditati, inseriti nel sistema sanitario regionale e spesso, come nel caso del Trivulzio, controllati dalla politica. Secondo il rapporto annuale dei pensionati della Cisl Lombardia «la Regione non versa la quota sanitaria prevista per legge che dovrebbe essere pari al 50% della retta totale» dice Emilio Didonè, segretario regionale della Fnp Cisl Lombardia. «Così le rette per le famiglie sono sempre più care». In alcuni casi, come all’Auxologico di Milano, si arriva anche a 3 mila euro al mese.


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

Ieri la GdF ha perquisito la sede della regione Lombardia leghista dalla A alla Zeta,
portando via parecchi documenti..
Con Fontana cambiati il 90% dei direttori sanitari (la sanita è la mucca più prolifica da mungere).
E' per questo che #Salvini propone di rinviare le indagini..
Ha paura che si scopre che le case di riposo sono state riempite con molti malati di #coronavirus..anzi le direzioni sanitarie se li sono contesi come merce rara..la regione paga 170 euro al giorno per ogni ospite... I morti sono morti..e non torneranno più in vita ! Ma questi due balordi, questi due tour operator disonesti e farabutti non dovrebbero più gestire neanche una bocciofila altro che la fase 2...

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

Sugli Eurobond la Lega ha tradito l'Italia

Sugli Eurobond la Lega ha tradito l'Italia



Lo strappo della consigliera leghista

Nuccia Palermo lascia di fatto il movimento di Salvini:
 «Vi allineate ai vostri cuginetti sovranisti tedeschi e olandesi»

Strappo definitivo della consigliera comunale della Lega di Agrigento Nuccia Palermo con il suo partito. I rapporti erano già freddi da qualche tempo ora la crisi è esplosa dopo il no della Lega all'emendamento dei Verdi sugli eurobond al Parlamento europeo. "Prima definite - ha scritto in un post si Facebook - l'Europa covo di serpi e sciacalli perché i sovranisti di Olanda e Germania si schierano contro gli eurobond e le forme di solidarietà europea e poi vi allineate ai vostri cuginetti sovranisti tedeschi e olandesi nel rigettare queste forme di solidarietà? Complimenti! Sinceramente per me fare opposizione significa vigilare affinché i governi facciano il loro dovere e non giocare sulla pelle delle persone che stanno morendo di fame per raccattare un pugno di voti dalle persone che state scientemente ingannando. Annalisa Tardino Francesca Donato (le due europarlamentari della Lega elette in Sicilia, ndr) Questa poi me la spiegate. Per quanto mi riguarda, io ho una coscienza e mi sento a disagio ad essere ancora affiancata a chi tradisce l'Italia!".



.
FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

Eurobond il Disastroso Matteo Salvini

Eurobond il Disastroso Matteo Salvini


Eurobond Coronavirus: il disastroso “fuori onda” di Matteo Salvini
Il Senatore Matteo Salvini, per tutta la seconda settimana di aprile 2020, ha ingaggiato una vera e propria guerra mediatica, senza esclusione di colpi contro il Presidente del Consiglio e l’intero Governo, accusandoli di voler usare il MES (il Meccanismo Europeo di Stabilità) come unico strumento finanziario da cui reperire fondi per fronteggiare la nuova crisi economica, che stiamo affrontando a causa dell’emergenza da Coronavirus Covid-19.

In particolare, il “Capitone” a guida della Lega, ha accusato il premier Giuseppe Conte di “Alto Tradimento all’Italia”, per aver preferito il MES agli Eurobond, considerati l’unico strumento in grado di salvare l’Italia dall’imminente crisi economica da Coronavirus.

L’inaspettato “fuori onda” della Lega:

Ma nella tarda serata di giovedì 16 aprile 2020, lontano dai riflettori, in un file PDF raggiungibile solo attraverso un percorso di pagine sul sito del Parlamento Europeo, si scopre che la Lega ha fatto praticamente il contrario di quanto il Capitone urlava da giorni al di là del vetro del suo smartphone.

La Proposta che apriva agli Eurobond:
In particolare, scorrendo la pagina, troviamo il testo che era stato presentato il 15 aprile da Philippe Lamberts a nome del Gruppo Verts/ALE (cioè Gruppo dei Verdi / Alleanza Libera Europa).

Questo testo presentava un particolare emendamento alla Risoluzione sulla crisi del Coronavirus Covid-19, intitolato: “Azione coordinata dell’UE per lottare contro
la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze”.


Tutti i voti negativi della Lega, con nomi e cognomi:
L’emendamento che apriva la strada ad uno strumento come gli Eurobond, è stato BOCCIATO con 326 voti contro. Aprendo il file delle votazioni effettuate, a pagina 51, sotto la tabella del segno MENO (cioè dei voti a SFAVORE) troviamo tutti gli europarlamentari della Lega:

ADINOLFI Matteo, BALDASSARRE Simona Renata, BASSO Alessandra, BONFRISCO Anna, BORCHIA Paolo, CAMPOMENOSI Marco, CAROPPO Andrea, CASANOVA Massimo, CECCARDI Susanna, CIOCCA Angelo, CONTE Rosanna, DA RE Gianantonio, DREOSTO Marco, GANCIA Gianna (in CALDEROLI), GRANT Valentino, LANCINI Danilo Oscar, LIZZI Elena, PANZA Alessandro, REGIMENTI Luisa, RINALDI Antonio Maria, SARDONE Silvia, TARDINO Annalisa, TOVAGLIERI Isabella, VUOLO Lucia, ZAMBELLI Stefania


Praticamente dei 29 europarlamentari della Lega,
i 25 presenti hanno votato tutti contro la strada per gli Eurobond.

“TRADIMENTO?” (Di chi?)
Ora resta da chiedersi: chissà dalla mattina di oggi, venerdì 17 aprile,
cosa urlerà il Capitano leghista da dietro il vetro del suo smartphone?
“Tradimento”? (Sì, ma di chi?)




.
FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

Cè una Casa di Riposo che è Scampata alla Strage


c’è una casa di riposo che è scampata alla strage


Covid-19: A Milano c’è una casa di riposo
 che è scampata alla strage degli anziani. 
Ecco perché

Una mosca bianca, un’oasi di ragionevolezza e di buonsenso dove non c’è stato il massacro di anziani registrato in tante altre case di riposo

È la Casa per musicisti Giuseppe Verdi. Qui nemmeno un ospite è morto per Covid-19.

Dista poco più di un chilometro dal Pio Albergo Trivulzio (200 morti dall’inizio di marzo, in gran parte per Coronavirus): la casa di riposo, ora sotto inchiesta della magistratura, al centro delle polemiche. Ma il Trivulzio, la storica “baggina” dei milanesi, è solo la punta dell’iceberg.  Al 16 aprile si contano 2.478 decessi da Covid-19 accertati tra gli ospiti di Rsa (Residenze sanitarie assistenziali). Alcuni esempi: in Veneto 391 decessi, in Liguria 220, in Emilia 326, in Friuli un’ottantina, in Piemonte 252, un centinaio in Toscana, in Lombardia addirittura quasi 800.

E sono stime per difetto.

Poco più di un chilometro dalla “baggina”, dicevamo, ma sembra un altro pianeta: alla “Verdi” nessuno ha vietato le mascherine per non “spaventare” gli attempati ospiti, trattati alla stregua di bambini piccoli o di esseri incapaci di intendere. Nessuno ha ospitato da altre strutture pazienti “guariti” ma ancora fortemente contagiosi. Nessuno ha mescolato personale, parenti e ospiti, una volta scoppiato il virus.

Cosa ha fatto, invece, la “ Verdi” lo racconta bene l’ex direttore di “La Repubblica” e “La Stampa” sul suo sito www.mariocalabresi.com.  «Alla fine di febbraio, mentre al Trivulzio si discuteva sull’opportunità o meno di indossare le protezioni, la Casa di riposo per musicisti comprava sul mercato cinquemila mascherine e le distribuiva a tutto il personale e ai suoi settantuno ospiti. Ma la vera svolta per la Giuseppe Verdi arrivava domenica 8 marzo… Un’ospite, di 94 anni, che era ricoverata in ospedale, si era ammalata di Covid ed era morta, il marito, che poi sarebbe guarito, era stato contagiato andando a trovarla.
Non si potevano correre rischi, ci volevano scelte drastiche… Vietate le visite, gli incontri e ogni attività comune. Tutti gli ospiti dovevano restare tassativamente chiusi nelle loro camere, dove avrebbero ricevuto la colazione, il pranzo, la cena e la visita del medico ogni giorno. Da allora nessuno si è potuto muovere. Da allora, caso unico ed eccezionale, nessuno si è ammalato».

Non c’è stato bisogno di luminari della virologia o di genii che hanno tirato fuori dal cappello soluzioni alle quali nessuno poteva pensare.

È bastato usare il normale buonsenso, che altrove è mancato

E quella attenzione ai propri ospiti, per via dell’età soggetti fragili e a rischio, che dovrebbe essere la prima preoccupazione per chi si occupa di anziani.

Invece, purtroppo, stiamo parlando di una rara eccezione virtuosa, e non della normalità.



.
FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

giovedì 16 aprile 2020

Le Ruberie della Lega hanno portato alla Strage di oggi

Le Ruberie della Lega hanno portato alla Strage di oggi


La svendita della sanità pubblica lombarda – in favore del privato – ebbe come primo effetto quello di ridurre i posti letto. Gli stessi che oggi avrebbero potuto far evitare – alla Regione Lombardia attraverso una delibera – la richiesta di ricovero dei pazienti covid nelle RSA. Come documentato, questa decisione – della giunta regionale leghista – provoca sin da subito un escalation di infezioni con il coseguente decesso di migliaia di anziani.

L’indagine della procura di Monza nel 2016 scoperchiò il sistema leghista. Tra gli arrestati nella retata per corruzione del 16 febbraio 2016,
i principali imputati hanno chiesto il patteggiamento
 che Equivale al Riconoscimento del Reato..
A cominciare dal medico-politico varesotto Fabio Rizzi, che prima di entrare in carcere era il braccio destro di Maroni: il regista di una riforma della sanità che lo stesso governatore ha dovuto controriformare di corsa, dopo l’ennesimo scandalo. Che questa volta non si può liquidare con la storiella delle presunte mele marce in un mercato sano: le nuove accuse dei pm brianzoli e le ammissioni degli stessi indagati (finora inedite)
fotografano il fallimento del cosiddetto modello di sanità lombarda.


Salvini socio fondatore dell’associazione di Rizzi e Longo.
Al di là dei reati specifici, di per sé gravi, l’esito dell’inchiesta dimostra che la decantata alleanza
pubblico-privato, inventata dai big ciellini nell’era Formigoni e riciclata dalla Lega, è una favola che
illude i malati, imbavaglia i medici, impoverisce la sanità di tutti e arricchisce le aziende di pochi.

Era il 4 marzo 2016 quando Fabio Rizzi, 50 anni, ex anestesista, già senatore e poi consigliere
regionale della Lega, firma la capitolazione dopo una giornata d’interrogatorio: «La fattura che mi
mostrate è quella pagata dall’imprenditrice Canegrati per supportare la mia campagna elettorale…
perché mi ha individuato come un paladino dell’odontoiatria». Maria Paola Canegrati è la grande
corruttrice: una manager di ferro che in pochi anni è diventata la regina lombarda dell’odontoiatria. Con quella tangente di 20 mila euro è lei che ha pagato sottobanco «i gadget elettorali del 2013 con il logo della Lega Nord». Quindi il pm Manuela Massenz chiede al politico se veniva dalla stessa imprenditrice anche il pacco di banconote sequestratogli dai carabinieri quando lo hanno arrestato. Rizzi risponde così: «Il capo del mio staff, Mario Longo, mi ha dato 20 mila euro in contanti, diecimila alla volta: sono i soldi che avete trovato in cassaforte, tranne cinquemila euro che ho speso.

Ma io non gli ho chiesto da dove provenissero…
Ero totalmente inconsapevole che la Canegrati versasse soldi a Longo,
in parte oggettivamente arrivati a me».

Questa tesi del politico comprato a sua insaputa non convince nessun giudice di Monza, anche per un
problema ben documentato: Rizzi e Longo risultano addirittura soci occulti dell’imprenditrice Canegrati, in due aziende sanitarie chiamate Spectre e Sytcenter, con quote intestate alle loro conviventi. E così, oltre agli utili, dal 2013 al 2015 hanno intascato pure consulenze di comodo, sempre dietro lo schermo delle compagne: «almeno 63 mila euro» per Rizzi, altri 147 mila per Longo. Visti gli atti, l’ex capo della commissione sanità non nega di aver preso anche quei soldi. Però sostiene che, in cambio, non avrebbe usato il suo potere pubblico per favorire la manager che lo pagava: «Fu Longo a propormi di entrare in società con la Canegrati… Ma erano progetti privati. Da portare avanti solo nelle cliniche italiane o all’estero». Insomma, soldi sì, ma senza vere corruzioni né conflitti d’interessi. Il problema è che il leghista arrestato non conosce le ammissioni degli altri, anch’esse parziali, ma diverse.

Il primo a metterlo in crisi è proprio il suo segretario politico Mario Longo, 51 anni, ex odontoiatra, già socio di Rizzi nella Lorimed (altra impresa privata, che ha nel nome le iniziali dei due leghisti). L’otto marzo l’uomo che si autodefinisce «il factotum di Rizzi» mette a verbale un bel pasticcio di conflitti tra ruoli pubblici, aziende private e conviventi-prestanome. «Io e la Canegrati eravamo già soci nella Sytcenter», dichiara Longo: «Nel 2013 o 2014 l’ho incontrata all’ospedale pubblico Icp, dove io lavoravo per la Lega e lei aveva già cinque centri odontoiatrici. In quel momento avevo gravi difficoltà economiche. Quindi convenimmo che la mia convivente collaborasse con la Canegrati… Pur essendo socio di fatto, ho ritenuto inopportuno figurare in quelle società commerciali, visto il mio ruolo politico in Regione». Longo aggiunge che «probabilmente» anche Rizzi ha intestato la sua quota alla convivente
«perché riteneva inopportuno politicamente figurare nella società».

I verbali dei leghisti mostrano che i proclami per la chiusura delle frontiere valgono per gli esseri umani, ma non per i soldi: Rizzi ammette di avere una società-cassaforte in Lussemburgo, mentre Longo giustifica con «consulenze per progetti in Cina» altri 50 mila euro, sborsati dalla solita Canegrati grazie a due fatture false emesse da un loro complice, Stefano Lorusso, arrestato a Miami.

A demolire l’alibi cinese è però la stessa Canegrati, il 21 aprile: «Ho sempre detto a Longo che il suo
progetto in Cina non mi interessava… Lui mi mandò una lettera di Rizzi che lo incaricava di essere
portavoce della Regione Lombardia per la sanità all’estero… Gli dissi chiaramente che consideravo
quei viaggi una perdita di tempo». Il vero motivo dei pagamenti, per l’imprenditrice, è ovvio: «Ho
finanziato la campagna elettorale di Rizzi, su richiesta di Longo, perché uno dei punti del suo
programma era promuovere l’odontoiatria».
Semplice impiegata fino a dieci anni fa, Canegrati ha creato
dal nulla, con vari appoggi politici, prima nel Pdl e poi nel Carroccio, il primo gruppo odontoiatrico
lombardo: una dozzina di società che ha in parte venduto nel 2015 per 13,5 milioni, premurandosi di
girare altri 50 mila euro ai due leghisti
 «grazie ai cui favori aveva potuto incrementato il valore delle sue aziende».

Tutti questi incroci pericolosi di tante mezze confessioni hanno convinto perfino l’avvocato
berlusconiano Michele Saponara, difensore di Rizzi, a trattare la resa. E alla fine Maria Paola Canegrati ha chiesto di patteggiare una condanna a quattro anni e due mesi, con risarcimento immediato di 300 mila euro; Rizzi, dopo essersi dimesso, ha concordato due anni e mezzo rimborsando 71.500 euro; Longo ne restituirà altri 182 mila per farsi infliggere due anni e otto mesi. E il conto finale dei danni lo farà la Corte dei conti,
che ha già chiesto agli indagati altri quattro milioni.

Maroni non è coinvolto nell’inchiesta, ma è politicamente assediato dalle rivelazioni sull’«associazione per delinquere» creata dai suoi luogotenenti con decine di corruzioni, appalti truccati, soldi e regali ai direttori leghisti degli ospedali, poltrone d’oro per amici e parenti.

Per fermare lo scandalo, il governatore ha creato un’autorità lombarda anti-corruzione. Ma qui non si
tratta di tangenti isolate: l’inchiesta investe il cuore del sistema che caratterizza la Lombardia. Da
vent’anni i politici di Cl, Forza Italia e Lega raccontano ai cittadini che “il modello pubblico-privato” rende tutti felici: i pazienti trovano le cliniche private dentro gli ospedali, a prezzi controllati; le aziende si arricchiscono con questi “service”; e le strutture pubbliche partecipano agli utili.

Ora l’inchiesta di Monza ha messo a nudo il trucco: la spesa pubblica ha un limite. L’imprenditrice
Canegrati non può curare i denti a troppi poveri, altrimenti fallisce; quindi deve tagliare le cure, gonfiare le liste d’attesa pubbliche e
dirottare i pazienti nel privato a pagamento, come dimostrano le intercettazioni.

Ma il peggio è che con questo sistema l’ospedale diventa complice perfino delle truffe: se il pubblico è un socio che si divide gli utili, non ha nessun interesse a controllare il privato. Come prova la nuova accusa sui rimborsi gonfiati: i medici eseguono un impianto chirurgico, ma Canegrati se ne fa
rimborsare due, in centinaia di casi. E quando arriva un controllo, i funzionari pubblici non solo
preavvisano, ma aiutano i privati a falsificare le carte. Un reato che la manager confessa così:

«Confermo che quei tre funzionari ci hanno aiutato a sistemare le cartelle
 per il controllo: ovviamente l’interesse
 a far vedere tutto a posto era sia nostro sia dell’ospedale pubblico».




.
FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

25 Aprile 2020 Cantiamo tutti ‘Bella Ciao’ dai Balconi


25 Aprile 2020 Cantiamo tutti ‘Bella Ciao’ dai Balconi

25 Aprile 2020 Cantiamo tutti ‘Bella Ciao’ dai Balconi


Per il 25 Aprile l’Anpi Lancia il Flashmob: Cantiamo tutti ‘Bella Ciao’ dai Balconi

Il 25 aprile prossimo tutti ai balconi e alle finestre a intonare Bella Ciao. È l’idea della segreteria nazionale dell’Anpi che lancia l’hashtag #bellaciaoinognicasa e un flashmob in occasione dell’anniversario della Liberazione.

L’appuntamento sarà quindi alle 15 del 25 e l’orario non è stato scelto a caso: ogni anno, infatti, a Milano proprio alle 15 parte il grande corteo nazionale, che quest’anno non potrà svolgersi a causa dell’emergenza coronavirus.

Per questo l’Associazione nazionale partigiani propone di intonare da ogni balcone e finestra il canto della Resistenza famoso in tutto il mondo.

“L’Italia ha bisogno, oggi più che mai, di speranza, di unità, di radici che sappiano offrire la forza e la tenacia per poter scorgere un orizzonte di liberazione – si legge nella nota. Il 25 aprile arriva con una preziosa puntualità. Arrivano le partigiane e i partigiani, il valore altissimo della loro memoria. L’Anpi chiama il Paese intero a celebrarlo come una risorsa di rinascita. Di sana e robusta rinascita. Quest’anno non potremo scendere in piazza ma non ci fermeremo. Il 25 aprile alle ore 15, l’ora in cui ogni anno parte a Milano il grande corteo nazionale, invitiamo tutti caldamente ad esporre dalle finestre, dai balconi il tricolore e ad intonare Bella ciao. In un momento intenso saremo insieme, con la Liberazione nel cuore. Con la sua bella e unitaria energia”.



.

Coronavirus, Premio da Mille Euro agli Infermieri


Bonus 'Fermiamolo insieme' al personale Covid   di tutte le strutture del Gruppo San Donato



Bonus 'Fermiamolo insieme' al personale Covid 
di tutte le strutture del Gruppo San Donato.

di NICOLA PALMA

Milano, 16 aprile 2020 - Un bonus da mille euro per gli infermieri in prima linea contro il coronavirus. E lo stesso incentivo, da 500 euro, per gli operatori socio-sanitari (Oss). Così il Gruppo San Donato ha scelto di premiare il personale che in queste settimane di strenua lotta alla pandemia sta lavorando senza sosta per curare i pazienti Covid-19: il contributo extra, denominato "Fermiamolo insieme", riguarderà tutti coloro che hanno prestato servizio nel mese di marzo
 e verrà erogato con lo stipendio di aprile.

L’iniziativa, che stando a quanto risulta al Giorno è stata presa direttamente dalla famiglia Rotelli, coinvolgerà tutte le 19 strutture del gruppo: dal San Raffaele al Policlinico San Donato, dal Galeazzi agli ospedali della Bergamasca. L’obiettivo: riconoscere lo sforzo che i dipendenti hanno prodotto e stanno producendo in questa emergenza sanitaria senza precedenti. Finora misure del genere erano state prese solo da enti pubblici: la Regione Emilia Romagna ha destinato mille euro a medici, infermieri, tecnici e operatori socio-sanitari, mentre la Regione Lazio ha sottoscritto un accordo coi sindacati che riconosce un bonus da 600 a mille euro "per tutti coloro che sono impegnati contro l’epidemia di Covid-19"; e un provvedimento simile è allo studio anche in Liguria. Il Gruppo San Donato è il primo privato a prendere questa decisione, della quale beneficeranno 6mila lavoratori.

Come detto, il bonus verrà erogato anche ai dipendenti del San Raffaele, anche se in via Olgettina l’annuncio della dirigenza ha indirettamente generato una polemica sindacale. Secondo quanto ricostruito, il 9 aprile il management dell’ospedale ha incontrato in videoconferenza i rappresentanti di sindacati e Rsu per discutere, tra le altre cose, dell’avvio della procedura per il Fondo integrativo salariale (Fis), un ammortizzatore sociale previsto per le aziende che non possono accedere alla cassa integrazione ordinaria, per 782 impiegati amministrativi. Il motivo: la riduzione del 41% dell’attività ambulatoriale e dei ricoveri ordinari, con uno scenario ipotizzato come peggiore rispetto al 2012, quando il centro clinico rischiò il crac. In prima battuta, i delegati hanno chiesto il ritiro della procedura (che l’azienda può far partire anche senza accordo), e al “no“ della controparte hanno messo tre paletti: l’integrazione salariale da parte dell’azienda della differenza tra l’assegno Fis e la retribuzione reale, la riduzione della percentuale di Fis dal 60 al 40% (sotto il 50% si maturano ferie, tredicesima, tfr e salario accessorio) e l’anticipo dell’assegno da parte del San Raffaele, per evitare di attendere i tempi dell’Inps. Le ultime due istanze sono state accolte.

Il giorno dopo, venerdì 10, la dirigenza ha comunicato in apertura di incontro la decisione della proprietà di erogare i bonus per infermieri e Oss dei reparti Covid-19. A quel punto, i delegati – pur concordando sul fatto che i lavoratori impegnati nella lotta al coronavirus (compresi quelli dei servizi diagnostici e dei laboratori) hanno diritto a un riconoscimento economico – hanno chiesto di nuovo il ritiro del Fis, sostenendo che l’erogazione extra rendesse non più credibili le affermazioni sulle paventate "difficoltà economiche". La riunione si è chiusa con un nulla di fatto. Quindi, premi confermati e Fis applicato al 40% per due giorni a settimana e per due mesi (come previsto dal decreto "Cura Italia"), con posticipo della procedura al 20 aprile 2020. "Siamo convinti che occorre evitare la guerra tra poveri – la presa di posizione del Sgb –. L’amministrazione ha voluto spaccare il comparto con un’elargizione per categorie".




.
FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

I Malati di COVID Metteteli nelle RSA per 150EuroGiorno

l’incredibile delibera dell’8 marzo   della Regione Lombardia

l’incredibile delibera dell’8 marzo   della Regione Lombardia

l’incredibile delibera dell’8 marzo   della Regione Lombardia

l’incredibile delibera dell’8 marzo 
della Regione Lombardia

Avanti con altri racconti drammatici che spiegano perché nella nostra regione, e in particolare nella nostra provincia, abbiamo assistito e stiamo ancora assistendo a una strage senza limiti.
Oggi Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, associazione che raccoglie in un’unica sigla oltre quattrocento case di riposo, ha spiegato a Il Quotidiano del Sud perché da noi abbiamo assistito a un numero di vittime senza eguali nel resto d’Italia, soprattutto tra gli anziani.
Sipario alzato sulla delibera XI/2906 dell’8 marzo 2020 della giunta lombarda, che chiedeva alle aziende territoriali della sanità di individuare nelle case di riposo le strutture autonome per assistere pazienti Covid 19 a bassa intensità (pur con la richiesta di mettere i malati in padiglioni separati o in strutture fisicamente indipendenti).
«Chiederci di ospitare pazienti con i sintomi del Covid 19 è stato come accendere un cerino in un pagliaio: quella delibera della giunta regionale l’abbiamo riletta due volte, non volevamo credere che dalla Regione Lombardia potesse arrivarci una richiesta così folle – spiega Luca Degani -. Dopo la delibera abbiamo chiesto chiarimenti, la maggior parte delle nostre strutture non hanno dato seguito alla richiesta della Regione. Ma c’è chi l’ha fatto. Dipendiamo per un buon 30% dai finanziamenti della Regione, logico che molti abbiano paura di perderli”.
Logica e drammatica la domanda che si pone lo stesso Luca Degani: “Come potevamo accettare malati ai quali non era stato fatto alcun tampone né prima né dopo? Senza dire, che il nostro personale sarebbe stato comunque a rischio. Si sono infettati medici e sanitari in strutture molto più attrezzate delle nostre. Non ci hanno dato i dispositivi di protezione ma volevano darci i malati… insomma».
Difficile commentare la decisione di chi amministra la Lombardia, visto che tutti sanno che nei ricoveri ci sono persone anziane, la media è di ottant’anni, spesso con pluripatologie. L’idea della giunta regionale è stata quella di affiancargli i malati di coronavirus.
E mentre il presidente della Regione Attilio Fontana da ieri ha obbligato ognuno di noi a portare sempre con sé la mascherina, ci segnalano tanti cittadini, sia quelli di Bergamo, che del resto della nostra provincia, che in questo momento i dispositivi ora obbligatori sono pressoché introvabili. 

Ieri la GdF ha perquisito la sede della regione Lombardia leghista
 dalla A alla Zeta,portando via parecchi documenti..
Con Fontana cambiati il 90% dei direttori sanitari (la sanita è la mucca più prolifica da mungere).
E' per questo che #Salvini propone di rinviare le indagini..
Ha paura che si scopre che le case di riposo sono state riempite con molti malati di #coronavirus..anzi le direzioni sanitarie se li sono contesi come merce rara..la regione paga 170 euro al giorno per ogni ospite... I morti sono morti..e non torneranno più in vita ! Ma questi due balordi, questi due tour operator disonesti e farabutti non dovrebbero più gestire neanche una bocciofila altro che la fase 2.

3 Giorni Fa Fontana Chiude le Librerie
 che il Governo Voleva Aprire,
oggi Fontana Vuole Aprire Tutto ???



.
FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

Borgonzoni e Salvini Parlateci del Pio Albergo Trivulzio

Borgonzoni e Salvini Parlateci del Pio Albergo Trivulzio


Chiusa la prima parte di indagini ministeriali relative al Pio Alberto Trivulzio di Milano con le conclusioni rese dalla sottosegretario Zampa a Radio Capital nella trasmissione Circo Massimo, con Massimo Giannini ed Oscar Giannino, la Lega di Salvini si trova l’ennesima gatta da pelare. Una gatta ferocissima. Perché al Pio Albergo Trivulzio le cose non sono andate bene. E Salvini  ha commentato che “le indagini negli Ospedali andavano fatte dopo”. Guarda un po’…

Il commento di Salvini risulta ancor più fuori luogo se si ripercorrono le dichiarazioni della sottosegretario Zampa a Circo Massimo riprese anche dal nostro quotidiano Milano Notizie.

(…) le “disposizioni erano valide per tutti, non solo per la Lombardia. Sia l’Istituto Superiore di Sanità che una circolare del Ministero imponevano di controllare l’ingresso di possibili casi positivi. Invece lì c’è stato un numero di decessi anomalo, molto alto”, 
sottolineando che la questione è “molto delicata”.

Zampa (PD) non c’è andata giù leggera nemmeno con la Giunta Fontana: “Dal primo giorno la loro politica è stata quella di disattendere le indicazioni del governo e di andare in direzione contraria e prendere le distanze. Questo è avvenuto per ragioni politiche. Dovremmo chiederci come mai la Lombardia abbia un numero di contagiati sproporzionatamente alto rispetto alle altre regioni“.

E Salvini  ha commentato che “le indagini negli Ospedali andavano fatte dopo”. Non un “mi dispiace”, non un “le indagini sono anche a nostro beneficio”, non un “dimostreremo che l’odiata piddina Zampa si sbaglia”. No. Soltanto un “le indagini negli Ospedali andavano fatte dopo”. Capite che c’è qualcosa che comincia ad incepparsi nella opportunistica strategia politica del Tribuno Leghista tanto disperatamente solo dentro il suo sogno del datemi pieni poteri che ha affogato nei mojito del Papeete, da non rendersi nemmeno conto che questi suoi fendenti a vuoto, contro il nulla, contro se stesso, in ultima analisi – perché la Giunta leghista del Pirellone pagherà un prezzo altissimo per i suoi errori e per i 12mila morti da coronavirus 
che ha sul groppone, e non sto dicendo responsabilmente.

Ora ci si aspetterebbe dalla Lega dell’Emilia Romagna e dalla candidata perdente Borgonzoni, quella che invece di fare il capo dell’opposizione se ne è tornata di corsa a Roma, qualcosa di più del silenzio o delle facili battute. Nel caso una gliela suggeriamo noi, a Salvini, a Borgonzoni e ai leghisti dell’Emilia-Romagna: è scontata, ma dovuta. “Parliamo del Pio Albergo Trivulzio”.


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

.

loading...
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Post più popolari