La gestione dell'emergenza secondo Salvini
Il leghista Matteo Salvini trascorre le sue giornate a fare una propaganda incessante elettorale basata sul suo sbraitare che gli altri sono tutti deficienti perché lui saprebbe come si deve fare. Peccato sbraiti sempre, incurante di trovare una qualsiasi logica nei suoi proclami populistici.
Ad esempio, diceva che se Conte non avesse accettato i Coronabond lo si sarebbe dovuto ritenere un «traditore della patria», ma poi ha mandato i suoi uomini in Europa a votare contro i Coronabond (dunque tradendo la patria) e probabilmente ora inizierà a sbraitare che l'Europa farebbe schifo perché non gli hanno approvato quello che la Lega ha colpevolmente impedito di approvare.
E col Coronavirus non va meglio, con il padano che è incessantemente presente in televisione e nelle sue dirette Facebook a sbraitare tutto e il contrario di tutto. E dato che la Lega si fonda sulla ideologia del «ce l'ho duro», per lui non esistono mezze misure,
passando da un estremo all'altro come se nulla fosse.
In quella sua logica per cui a contare sono i sondaggi e non la ragione, a febbraio il padano è passato dallo sbraitare che si doveva serrare tutto al pretendere che si aprisse tutto quello che si poteva aprire. Poi, a marzo, ha sbraitato di nuovo che bisognava chiudere tutto il possibile e ora dice che lui vuole che si aprano le chiese, le fabbriche e gli uffici.
Ed è indicativo come Salvini dica tutto e il contrario di tutto con l'unico scopo di denigrare il governo e chi sta occupandosi della salute pubblica al posto di cercare di mettere a frutto i cadaveri ancora caldi per cercare di ottenere ancora poltrone.
.
FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI
Nessun commento:
Posta un commento
#OcchiAperti