Con questa festa si vuole celebrare il ricordo delle lotte dei lavoratori per la riduzione della giornata di lavoro. Vengono quindi ricordate le lotte operaie per il raggiungimento di un diritto ben preciso: ridurre le ore di lavoro quotidiane e fissarle in massimo otto. Siamo nella seconda metà dell’Ottocento, precisamente nel settembre del 1882 e a New York fu organizzata una manifestazione dai Knights of Labor, Ordine dei Cavalieri del Lavoro, associazione fondata circa vent’anni prima. Qualche anno dopo anche altre associazioni si accodarono a questa manifestazione che poi annualmente si ripeteva e proprio per questo motivo si decise di scegliere i primi giorni di maggio. Un fatto importante da sottolineare è che queste associazioni erano molto vicine ai movimenti socialisti ed anarchici del tempo. Ciò che però consacrò definitivamente questa data furono degli incidenti che avvennero nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago, la rivolta di Haymarket. Un gruppo di lavoratori stava scioperando dinanzi ad una fabbrica di macchine agricole, la McCormick e, intervenuta la polizia per fermare i manifestanti, vi furono degli scontri e la polizia, aprendo il fuoco, uccise due uomini e ne ferì altri. Gli scontri continuarono fino al 4 maggio quando altri manifestanti protestarono anche contro i modi di agire degli agenti di polizia. Fu lanciata una bomba e questa volta furono uccisi sei poliziotti e molti altri ne rimasero feriti. Non si è mai però saputo chi fu a lanciare la bomba. Fu anche questa la prima volta che un attacco con dinamite si registrò negli Stati Uniti. Dopo processi e condanne a morte, l’allora presidente Grover Cleveland decise che fosse giusto ricordare questi episodi; ma per non far sembrare questa ricorrenza troppo vicina agli ideali socialisti, stornò l’attenzione sulla prima manifestazione fatta dai Cavalieri del Lavoro. La data del 1º maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872 e più tardi in quasi tutti i paesi del mondo.
La festa del lavoro in Italia: ieri e oggi
“IL PRIMO MAGGIO È COME PAROLA MAGICA CHE CORRE DI BOCCA IN BOCCA, CHE RALLEGRA GLI ANIMI DI TUTTI I LAVORATORI DEL MONDO, È PAROLA D’ORDINE CHE SI SCAMBIA FRA QUANTI SI INTERESSANO AL PROPRIO MIGLIORAMENTO”
Così cominciava un articolo sulla rivista “La Rivendicazione” di Forlì uscito il 26 aprile 1890. Durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la celebrazione fu anticipata al 21 aprile, per farla coincidere con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta giorno festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro“. Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945, mantenendo lo status di giorno festivo. Inoltre, da un punto di vista ecclesiastico, il primo maggio 1955 papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, perché tale data potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici. Se prima vi erano solo manifestazioni, commemorazioni e celebrazioni, a partire dagli anni Novanta cambia il modo di ricordare questa festa. Infatti varie sigle sindacali quali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il Comune di Roma, organizzano un grande concerto per celebrare il primo maggio, rivolto soprattutto ai giovani: la manifestazione si tiene a Roma in piazza di San Giovanni in Laterano, con la partecipazione di molti gruppi musicali e cantanti, ed è seguita da centinaia di migliaia di persone, oltre a essere trasmessa in diretta televisiva dalla Rai.
Possiamo festeggiare oggi?
Parlare di lavoro, soprattutto negli ultimi tempi, è sempre un po’ un tasto dolente e non è neanche cosa facile, per alcuni, poter parlare di festa se si evidenziano molte pecche che ancora oggi si riscontrano in questo ambito. Sicuramente si sono raggiunti determinati obiettivi ma molti altri sono ancora lontani o, per lo più, “camuffati”. Basti pensare a chi oggi non festeggia perché reduce da contratti a termine, dopo mesi e mesi di rinnovi, si è ritrovato senza lavoro, a chi non è regolarizzato, alla disparità che vi è ancora tra uomo e donna anche in ambito lavorativo, a chi lavora più di otto ore al giorno e magari lo sta facendo anche in questo momento, a chi lo sta cercando ma invano riesce a trovarlo e ancora tante altre situazioni. Sicuramente siamo lontani da una situazione di perfezione e di diritti uguali per tutti e ancora la situazione non cambierà fin quando tutti non faremo valere i nostri diritti. Cambierà questo scenario, per alcuni aspetti apocalittico, quando non accetteremo paghe inferiori a quelle che per legge ci toccherebbero, quando chiederemo ad alta voce di essere regolarizzati e di non lavorare in nero, quando smetteremo di dire che il lavoro ci serve e per questo scendiamo a compromessi perché così facendo ci distruggiamo da soli.
Non solo numeri
Il lavoro per un individuo è parte integrante del suo essere, ciò che gli permette in primis di soddisfare i suoi bisogni primari e in secundis di dargli un posto nella scala sociale. Inutile negarlo, una persona che lavora è più soddisfatta ma questa soddisfazione, appunto, è completa se ogni soggetto riesce a conciliare il lavoro con la vita privata. Il lavoro non dovrebbe essere considerato come un tormento. Per molti purtroppo lo è e la causa è sicuramente la frenesia della società odierna, quella della corsa contro il tempo, quella che non guarda in faccia alle persone intese come “insieme” di emozioni ma come numeri, matricole, tutti sullo stesso piano, lavorare, lavorare senza sosta. Oggi è raro trovare anche datori di lavoro che rispettano i propri dipendenti come persone e non come “macchine” e quando si verificano episodi come quello avvenuto qualche mese fa in cui il presidente di un’azienda romana, la Convert, ha premiato i suoi dipendenti con due stipendi in più, si resta quasi sbalorditi. Concludiamo proprio con le parole di Moro, “premiare il merito non è solo giusto, ma anche conveniente. Perché se un lavoratore sa che il suo impegno viene riconosciuto, ce la mette tutta per raggiungere gli obiettivi dell’azienda“.
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