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lunedì 31 agosto 2020

Chi è Flavio Briatore ?

Chi è Flavio  Briatore ?



L’Espresso se lo chiese in questo articolo del 2010 a firma Mauro Munafò. Briatore ha sempre negato tale ricostruzione, mentre gli autori del libro “Il signor Billionaire" hanno sempre confermato. Ognuno legga bene l’articolo, non poco inquietante, e faccia le sue valutazioni.

“Le vittorie in Formula 1, il matrimonio con la Gregoraci e i flirt con le top model, lo yatch da sogno e il Billionaire, la discoteca dei ricchi in Sardegna. Quando si parla di Flavio Briatore, sono queste le parole d'ordine della cronaca nazionale, gossippara e non. Eppure nel passato del manager di Cuneo ci sono zone d'ombra che stonano con la vita super-pubblica che conduce adesso.

Sono gli anni '70 e '80, passati tra Cuneo e Milano, in cui un giovane assicuratore inizia a costruire quello che poi sarà Mr Billionaire. E nella sua cerchia non mancano i personaggi discutibili, il gioco d'azzardo, le truffe, la latitanza all'estero e le morti sospette. Una scalata al successo partita dal basso e dalla provincia che non si legge però nella biografia ufficiale di Briatore, che a quegli anni dedica qualche riga generica e poco convincente.

A scavare nella vita del manager ci hanno pensato Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma, tre giovani giornalisti autori di "Il signor Billionaire; ascesa, segreti, misteri e coincidenze", appena pubblicato da Aliberti Editore. I tre sono partiti da una serie di articoli di Gianni Barbacetto del '99 per approfondire i misteri del passato di Briatore. Un lavoro fatto alla vecchia maniera, cercando tutti i vecchi soci, i vecchi amici, le fidanzate e i conoscenti del rampante Flavio. E trovandosi spesso davanti un muro di omertà e di consigli a lasciar perdere questa storia, di non chiedere oltre perché ci sono verità "che fanno morti e feriti".

La storia di Briatore sembra il sogno americano, coniugato però alla realtà italiana. Figlio di maestri elementari, si diploma geometra, fa l'assicuratore e apre un ristorante (il Tribula) che chiuderà dopo poco per debiti. Ma la svolta arriva nei primi anni '70, quando lavora con Attilio Dutto, un costruttore locale che rileva la Paramatti Vernici. Nel frattempo Briatore si occupa per alcuni casinò (gestiti dalla malavita) di portare clienti ai tavoli, intascandosi una parte delle loro perdite. Al giro lo introduce Ilario Legnaro che con il boss catanese Gaetano Corallo (vicino al clan Santapaola) si occupa proprio di questo. Tra i clienti portati ai casinò da Briatore c'è proprio Dutto che perderà parecchie decine di milioni nelle sale di Nizza e della Costa Azzurra.

Nel 1979 Attilio Dutto salta in aria con la sua auto: un delitto che non ha mai trovato un responsabile. Dalle testimonianze raccolte nel libro si configura però la mano della mafia. Pare inoltre che lo stesso Dutto volesse "rovinare" Briatore per le truffe che gli aveva giocato. Di sicuro con Dutto scompare anche un capitale stimato in almeno 30 miliardi di lire, che non si sa dove vanno a finire.

Con la fine degli anni '70 e la morte di Dutto, Briatore si trasferisce nella nascente 'Milano da bere', dove conosce la sua prima moglie (fino a oggi tenuta quasi nascosta) e frequenta la gente che conta del capoluogo meneghino, non ultimo Bettino Craxi. Organizza feste e si mette in affari con il conte Achille Caproni, della cui moglie è nel frattempo amante. Con l'amico Emilio Fede, secondo gli autori del libro, organizzerebbe truffe ai tavoli verdi, finché la polizia non lo scopre e lui deve fuggire a St.Thomas, nelle isole Vergini, con moglie al seguito.

Latitante e costretto a rimanere fuori dall'Italia fino all'amnistia del 1990, Briatore si consola nella sua vita da sogno alle isole Vergini e apre e gestisce una rete di negozi per Benetton, un locale notturno e una gelateria. Da lì ci saranno la Formula 1, i mondiali con Schumacher e...mister Billionaire. Il "self made man" di Verzuolo in provincia di Cuneo ormai ce l'ha fatta: è diventato qualcuno, è famoso nel mondo, ricco e invidiato.

"E' il personaggio simbolo di un'intera classe dirigente", spiega Andrea Sceresini, uno degli autori. "La sua immagine pubblica non risente affatto del suo passato. Molte di queste storie sono state scritte anche dai giornali negli anni '70 e '80 e basta una ricerca in archivio per tirarle fuori. I media però si limitano a riportare quello che dice lui e la sua versione della storia".

Una versione che da copione prevede poche righe di biografia ufficiale e qualche risposta evasiva a chi gli chiede conto del passato. Una storia tutta italiana”.

(da "L'Espresso" dell''8 novembre 2010




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FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

Assenteisti e Fannulloni Parlamentari a Tempo Perso

Assenteisti e Fannulloni Parlamentari  a Tempo Perso



Meno sono, più lavorano. 
C’è chi è mancato al 99% delle votazioni 
E l’attività legislativa si concentra su poco più 
del 10% degli eletti

Quattordici lo frequentano da più di vent’anni. Pier Ferdinando Casini, il recordman in materia, ci ha messo piede per la prima volta il 12 luglio 1983. Altri ancora sono eletti, ma a votare in Aula vanno una volta su cento (e non per modo di dire). Tra le 945 storie che il Parlamento offre a ogni legislatura, anche questa volta non ne mancano di curiose, soprattutto perché l’alto numero di deputati e senatori difficilmente consente un controllo quotidiano sulla loro attività. Motivo per cui un taglio degli eletti, più che la deriva autoritaria paventata dal fronte del No al referendum potrebbe invece essere occasione per un utile snellimento. Basta guardare alcuni dati per scoprire come gran parte degli eletti passi il tempo altrove più che in Parlamento, come hanno notato anche Tito Boeri e Roberto Perotti su Repubblica: “Nella passata legislatura il 40% dei deputati e il 30% dei senatori ha disertato più di un terzo delle votazioni; l’attività legislativa si è concentrata su poco più del 10% dei parlamentari che hanno sommato tra loro più di un incarico, mentre due terzi non hanno ricoperto alcun ruolo”.

Chi l’ha visti? In fuga dalle Camere

I dati diffusi da OpenParlamento sulle presenze in Aula di deputati e senatori sono allarmanti. Le percentuali sono calcolate non sulle sedute, ma sul totale delle votazioni svolte da inizio legislatura. Alla Camera il primato tra gli assenteisti spetta a Michela Vittoria Brambilla (Forza Italia), che dal 2018 ha partecipato soltanto a 78 votazioni su 6.304. Risultato: il tasso di assenze è del 98,76%. Ci si avvicina Antonio Angelucci, dominus della sanità privata laziale che supera il 94%di assenze a Montecitorio. Più distante Vittorio Sgarbi, tornato in Parlamento dopo 12 anni ma senza far troppo l’abitudine all’Aula: OpenParlamento riporta un 79,52% di assenze alle votazioni. A Palazzo Madama le cose non vanno meglio. Senatori a vita a parte, la percentuale di assenze più alta ce l’ha Tommaso Cerno, eletto col Pd e di recente passato al Misto, mancato all’84,31% dei voti. Segue il forzista Niccolò Ghedini, il fedelissimo avvocato di Silvio Berlusconi assente nel 69% delle sedute analizzate.


Altro da fare Più poltrone per tutti

D’altra parte, lo si è accennato, il tempo per fare il parlamentare è un lusso che non tutti hanno a disposizione. È ancora OpenPolis ad aver realizzato un’indagine sugli incarichi privati di ogni eletto, scoprendo che la maggior parte dei deputati e dei senatori, al momento dell’elezione, aveva un ruolo nel board di almeno un’azienda. Anche qui si arriva a casi estremi, come quello di Guido Della Frera, deputato di FI alla prima legislatura: al marzo 2018, quando è diventato parlamentare, Della Frera aveva 21 incarichi in aziende, oltre a partecipazioni in 8 imprese. Su tutte c’è il Gdf Group, holding attiva nell’immobiliare e nel settore alberghiero.

Notevoli anche i 16 incarichi censiti per Daniela Santanché, senatrice berlusconiana socia e presidente di Visibilia Editore, oltreché di imprese dell’edilizia e di prodotti bio. Poco sotto, nella classifica dei più attivi nelle imprese, c’è un altro forzista, il deputato Maurizio Carrara, con interessi nel manufatturiero e nell’immobiliare che al momento dell’elezione risultava consigliere di ben 14 società.


Trai più attivi negli altri partiti ci sono poi i leghisti Massimo Bitonci e Giulio Centemero (11 incarichi a testa), il 5 Stelle Michele Gubitosa (otto incarichi) e alcuni giallorosa dagli interessi ingombranti, come Andrea Marcucci (sette incarichi, tra cui quello del colosso farmaceutico Kedrion) e Matteo Colaninno (Italia Viva), presente in sette imprese e soprattutto nel gioiello di famiglia Immsi (nautica, meccanica e alberghi).

Tasso zero Leggi, mozioni e altre fatiche

Per capire quanto un parlamentare lavori i numeri non bastano. Possono però aiutare a farsene un’idea. Durante la scorsa legislatura OpenParlamento aveva elaborato un “indice di produttività” calcolato sulla base delle proposte di legge presentate, delle presenze, degli interventi e così via. Un metodo non scientifico – e la fondazione sta lavorando per migliorarlo, tanto che i dati su questa legislatura non sono disponibili – ma utile a far emergere storture.


Spulciando tra i dati aggiornati al 2018, si scopre che molti dei parlamentari con indice più basso sono stati rieletti. È il caso di Gianfranco Rotondi: chiuse la scorsa legislatura al 619 esimo posto tra i deputati più produttivi, con un indice di 29,33 ben lontano dalla primatista alla Camera, la dem Donatella Ferranti (1.752), ma anche dalla media degli eletti, che si assestava a 213.

Peggio avevano fatto il deputato leghista Carmelo Lo Monte (620esimo), con un indice di 26,8 nonostante il suo partito fosse il più attivo (media oltre i 400), e il forzista Alfredo Messina al Senato (305esimo; 26,63). Nulla però in confronto a Antonio Angelucci e Niccolò Ghedini, uno a Montecitorio e l’altro a Palazzo Madama: il primo, 623esimo per produttività, fermo a 0,78; il secondo, 311esimo su 315, a 0,94. A ogni modo non si tratta di casi isolati, se si pensa che il 90% dei gruppi alla Camera e l’83,33% di quelli al Senato ha la maggior parte dei membri che produce meno della media. A dimostrazione che in molti sono già esclusi, di fatto, dall’attività del Parlamento.




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FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

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Pedemontana Chiusa per Allagamenti

Pedemontana Chiusa per Allagamenti



Vicenza, Autostrada Inaugurata pochi mesi fa 

Chiusa per allagamenti. La Regione si giustifica: “L’acqua arriva dai campi coltivati”

La Pedemontana Veneta, del costo sulla carta di tre miliardi di euro, è stata interrotta “in via precauzionale” nel tratto compreso tra Malo e la A31 Valdastico. I comitati che si oppongono: "A poco serve cercare giustificazioni, il nostro è un territorio di terra e acqua che ora ha dimostrato cosa può provocare la pioggia"


L’autostrada è allagata a causa della pioggia e resta chiusa per un giorno, nonostante sia un’infrastruttura nuova di zecca. Tutta colpa dei terreni che si sono riempiti d’acqua e l’hanno lasciata tracimare sulla sottostante carreggiata. Nessuna responsabilità da parte del costruttore o della struttura tecnica della Regione Veneto che deve controllare la realizzazione della più importante opera stradale cantierata in Italia, la Pedemontana Veneta, del costo sulla carta di tre miliardi di euro, in realtà molto di più a causa del project financing. La tesi dello “scaricabarile” è sostenuta in un comunicato stampa diffuso dalla Regione Veneto in merito alla chiusura “in via precauzionale” della superstrada nel tratto compreso tra Malo e la A31 Valdastico. Si tratta di 5 chilometri, inaugurati alcuni mesi fa (su un totale, finora, di una dozzina di chilometri). Sono una piccola parte dell’intera opera di 94 chilometri, che ha visto la posa della prima pietra nove anni fa, nel novembre 2011, ma sufficienti per dimostrare l’esistenza di criticità, che già si aggiungono a quelle sospettate dalla magistratura.



Il movimento che si oppone alla Pedemontana ha avuto buon gioco a diffondere una nota poche ore dopo la chiusura. “Lo avevamo detto ed è capitato, il Mose della terraferma veneta, la Superstrada Pedemontana Veneta si è allagata. Il casello di Malo, aperto a giugno, è chiuso e non funziona. Il blocco era visibile dalla rotatoria di San Tomio di Malo che immette al casello. Risulta, inoltre, esondata la roggia Riale a Breganze che affluisce nel Laverda interessando anche qui la Pedemontana”. La causa? “Si è allagata una canna del tratto compreso tra A31 e casello di Malo. Dispiace avere ragione, ma le capacità tecniche dei salernitano-piemontesi sono quelle che dimostrano i fatti. A poco serve cercare giustificazioni, il nostro è un territorio di terra e acqua che ora ha dimostrato cosa può provocare la pioggia”. Il riferimento è alla Sis, la società che sta costruendo l’opera in quanto concessionaria. I comitati puntano il dito contro il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il suo assessore Gianpaolo Bottacin: “Adesso li vedremo nell’ennesima puntata con la supercazzola dell’impegno per aiutare i veneti, arrampicandosi sugli specchi e prendendosela ‘con i segni dei tempi’. Invece, dovrebbero dichiarare anche l’emergenza Spv, perché col fischio, caro Luca, che riuscirai ad aprirla”. E spiegano: “Oltre ai due innesti su A27 e A4, al tunnel Malo-Castelgomberto, adesso mancano i tunnel artificiali di Malo A31, aperti a giugno”.

Che il nuovo tratto di autostrada si sia allagato è quantomeno inconsueto. Pronta la replica della Struttura di progetto della Regione Veneto. “La chiusura si è resa necessaria in quanto, a causa delle forti e violente precipitazioni, la sede stradale è stata invasa anche dall’acqua proveniente dai terreni ad essa adiacenti, estesamente inondati”. Ma le piogge non sono una variabile in sede di progetto? Risposta: “Sulla base degli studi idraulici effettuati in fase di progettazione, il dimensionamento del sistema di smaltimento idraulico è tarato al fine di allontanare le acque scolanti delle scarpate e della piattaforma stradale: la tracimazione dai campi alla strada dipende dall’inadeguatezza del sistema di raccolta delle acque piovane nelle ampie superfici coltivate a nord dell’infrastruttura”. La colpa è dei contadini? Non direttamente. “Questo conferma la necessità di provvedere con continuità ai lavori di manutenzione da parte dei Consorzi di Bonifica della rete di scolo, ma anche all’efficientamento e al ripristino del reticolo minore dei fossati”. Eppure si ammette che il problema era previsto. “La problematica era già stata tecnicamente sollevata e per questo sono in fase di studio delle soluzioni individuate nell’ambito dei ‘tavoli idraulici’ già attivati dalla Regione con i Consorzi interessati e con il Concessionario”.




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FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

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giovedì 27 agosto 2020

Flavio Briatore è Positivo al Covid-19



Flavio Briatore è Positivo al Covid-19

#Briatore aveva detto in TV di averla già avuta ( Covid )
 e che si era curato con la #Tachipirigna ...

Lo rivela l’ospedale San Raffaele presso cui è ricoverato.

Prima 6.
Poi 11.
Adesso 52.

No, non sono i numeri del Lotto. 
Sono i numeri dei dipendenti del Billionaire risultati positivi al Covid-19.

Mentre Briatore, cioè, si godeva lo champagne a Montecarlo, i suoi lavoratori si ammalavano.

Mentre lui rilasciava dichiarazioni incredibili contro il sindaco di Arzachena, il suo locale diventava a tutti gli effetti un focolaio.

Mentre il piccolo bar di periferia rischia la chiusura per mancanza di distanziamento, i privilegiati si salvano grazie al loro nome altisonante.

Altro che migranti.

Quando la si smetterà di dar spazio a gente simile sui giornali?
Quando la si smetterà di chiedere l'opinione medico-scientifica di un imprenditore privo non solo della benché minima etica ma anche delle conoscenze necessarie per potersi esprimere?

Perché il saldo da pagare di chi conosce il prezzo di tutto
 e il valore di niente a pagarlo siamo unicamente noi.

Noi e quei lavoratori, la cui vita non è un numero del Lotto.


Ma chi lo avrebbe mai detto?

Mentre siamo qui a dare ascolto alle improbabili diagnosi cliniche della dottoressa Santanché (roba da far impallidire la “nipote di Mubarak”), ricordiamo che il signore qui sotto, prima di presentarsi all’ospedale con una sospetta prostatite e una sicura positività al Coronavirus, ha lasciato dietro di sé 60 dipendenti contagiati, di cui uno in terapia intensiva, una scia incalcolabile di piccoli o grandi focolai e una quantità incommensurabile di insulti, sciocchezze sesquipedali
 e offese a chiunque osasse parlare di virus.

Perché la verità - una volta finito lo show e spente le telecamere - è che la gente come Briatore si ammala, si fa curare dagli amici privati e, dopo un po’ di strizza, risale a bordo del suo yacht a Montecarlo, pronto a tornare a fregarsene di tutto e di tutti, come ha fatto per una vita intera.

Ma i danni provocati dalle sue idee, le sue azioni, la sua tracotante superbia, quelli restano.
E sono sempre gli stessi a pagarli.

È colpa del vento sardo. E della prostatite mocciolosa.

Flavio Briatore, in una (sua) patetica intervista al Corriere di oggi in cui l’intervistatrice sembra quasi credergli, dice che lui è andato in ospedale per una prostatite e “«Intanto che ero qui, ho fatto il tampone e ancora non so se sono positivo”. 
“Può darsi che sia positivo, coi venti forti della Sardegna”...
Alla domanda sulla polmonite sorvola. Non risponde praticamente a nulla.

Quindi: a) ora potrà dire che lui non ha proprio pensato al Covid perché aveva un’altra patologia e se la sfanga dall’accusa di aver sottovalutato i sintomi del Covid. Non ci ha proprio mai pensato, porello, mica avrebbe mai messo a rischio amici, clienti, dipendenti. (Ah, il barman del Billionaire è in terapia intensiva. Per lui manco mezza parola. Gli auguri glieli facciamo noi) Fatto sta che il tampone chi torna dalla Sardegna dopo aver frequentato locali dovrebbe farlo subito e non “intanto che ero qui mi hanno fatto il tampone”. Lui martedì non ha ancora neppure i risultati, bizzarro.

b ) mica ha viaggiato tra Sardegna, Italia e Montecarlo, facendo una capatina nei suoi locali a Montecarlo, pensando che quei sintomi potessero essere Covid. È la prostata. La famosa prostata che dà come sintomi il raffreddore di cui ha parlato nell’intervista a Porro. E che gli ha diagnosticato Zangrillo al telefono. La speciale, inedita “prostatite mocciolosa”. (Zangrillo confermerà, come accadde con la famosa uveite di Berlusconi?)

C) “Può essere che abbia il Covid, coi venti che ci sono in Sardegna”. Questa è la migliore. Non si è eventualmente contagiato per lo stile di vita avuto in Sardegna, per il focolaio scoppiato al Billionaire, no. È colpa del clima della Sardegna. Maledetta isola ventosa che oltre a spingere le vele, da quelle parti, trasporta il virus come fosse polline.
Chissà come mai non è ancora scoppiata un’epidemia tra i sardi che lavorano tutto il giorno esposti ai venti, ma magari sui campi o in cantieri o al porto o altrove. A proposito, ha chiuso anche il suo Cipriani a Montecarlo per alcuni dipendenti contagiati. Ammazza come tira forte il vento sardo.

Dunque, non si assume responsabilità di alcun tipo, Briatore svicola.

Ora, ieri s’era detto che magari Briatore avrebbe imparato qualcosa da questa brutta vicenda.
A quanto pare ha imparato qualcosa, sì. Che laddove non ci si può giocare la carta dell’arroganza, ci si gioca quella della fuga.




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FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

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Matteo Salvini Multato Senza Mascherina


Matteo Salvini Multato Senza Mascherina



Matteo Salvini Multato Senza Mascherina






Matteo Salvini Multato Senza Mascherina



Matteo Salvini,  è stato finalmente, e una volta per tutte,
 multato per non aver indossato la mascherina durante
 il suo comizio di Benevento, tra passerelle, selfie e strusci.

1) Multato a Benevento per non aver indossato la mascherina
2) Denunciato dalla procura di Agrigento per procurato allarme.

Ad annunciarlo nientemeno che il sindaco della città, Clemente Mastella. Che, potrà piacere o meno, ma qui ha fatto quello che nessuno prima di lui aveva avuto il coraggio di fare: sanzionare questo piromane del virus a piede libero.

E due.
Dopo la denuncia di ieri, oggi arriva anche la multa.

C’è solo da augurarsi che sia la prima di una lunga serie. Perché esiste un limite oltre il quale la strafottenza e lo scempio delle regole civili non è più tollerabile.

E quel limite, quest’individuo, l’ha superato ormai da un pezzo.

Matteo Salvini Multato Senza Mascherina






Quello che è successo ieri è semplicemente meraviglioso.

Salvini decide di irrompere al Covid Center di Salerno, seguito dalla sua entourage più qualche politico locale al quale non sembrava vero di cogliere l’occasione per avere un momento di visibilità.

Insomma, arrivano all’ospedale e indovinate cosa fa il direttore?

Fa una cosa geniale. Gli chiude semplicemente la Porta in Faccia.

Ecco la meravigliosa dichiarazione del direttore del Covid Center:

“In relazione all’iniziativa di cui non è mai pervenuta preventiva richiesta a questa Direzione che ha visto irrompere in Ospedale il Segretario della Lega accompagnato da altri politici candidati locali, si precisa quanto segue:

1) Le norme di sicurezza e prevenzione legate all’emergenza Covid non consentivano e non consentono l’ingresso in Ospedale di persone estranee, a tutela della sicurezza dei pazienti e dell’interno personale. Nemmeno i familiari dei degenti, anche in casi di particolare gravità, possono accedere. E’ stato un atto non rispettoso delle regole, inopportuno in relazione anche all’attuale fase emergenziale e quanto determinatosi sarà oggetto di approfondimento.

2) Da un anno e mezzo, la Direzione dell’AOU Ruggi, come quella di tutte le Aziende Sanitarie della Campania, si attiene rigorosamente a una precisa disposizione firmata dal Presidente della Regione, che vieta ad esponenti di tutti i partiti di entrare negli ospedali per motivi politici, 
tanto più in periodo elettorale.

Gli Ospedali sono luoghi di Sofferenza e di Cura,
 non di demagogia, come in ogni Paese civile”.

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FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

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domenica 23 agosto 2020

Estate di Merda con Flavio Briatore

Estate di Merda con Flavio Briatore


Non è un’estate facile per nessuno. Chi rientra dall’estero e deve farsi 9 ore di coda per un tampone, chi non è stato all’estero e ha schivato gli assembramenti soggiornando una settimana all’hotel Belvedere di Rogoredo, chi è stato in discoteca a Gallipoli e sta facendo i tamponi pure per il cimurro, chi si vanta di aver trovato una spiaggia che se andavi in certi orari c’eri solo tu, poi gli chiedi “In che orari?” e ti risponde “dalle tre alle quattro del mattino, 
facevamo pure la pesca strascico con due albanesi”.

Insomma, un’estate complicata per tutti, ma per Flavio Briatore è davvero un’estate di merda. L’uomo il cui credo è “Il turismo delle ciabatte non dà niente al territorio” ha finito per prendersi a ciabattate con tutti - turisti, sindaci e commentatori social- investendo di una commovente utilità sociale proprio la ciabatta. La sua, certo, ricamata con le iniziali d’ordinanza, ma dove FB, nell’estate 2020, non sta più per “Flavio Briatore” bensì per “Focolaio Billionaire”.

Il tutto ha inizio con le foto della sua pizza nel nuovo locale “Crazy pizza” a Montecarlo. Se non le avete ancora viste, immaginate di arrivare tardi dal lavoro e di dire a vostro figlio adolescente al telefono: “Scaldati una pizza surgelata che io faccio tardi!”. Vostro figlio accende il forno e nel frattempo torna a giocare a Fifa20 davanti al computer, si dimentica della pizza in forno e dopo 40 minuti si ricorda. Ecco, quella è la foto della pizza sponsorizzata sui social da “Crazy pizza” di Briatore. Che voglio dire, se riesci a vendere a 25 euro quella pizza a un armatore russo abituato a pasteggiare a caviale e da Flavio Briatore è convinto di mangiare la vera pizza italiana con mozzarella di mucche che da una tetta buttano fuori latte
 e dall’altra Dom Perignon 2006, sei sicuramente un genio.

Un genio, però, che non tiene conto di due cose: della venerazione italiana per la pizza e della venerazione italiana per i delitti d’agosto, per cui l’omicidio della margherita perpetrato nella pizzeria di Briatore in piena estate, è diventato il tormentone del momento. A Briatore, l’italiano medio, ha perdonato tutto, dall’amicizia con Donald Trump alle fughe nelle isole Vergini per sfuggire alle condanne al lifting che lo ha trasformato in Eric di Beautiful. La pizza cianotica, con la mozzarella che sembra il Vinavil quando si secca, non gliela perdoneremo mai. Mai. Neanche se convertisse il Billionaire in un monastero per la terapia del silenzio.

Ma l’estate di merda di Briatore non si esaurisce con la pizza cagionevole. Briatore, col suo Billionaire, entra a gamba tesa anche sulla polemica relativa alle discoteche e alle decisioni di chiusura per il Covid. In particolare, se la prende col sindaco di Arzachena Roberto Ragnedda, colpevole di aver inasprito le restrizioni del governo in Costa Smeralda. “Abbiamo trovato un altro grillino contro il turismo!”, ha tuonato Briatore in un video postato su Facebook. E poi: “A me spiace per i nostri clienti, la costa Smeralda si stava riprendendo, abbiamo portato giù i calciatori, non capisco è una vendetta? Questa è gente che non ha mai fatto un cazzo nella vita, Arzachena nessuno sa dove cazzo sia, la conoscono lui e due pecore!”.

Ora, a parte che Flavio Briatore è rimasto ancora a quell’idea di turismo per cui se non hai Bobo Vieri sotto l’ombrellone, non fai girare l’economia, a parte che ora che ha perculato i sardi, se vuole tornare in Sardegna, farebbe bene a fare un secondo lifting e ad assomigliare a Giuseppe Verdi, a Geppi Cucciari, a chi vuole, purché non a se stesso (cioè a Eric Forrester), c’è da dire che qui Flavio Briatore ha avuto anche un po’ di sfiga. Anziché trovare il sindaco remissivo e impressionato dalle parole di sfida dell’imprenditore famoso, gli si è parato davanti un formidabile paraculo che prima lo ha sbeffeggiato dicendo che nel suo video di invettive lo aveva scambiato per Crozza, poi, con l’efficacia del passivo aggressivo che usa l’arma del sarcasmo, ha osato l’affronto peggiore.

Ha affondato: “Questa ordinanza serve a tutelare soprattutto gli anziani come lui”. Gli-anziani-come-lui. Roba che se prima Arzachena la conoscevano solo due pecore, dopo questa battuta la conoscono pure gli Uiguri in Cina. Immaginate la botta. Uno che a 70 anni sceglie le fidanzate su TikTok, ha la faccia più tirata della pasta della sua Crazy Pizza, inizia e chiude tutti i suoi video con “Ciao Ragazzi!” convinto di avere il target di Benji e Fede, si sente dare dell’anziano da un giovane sindaco di provincia. Non solo. Il giovane sindaco lo ha pure incluso nella categoria da proteggere col tono paternalistico di chi parla ai vecchietti indifesi, cagionevoli, fragili che le generazioni più giovani devono difendere da questa brutta epidemia. Roba che Briatore deve essere andato subito a piangere in una capsula criogenica. Tutto questo sarebbe già abbastanza per decidere in via definitiva che quella di Briatore è l’estate di merda più di merda che si possa immaginare, se non ci fosse stato un ulteriore colpo di scena: dopo aver invitato il sindaco di Arzachena a chiedere scusa ai suoi dipendenti, viene fuori che sei suoi dipendenti sono positivi al Covid. Quindi, al limite lui deve chiedere scusa ai suoi dipendenti e ai suoi clienti perché adesso ci sono decine, forse centinaia di persone che dovranno fare il tampone e finire in quarantena per essere state nei suoi locali. E a proposito di suoi locali.

Se fossi in Briatore, già che ci sono, farei fare il tampone pure alla sua pizza: ha la cosiddetta “faccia che non mi piace per niente”.

(Da Il Fatto)



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FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI


FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

Fontana Menzoniero ecco i Movimenti del suo Conto Svizzero

Fontana Menzoniero ecco i Movimenti del suo Conto Svizzero

Fontana Menzoniero ecco i Movimenti del suo Conto Svizzero

Il governatore ha detto che il conto con il suo tesoro nascosto al fisco "non era operativo dagli anni 

Ottanta". Ma è stato aperto nel 1997 e i soldi hanno continuato a uscire ed entrare fino al 2015

Giovanni Tizian



Era un conto non operativo”, ha detto il governatore Attilio Fontana a Repubblica. Ma i documenti 

smentiscono la sua versione sui conti all’estero intestati alla madre a partire dal 1997 e ai quali il 

governatore aveva accesso. 

I flussi finanziari dimostrano che il secondo conto estero, del quale Fontana era erede beneficiario, era 

molto attivo. Nel 2009 la madre di Fontana aveva 87 anni e sul deposito c’erano 4.565.839 milioni di 

euro, cinque anni dopo il conto era più ricco di quasi 200 mila euro.  

Fontana sapeva di queste movimentazioni sul conto estero in anni recenti? Il governatore non ha 

risposto neanche questa volta alle nostre domande.  






“I miei hanno sempre pagato le tasse, mio padre era dipendente della mutua, mia madre una super 

fifona, figurarsi evadere. Non so davvero dirle perché portassero fuori i loro risparmi.

 Comunque era un conto non operativo da decine di anni. 

Penso almeno dalla metà degli anni Ottanta”. Il presidente della 

regione Lombardia, Attilio Fontana, ha risposto così a 

Repubblica in una lunga intervista pubblicata oggi.

La versione del governatore lombardo, tuttavia, è contraddetta dai documenti bancari allegati al 

fascicolo della voluntary disclosure, lo scudo fiscale per il rientro dei capitali all’estero.

I documenti rivelano che nel 1997 la madre del governatore, Maria Giovanna Brunella, ha aperto il 

primo conto estero numero 247-683404 e ha affidato al figlio la procura,

 cioè la delega a operare su quel deposito.

La data è importante: nel 1997 il leghista era da due anni sindaco di Induno Olona, la madre una 

dentista di 74 anni. Perché, quindi, Fontana ha detto a Repubblica che il conto nei paradisi fiscali dei 

suoi genitori non era operativo almeno dalla metà degli anni Ottanta se nei documenti ufficiali risulta 

l’apertura del conto alle soglie del terzo millennio? Soltanto il presidente Fontana potrebbe spiegare 

questa contraddizione. Ma alle nostre domande inviate tramite l’ufficio stampa non ha risposto.

C’è di più. Nel 2005 il patrimonio presente sul conto aperto otto anni prima, è stato  trasferito in un 

secondo deposito collegato al trust Montmellon valley, con sede a Nassau, la capitale delle Bahamas. 

Di questo nuovo conto intestato sempre alla madre, Fontana era indicato come erede beneficiario. 

L’analisi dei flussi finanziari trasferiti da un conto estero all'altro dimostra il contrario di quello che ha 

dichiarato Fontana a Repubblica: “Non era operativo da almeno gli anni Ottanta”.



Tra il 2009 e il 2013, infatti, c’è vita sul conto che erediterà Fontana. Nel 2009 la cifra depositata è di 

4.565.839 milioni, l’anno successivo cresce di 129mila euro. 

Nel 2011, invece, il deposito è di 4.162.911 

milioni: decresce, quindi, di oltre mezzo milione di euro. L’anno successivo viene rimpolpato con 

442mila euro. Alla fine del 2013 sul conto giacciono 4.734.478 milioni, quasi 200mila euro in più 

rispetto al 2009. 

Cifre comunque inferiori ai 5,3 milioni ereditati da Fontana e regolarizzati nel 2015 con la 

voluntary disclosure. Rispetto al 2013 mancano 600mila euro rispetto a quelli indicati nella relazione 

sull’adesione volontaria allo scudo fiscale. Un altro mistero che solo il governatore può chiarire.

Durante questa altalena di movimentazioni bancarie all’estero, Fontana era sindaco di Varese e sua 

madre, l’intestataria del trust, una ex dentista di novant’anni. Più che un conto morto, “non operativo”, 

come ha sostenuto Fontana nella sua difesa con Repubblica, sembra al contrario molto vitale. Possibile 

che l’allora primo cittadino di Varese fosse all’oscuro delle mosse finanziarie della madre novantenne. 

Oppure ne era a conoscenza? Anche su questa questione Fontana

 ha preferito non rispondere alle nostre domande.

I documenti bancari restituiscono anche altri dettagli coperti finora dalla riservatezza che avvolge le 

procedure di adesione volontaria allo scudo fiscale. Procedura che ripulisce i tesoretti dell’evasione 

fiscale accumulati nei trust, che funzionano da cassaforte finanziaria, sparsi nelle isole dei Caraibi.

Per quanto Fontana sostenga che non si tratta di profitti da evasione, l’Agenzia delle entrate nel 

fascicolo della procedura di voluntary avviata nel 2015, dopo la morte della madre, ha scritto: “Le 

violazioni oggetto di emersione sono state commesse nel 2009, 2010, 2011, 2012, 2013”. 

E aggiunge il 

motivo della violazione: “Mancato assolvimento degli obblighi di monitoraggio fiscale”.

Le carte ufficiali non mentono. Fontana, avvocato esperto, dovrebbe saperlo.




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FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI

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sabato 22 agosto 2020

Le #Discoteche Non sono luogo di #Socializzazione

Le #Discoteche Non sono luogo di #Socializzazione


Sappiamo benissimo che sono depositi di #Alcool , spesso di Droghe ed Abusi. Non si Socializza un'emerita cippa perché si balla nel frastuono e neanche ci si vede."Smettiamola di essere ipocriti". Il mondo può fare a meno delle discoteche e di simil raduni che sono la rappresentazione della Solitudine Contemporanea: sei in mezzo alla gente, ma sei Solo. Apriamo le #Scuole , #Apriamo le #Università : l’ #Istruzione fa #Miracoli , #Salva l’umanità dalla #Povertà .

“Dunque, in Italia ci sono circa 3500 discoteche il cui reddito medio d'impresa (Ag. Entrate) è di circa 4600 euro all'anno.
Per cui 4600 euro moltiplicato per le 3500 discoteche farebbe circa 16 milioni di euro.
I proprietari di discoteche hanno dichiarato, tramite la propria associazione che avranno una perdita di 4 miliardi di euro.
Ora quando si parla di numeri bisogna intendersi, se 4 miliardi fosse Il fatturato e se avessero un utile di 16 milioni, sarebbe un affare che nessuno intraprenderebbe.
Se invece dichiarano che avranno una perdita di reddito di 4 miliardi a fronte di 16 milioni denunciati ci sarebbe una lieve Evasione di 3 miliardi e 984 milioni di euro.






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Steve Bannon Ruba dal Muro tra Stati Uniti e Messico


Steve Bannon Ruba dal Muro tra Stati Uniti e Messico Amico di salvini e meloni


Steve Bannon, ex stratega e consulente del presidente statunitense Donald Trump, è stato arrestato e accusato di frode in relazione alla campagna di raccolta fondi “We Build the Wall” per la costruzione del muro tra Stati Uniti e Messico con cui sono stati raccolti oltre 25 milioni di dollari da oltre 330 mila donatori. Ad accusare Bannon e altre tre persone è il Distretto Sud di New York. Gli altri arrestati sono Timothy Shea, Brian Kolfage,un veterano della guerra in Iraq, and Andrew Badolato.

Secondo l’accusa i quattro avrebbero utilizzato i fondi raccolti per scopi non coerenti con i propositi della campagna. “Era astato assicurato ai donatori che Brian Kolfage, il fondatore e volto pubblico della campagna We Build the Wall, non avrebbe ricevuto un centesimo. Al contrario gli imputati hanno organizzato il passaggio di centinaia di migliaia di dollari a Koflage che con questi fondi si è finanziato un dispendioso stile di vita “.

Ha affermato il procuratore Audrey Strauss. Bannon è stato arrestato questa mattina mentre si trovava a bordo di un imbarcazione davanti coste del ConnecticutLa Casa Bianca prende le distanze. Donald Trump “non ha nulla che fare con Steve Bannon dalla campagna elettorale e dall’avvio dell’amministrazione, e non conosce le persone coinvolte” nel progetto ‘We Build The Wall’. Lo ha affermato la portavoce Kaleigh McEnany. -Bannon è stato arrestato durante l’ultima giornata della convention democratica, in quella che è la giornata di Joe Biden con l’atteso discorso per l’accettazione della nomination alla presidenza.

Bannon sta cercando di aprire un centro di formazione sovranista nel nostro paese, che lui stesso ha definito “scuola dei gladiatori del populismo e nazionalismo”. La scuola “Dignitas Humanae Institute” sorgerebbe all’interno della Certosa di Trisulti, in provincia di Frosinone. Inizialmente il ministero dei Beni Culturali aveva revocato l’assegnazione della struttura poiché l’Istituto non presentava i requisiti finanziari necessari per sostenere il progetto e il pagamento del canone. La decisione del ministero è stata però revocata dal Tar per difetto di tempistica.






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Sostegno alle Partite Iva Finanziato con le Royalties Petrolifere

Sostegno alle Partite Iva Finanziato con le Royalties Petrolifere


Avete presente i 600 euro che alcuni deputati, soprattutto leghisti, avrebbero intascato?
 Ecco, si tratta di principianti.

Nel comune di Viggiano, in Basilicata, il sindaco leghista Amedeo Cicala  decide di realizzare una delibera generosa e curiosa allo stesso tempo: un nuovo sostegno alle partite Iva, 
finanziato con le royalties petrolifere.

La delibera viene approvata con i voti decisivi del sindaco Cicala e di un'assessora, Rosita Gerardi.

Una volta pubblicata la lista dei beneficiari, un giornale locale, analizzando i codici fiscali di alcuni dei 370 "vincitori", scopre una prima cosa interessante: a ricevere il bonus (da 3.000 euro) ci sono anche il sindaco Cicala, l'assessora Rosita Gerardi e il capogruppo di maggioranza Ettore Corona.

Ma non è finita qui. Perché lo stesso quotidiano decide di affinare la ricerca, scoperchiando il vaso di Pandora: di fatto l'intera famiglia Cicala tramite aziende di cui sono soci o proprietari, risulta "vincitrice" del generoso sussidio.

Il sindaco Amedeo Cicala e il fratello Giovanni risultano beneficiari non solo di 3.000 euro a testa per quanto riguarda le loro attività di avvocato e di architetto, ma di altre svariate migliaia di euro per alcune attività da loro possedute:

- 2.000 euro tramite la "Cga srl", di cui sono entrambi soci al 50%;

- 2.000 euro tramite la "Lucania costruzioni srl", di cui i quattro fratelli Cicala (sindaco compreso) sono proprietari al 60% (il restante 40% appartiene al padre, Antonio Cicala). Tra i quattro fratelli vi è anche Carmine Cicala, anche lui leghista e presidente del consiglio regionale della Basilicata.

- 5.000 euro tramite la "Cicala Arredamenti", il cui proprietario è Claudio Cicala, fratello del sindaco Amedeo.

Altri 5.000 euro, infine, sono andati alla "Eurolavoro Service Sas", che appartiene al marito dell'unica sorella Cicala.





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venerdì 21 agosto 2020

La Classifica degli Onorevoli più Assenti


La Classifica degli Onorevoli più Assenti

LICENZIATA

 in aula dopo un anno di legislatura
Alla Camera è in testa la forzista Michela Vittoria Brambilla con il 98,5% di assenze. Al Senato è Tommaso Cerno a guidare gli assenteisti


È passato un anno da quando il Parlamento eletto alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo 2018 si è insediato. La XVIII legislatura è entrata nel vivo giusto un anno fa con l’arrivo in aula del Documento di economia e finanza varato dal governo Gentiloni il 26 aprile.

Chi sono deputati e senatori più assenti? Se lo è chiesto Il Fatto Quotidiano, che oggi ha pubblicato la classifica basata sui dati di openparlamento.it: dati che conteggiano però nelle assenze anche l’astensione dal voto, quindi un legittimo atto politico.

Prima la Camera dei Deputati:

Nella top ten degli assenteisti quattro su 10 sono di Forza Italia. In cima alla classifica c’è Michela Vittoria Brambilla, assente al 98,5% delle votazioni. [...] La scorsa legislatura superò di poco l′1% di presenze, ma non risultò tra gli assenteisti per via di una straordinaria percentuale di missioni, vale a dire attività autorizzate da Montecitorio, pari all′80%.

Dopo la Brambilla c’è Antonio Angelucci, anche lui di Forza Italia: l’imprenditore, proprietario di Libero e Il Tempo, è assente all′89% delle votazioni. 

Terzo un grillino, Leonardo Penna, scrittore amante della cronaca nera: le sue assenze toccano quota 78%. Fuori dal podio, con il 74,8%, c’è l’imprenditore berlusconiano Guido Della Frera, seguito a stretto giro da Giorgia Meloni e Vittorio Sgarbi: entrambi risultano assenti al 73% delle votazioni. 

Al Senato invece le percentuali di assenteismo sono più contenute:

Tolti i senatori a vita, in pole position c’è Tommaso Cerno, l’ex direttore dell’Espresso, finito nelle liste del Pd per volere di Matteo Renzi. Per lui, come recita il proverbio, assalto francese e ritirata spagnola: all’inizio sempre presente al fianco di Renzi, ora desaparecido. La sua percentuale di assenze è del 76,9 per cento.

Secondo in classifica l’avvocato di Silvio Berlusconi, il senatore forzista di Niccolò Ghedini con il 61,3%. Sul terzo gradino del podio Stefania Craxi, con il 57,3% di assenze, anche lei di Forza Italia. Subito dietro il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Larussa, con il 55,4%. Quinto un altro forzista, l’ex ministro Paolo Romani, con il 45,6%.



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Romeo della Lega Condannato per Rimborsopoli

Monza: Romeo (Lega) condannato a venti mesi per Rimborsopoli in Regione


Monza: Romeo (Lega) condannato a venti mesi per Rimborsopoli in Regione

Il capogruppo al Senato della Lega, il monzese Massimiliano Romeo, condannato a Milano a venti mesi (pensa sospesa) per il processo Rimborsopoli.

L’attuale presidente dei senatori della Lega, il monzese Massimiliano Romeo, è stato condannato a venti mesi nell’ambito del processo “Rimborsopoli”, l’inchiesta sulle spese pazze in Regione Lombardia aperta quando era consigliere al Pirellone.

Il tribunale di Milano ha condannato in tutto 52 dei 57 imputati tra ex assessori e consiglieri regionali a pene comprese tra un anno e cinque mesi e fino a quattro anni e otto mesi. Tra loro Renzo Bossi, figlio di Umberto, a due anni e sei mesi e Nicole Minetti di Forza Italia a un anno e otto mesi. A Romeo sono state contestate spese indebite, come pranzi, in un periodo di quattro anni: la condanna è sospesa e non sarà menzionata nel casellario giudiziario.

«Sono convinto di aver agito correttamente, in ogni caso ho restituito da tempo alla Regione la somma contestata dai magistrati e, a dimostrazione della mia buona fede, quelle per cui ho chiesto il rimborso tra il 2010 e il 2012 - ha dichiarato nel 2014 Romeo al Cittadino - «Non ho presentato scontrini per acquisti personali o voluttuari. Ho chiesto il rimborso solo per pranzi e cene istituzionali o di rappresentanza».




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giovedì 20 agosto 2020

Festa a Porto Rotondo ed al Rientro Stanno Male Tutti

Festa a Porto Rotondo ed al Rientro Stanno Male Tutti


 Giovani Positivi al Covid, scatta l'Allarme
Sono otto e tutti di Roma nord: le prime due contagiate si sono sentite male poco dopo il rientro. Tracciamento dei contatti per la comitiva. «C’erano anche dei milanesi»

Un cluster di importazione arrivato già a otto Covid positivi. E una festa in una nota discoteca di Porto Rotondo in Sardegna (dell’8 agosto) che si è trasformata in un incubo per una comitiva di romani.

Uno dei cinque ragazzi è tornato dalla Sardegna con l’aereo privato: gli altri, prima di rientrare a Roma con voli di linea e traghetti, hanno fatto tappa anche all’Argentario. Classiche vacanze «mordi e fuggi» in questa estate segnata dal Covid-19. Purtroppo la peggiore modalità possibile nell’estate del virus, perché i contagi possono essere diffusi da una regione all’altra. Ha impiegato poco l’allarme Covid, proprio nel giorno in cui il governo firma un’ordinanza che sospende l’attività delle discoteche fino al 7 settembre, a raggiungere Roma nord, dove risiedono alcune facoltose famiglie della Capitale. Tra le quali quelle dei cinque ragazzi (tutti tra i 18 e i 20 anni) che hanno condiviso la vacanza in Costa Smeralda, tra discoteche e locali notturni. L’allerta e la paura scattano poco dopo il rientro, quando due compagne di viaggio iniziano a non sentirsi bene.


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4 positivi su uno yacht di settanta metri, 450 in quarantena nel villaggio vacanze di Santo Stefano, una turista laziale in fuga dopo essere risultata positiva, 5 ragazzi romani che portano il contagio da Ibiza e pensano bene di farsi il giro dei locali a Porto Rotondo.
E' il bollettino odierno nella Sardegna delle vacanze.
Ci tocca concludere che i porti da chiudere erano ben altri,
 rispetto a quelli di cui blatera la propaganda leghista...

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Samantha Cristoforetti

Samantha Cristoforetti


È ignorata da tutti la notizia delle dimissioni di Samantha Cristoforetti dalle forze armate. Un scelta personale si è detto. Beh, in parte è vero, ma in questo c'è una causa tipicamente italica. Questa straordinaria donna è un mito mondiale, uno dei personaggi più rappresentativi della scienza italiana: le sono stati intitolati un asteroide, una bambola Barbie ed un fiore. Ambasciatrice UNICEF, Cavaliere e Commendatore, ha una laurea specifica e due ad honorem. Pilota di caccia è stata scelta per le missioni spaziali al termine di una selezione massacrante fra 8.500 candidati, e ha un record di permanenza in orbita di 199 giorni.
Vola come astronauta ESA, portando i colori italiani sulla tuta in quanto appartenente all'aviazione militare, È anche ufficiale Medico, e parla con certificazione massima inglese, francese, tedesco, russo e cinese. Ha scritto libri di divulgazione in tre diverse lingue.
Beh, pare che per ragioni politiche in Italia le preferiscano un altro astronauta, che pur essendo costato al contribuente una dozzina di milioni in preparazione non ha passato gli esami ed i test, venendo comunque promosso ad un grado militare superiore alla Nostra, senza aver fatto un giorno in orbita. Non riuscendo a farlo volare con la ESA, che accetta solo i migliori al mondo, finirà per andare in orbita a pagamento di 60 milioni (nostri) con i russi.
Così la Cristoforetti si è dimessa, con molto garbo come suo stile. Il prossimo volo lo farà sempre con la ESA, ma senza la bandierina italiana. In futuro probabilmente sarà astronauta in Cina, apprezzata dal Partito Comunista Cinese,dove è già una star in TV per i suoi programmi di divulgazione, che tiene in cinese. Sempre senza bandiera italiana, of course.
Manco ci si vergogna più, anni fa il portavoce dell'Agenzia Spaziale Italiana era un parrucchiere ( mestiere notevolissimo tra l'altro) promosso all'incarico per motivi politici. Quando si alzava per parlare i rappresentanti degli altri paesi uscivano tutti come protesta silenziosa,ormai non c'è da stupirsi più di nulla. Una eccellenza assoluta ancora una volta preferita
 ad un raccomandato che non ha passato...
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lunedì 10 agosto 2020

Deputati Leghisti Incassano il Bonus da 600 euro

Deputati Leghisti Incassano il Bonus da 600 euro


Lo stipendio da 12mila euro a loro non basta: 
cinque deputati incassano il bonus da 600 euro per partite Iva durante l’emergenza Covid

POLITICA
Lo stipendio da 12mila euro a loro non basta: cinque deputati incassano il bonus da 600 euro per partite Iva durante l’emergenza Covid
A scoprire il magheggio (che, va detto, è senz’altro inopportuno ma non illegale) è stata la Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza del principale istituto di previdenza. E stando a quanto si scrive in rete, i deputati che con una mano approvavano la manovra col relativo scostamento di Bilancio e con l’altra facevano richiesta del bonus sarebbero, in totale, cinque. I 600 euro, previsti dai decreti Cura Italia e Rilancio, erano destinati alle partite Iva e ad alcune specifiche categorie di autonomi. Vista l’emergenza in corso, senza alcuna distinzione di reddito tra i lavoratori. Tuttavia sono state migliaia le persone che, pur avendo diritto all’indennità, hanno scelto di non riceverla in considerazione della propria situazione patrimoniale. Non è stato così per i nostri cinque parlamentari. Che nonostante il lauto stipendio hanno incassato il bonus, alla faccia di chi, in quei mesi, ne aveva realmente bisogno.
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Bonus Partita Iva, ecco chi sono i Furbetti

Bonus Partita Iva, ecco chi sono i Furbetti

3 deputati della Lega, 1 del Movimento e l'ultimo di Italia Viva

Tra i convolti duemila tra assessori regionali, consiglieri, sindaci e governatori. Il presidente della Camera: "Restituiscano i soldi". Di Maio: "Escano allo scoperto". La viceministra  Castelli: "Si intervenga subito". Ronzulli (FI): "Non soprende se i cittadini hanno sempre meno fiducia nella politica". Il Pd: "Comportamento inqualificabile, bonus a pioggia sbagliati".
 

di ANNALISA CUZZOCREA E GIOVANNA VITALE

I nomi ancora non si conoscono, ma appartengono a tre diversi partiti i "furbetti" del bonus Covid. Come svelato da Repubblica,  cinque deputati hanno chiesto all'Inps il bonus da 600 euro mensili poi elevato a 1000 previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva in difficoltà durante la crisi del coronavirus. Segnalazione che è arrivata direttamente dalla direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell'Inps, una struttura creata ad hoc dal presidente Pasquale Tridico con l'obiettivo di individuare i truffatori.

3 deputati della Lega, 1 del Movimento e l'ultimo di Italia Viva. Tra i convolti duemila tra assessori regionali, consiglieri, sindaci e governatori.



Dalle prime indagini sarebbe emerso che i cinque di Montecitorio sarebbero tre deputati della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. Inoltre, nella vicenda sarebbero coinvolti addirittura duemila persone  tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci.

A intervenire sul caso con durezza è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che scrive su Facebook: "Oggi la Repubblica parla di 5 Parlamentari, di 5 poveri furbetti che durante la pandemia hanno avuto il coraggio di avanzare richiesta allo Stato per avere il bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite iva in difficoltà. Evidentemente non gli bastavano i quasi 13mila euro netti di stipendio al mese, non gli bastavano tutti i benefit e privilegi di cui già godono. È vergognoso. È davvero indecente".

Poi aggiunge: "Questa pandemia ha fatto danni economici senza precedenti. Ci sono state persone che hanno perso il lavoro, aziende che hanno visto il proprio fatturato scendere in maniera drastica, attività che hanno chiuso senza più riaprire. E questi 5 personaggi invece di rispondere al popolo che li ha eletti hanno ben pensato di approfittarne - prosegue Di Maio - i nomi di queste 5 persone sono coperti dalla legge sulla privacy. Bene, siano loro ad avere il coraggio di uscire allo scoperto. Chiedano scusa agli italiani, restituiscano i soldi e si dimettano, se in corpo gli è rimasto ancora un briciolo di pudore. Non importa di quale forza politica siano espressione. Mi auguro che anche le altre forze politiche la vedano come noi".

Anche il presidente della Camera Roberto Fico condanna senza mezzi termini il comportamento dei cinque furbetti: "E' una vergogna che cinque parlamentari abbiano usufruito del bonus per le partite iva. Questi deputati chiedano scusa e restituiscano quanto percepito. E' una questione di dignità e di opportunità. Perché, in quanto rappresentanti del popolo, abbiamo degli obblighi morali, al di là di quelli giuridici. E' necessario ricordarlo sempre".

Di identico parere è anche la viceministra cinquestelle dell'Economia Laura Castelli: "Se questa notizia fosse confermata, sarebbe molto grave - afferma su Facebook - Vorrebbe dire che a Montecitorio non c'è il senso della misura. Quando abbiamo pensato a questi provvedimenti, li abbiamo scritti per aiutare chi davvero stava soffrendo, chi si era ritrovato di colpa in difficoltà, chi ne aveva bisogno davvero. Col Movimento 5 Stelle abbiamo sempre combattuto gli sprechi e non credo appartenga ai principi 'onorevolì quello di richiedere il bonus partita Iva per chi di sicuro non fa fatica ad arrivare a fine mese ma ha avuto la fortuna di ricevere il proprio stipendio regolarmente anche durante la pandemia. Un gesto davvero inopportuno". E si augura che "si intervenga presto per capire chi ne ha fatto richiesta".

Sulla stessa linea anche Licia Ronzulli, vicepresidente di Forza Italia al Senato, che afferma: "Se confermato, questo sarebbe semplicemente uno scandalo. E' inaccettabile che mentre le famiglie non sapevano come fare la spesa e molte attività chiudevano, qualcuno, con lo stipendio garantito, senza avere accusato perdite, abbia pensato di approfittarsi dell'emergenza Covid togliendo soldi a chi ne aveva realmente diritto e, soprattutto, bisogno. Ci aspettiamo un sussulto di dignità: i deputati di cui parla l'Inps chiedano scusa e, se li hanno presi, restituiscano immediatamente i soldi. Diversamente non si lamentino se i cittadini hanno sempre meno fiducia nella politica e si ingrossano le file dell'astensione e dei voti di protesta".

Più diretto il leader della Lega, Matteo Salvini, che oltre a condannare  il comportamento dei deputati, accusa l'Inps. "Che un parlamentare chieda i 600 euro destinati alle partite Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna - attacca Salvini - ma che l'Inps abbia dato quei soldi è una vergogna". E aggiunge: "Chiunque siano i deputati, procedere con l'immediata sospensione".

A chiedere dimissioni immediate, a prescindere dal partito a cui appartengono, a la ministra dell'Agricoltura e esponente di Italia Viva (partito a cui apparterebbe uno dei "furbetti"), Teresa Bellanova. "Ciunque siano, a qualunque partito e schieramento appartengono- sostiene su Facebook - se hanno un minimo di dignità possono fare solo una cosa per sanare questa brutta vicenda: dimettersi. Devono farlo perche' evidentemente non sono stati in grado di servire i cittadini che rappresentano ed il Paese con onore e lealta', tanto piu' in un momento come questo".

Definisce la vicenda "uno squallore" la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "Una brutta storia di deputati avidi e governo incompetente - afferma - sulla quale pretendiamo massima chiarezza. Intanto, visto che l'Inps non fa i nomi per questione di privacy, invito ogni parlamentare a dichiarare '#Bonus Inps io no!'. In modo che i nomi emergano lo stesso, per esclusione".

Anche il vicepresidente del Pd alla Camera Michele Bordo condanna il comportamento dei 5 deputati, definendolo "inqualificabile". E aggiunge: "Spero che restituiscano subito i soldi o che il presidente Roberto Fico trovi immediatamente la maniera per porre rimedio a questa ingiustizia, che è uno schiaffo enorme nei confronti di chi ha realmente bisogno, specie dopo l'emergenza sanitaria. Questa vicenda dimostra che ha ragione il Pd quando afferma che sono sbagliati i contributi a pioggia senza nessun meccanismo di selezione".

"Posso dire che è una vera vergogna?" scrive su Facebook il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Mentre il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio aggiunge: "Non possono essere ammessi comportamenti simili da parte di eletti in Parlamento, soprattutto dinanzi alle difficoltà e alle sofferenze vissute da così tanti italiani in questi mesi. Restituiscano subito gli importi e chiedano scusa al Paese".

Il portavoce di Leu, Federico Fornero, chiede chiarezza sulla vincenda. "È giusto - dice - che gli italiani conoscano i l nomi dei cinque parlamentari e chi si è comportato in questo modo deve assumersi le proprie responsabilità, incominciando con il restituire subito i soldi. Si faccia dunque chiarezza sulla vicenda e la si faccia subito".



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