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lunedì 25 gennaio 2021

L'ambasciata di Palestina risponde a Cruciani

L'ambasciata di Palestina risponde a Cruciani


 Con una lezione di dignità

Una risposta e una lezione di grande dignità. Con un comunicato coerente con lo 

spirito del suo popolo, l'ambasciata di Palestina in Italia, ha replicato alle 

vergognose affermazioni del "giornalista" Giuseppe Cruciani, durante la 

trasmissione radiofonica 'La Zanzara', su Radio 24, Editore Confindustria, in tutti i 

sensi la voce dei padroni.

Affermazioni offensive sia nei confronti dei napoletani che dei palestinesi.

Cruciani è noto per le sue "provocazioni", in particolare su Napoli e i napoletani. 

Lo scorso 8 gennaio durante la sua trasmissione, citando l'episodio del rider 

derubato dello scooter, aveva affermato: "Piuttosto che fare il rider a Napoli vado 

a sparare ai palestinesi col Mossad", aggiungendo: "Avete visto quelle immagini? 

In quale città accade questo? Bande di ragazzini criminali che assaltano un rider 

per rubargli lo scooter".

Non contento di vomitare altri insulti su Napoli, dei residui di cattiva digestione li ha 

riversati sui palestinesi.

Nel comunicato, l'ambasciata palestinese lamenta che con "l'intento di denigrare 

Napoli e tutto il popolo napoletano, a cui va la nostra solidarietà, il conduttore si 

permette di paragonare le condizioni delle forze di occupazione israeliane in 

Palestina con quelle di un rider che lavora a Napoli, sostenendo che quest'ultimo 

corra maggiori rischi."

Tra l'altro l'ambasciata sottolinea: "Ciò che Cruciani non dice è che le forze di 

occupazione israeliane di rischi ne corrono ben pochi, mentre è il popolo 

palestinese a subire quotidianamente violenze e vessazioni, in virtù 

dell'occupazione illecita della sua terra, 

riconosciuta ripetutamente come tale dall'Onu".

La rappresentanza palestinese ricorda a Cruciani che alle forze di occupazione 

israeliana non è una cosa difficile e quanto meno rischiosa sparare sui 

palestinesi, dal momento che lo "fanno impunemente senza che la comunità 

internazionale faccia nulla per impedirglielo veramente, mentre il popolo 

palestinese tenta disperatamente di resistere per esistere, con le sole armi del 

coraggio e  della nonviolenza."

Infine, l'ambasciata, confidando che in Italia ci sia un'informazione non asservita e 

che Cruciani magari sia solo un'eccezione, invita i media a fare più attenzione e a 

"non scherzare", sul dramma dell'occupazione della Palestina.

La risposta dell'Ambasciata di Palestina in Italia dovrebbe indurre Cruciani a 

cercarsi un altro lavoro, rivolgendosi ai suoi padroni di Confindustria. Anni di 

servilismo gli faranno guadagnare il diritto di posto su una catena di montaggio.

Questo potrebbe accadere se la persona in questione avesse almeno un briciolo 

di dignità di palestinesi e napoletani.

Ci scusiamo con i lettori per aver dovuto parlare di questo personaggio che vive 

sull'insulto, la provocazione e la polemica giornalistica sono un'altra cosa.
Il comunicato dell'Ambasciata palestinese, con i suoi toni fermi e educati, con 

quella precisazione di solidarietà a Napoli ed ai napoletani, 

ci riconcilia con l'umanità.

Con la Palestina nel cuore sempre!



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Bugie di Salvini sulla Lombardia in Zona Rossa

Bugie di Salvini sulla Lombardia in Zona Rossa



Il leader della Lega ha attaccato l’esecutivo per aver sbagliato a far diventare la 

Lombardia zona rossa. Ma i dati li ha forniti la Lombardia di Fontana.


  
Matteo Salvini dà colpa al governo per le valutazioni sbagliate dell’indice Rt 

lombardo per il quale la Regione è in zona rossa. Scrive un Tweet e urla contro il 

governo. Salvo però scoprire che se errore c’è stato – come scritto da Monica 

Guerzoni e Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera – è stato commesso dai 

tecnici lombardi che avrebbero sbagliato a calcolare il valore che viene calcolato 

sui sintomatici che “sviluppano i sintomi a distanza di giorni dalla data in cui sono 

entrati in contatto con il virus”.


Un errore dei tecnici lombardi dirà Fontana.
“Se 10milioni di cittadini lombardi sono stati rinchiusi in casa per mesi in base a 

dati e valutazioni sbagliate del governo, saremmo di fronte a danni morali ed 

economici enormi, un vero e proprio sequestro di massa. Chi ha sbagliato paghi, 

chieda scusa e ripari al danno causato”.



La Lombardia quindi ora chiede di diventare arancione, così da consentire alcune 

riaperture. Richiesta che potrebbe essere accolta presto dal ministro della Salute 

Roberto Speranza, che potrebbe firmare un’ordinanza e allentare le restrizioni già 

dalla prossima domenica”. 


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Trump ha Graziato 143 persone

Trump ha Graziato 143 persone


Tra cui Steve Bannon, suo ex consigliere e stratega, ed Elliott Broidy, 
uno dei principali donatori del partito Repubblicano

Nella tarda serata di martedì, a poche ore dall’insediamento del presidente-eletto Joe Biden, Trump ha concesso la grazia a 143 persone, che in diversi casi hanno avuto legami con lui o con la sua amministrazione. Tra queste c’è Steve Bannon, ex consigliere e stratega di Trump e noto attivista di estrema destra, che lo scorso agosto era stato arrestato con l’accusa di truffa e riciclaggio di denaro. Si era parlato anche dell’eventualità che Trump potesse graziarsi da solo, ma alla fine non l’ha fatto.

Nelle ultime settimane prima della fine del suo mandato, il presidente degli Stati Uniti uscente Donald Trump aveva già graziato decine di persone, tra cui criminali di guerra, alcuni suoi alleati coinvolti nel Russiagate ed ex deputati del Partito Repubblicano condannati per corruzione.

La grazia può riguardare qualsiasi tipo di reato federale e può significare una riduzione della pena o l’eliminazione di una sentenza di condanna, oppure un più ampio annullamento di tutte le conseguenze legali provocate da una condanna. Negli ultimi mesi Trump è stato accusato di aver usato il suo potere in maniera aggressiva per aggirare le sentenze dei tribunali e concedere atti di clemenza a persone a lui legate: anche a poche ore dalla scadenza del suo mandato, ovvero le 12 di mercoledì 20 gennaio (le 18 in Italia), ha fatto ricorso ai suoi poteri per graziare 73 persone e commutare la pena ad altre 70: non solo ex collaboratori o persone a lui vicine, ma anche celebrità
 e persone che stavano già scontando la pena per diversi reati.

Una delle più note che hanno ricevuto la grazia di Trump in queste ore è Bannon, che ad agosto era stato arrestato assieme ad altre tre persone con l’accusa di essersi appropriato delle donazioni che aveva raccolto per contribuire alla costruzione di un muro in un tratto del confine tra Messico e Stati Uniti, allo scopo di fermare i migranti, e doveva ancora subire il processo.

Prima di essere stato allontanato dalla Casa Bianca per vari screzi con Trump e alcuni membri della sua amministrazione, nel 2017, Bannon era stato uno dei principali consiglieri del presidente, nonché lo stratega della sua campagna elettorale. Secondo due fonti vicine al presidente uscente citate dal Washington Post, negli ultimi mesi Bannon si era riavvicinato a Trump, sostenendolo nei suoi tentativi di ribaltare il risultato delle elezioni e il presidente è stato indeciso
 fino all’ultimo sul concedergli o meno la grazia.



Tra le altre persone graziate in queste ore da Trump c’è Elliott Broidy, uno dei principali sostenitori del partito Repubblicano, che lo scorso ottobre si era dichiarato colpevole di aver esercitato pressioni sull’amministrazione Trump per conto di interessi del governo cinese e di quello malesiano. Broidy non è stato il solo Repubblicano a essere stato graziato: tra gli altri ci sono anche Rick Renzi e Robert Hayes, entrambi ex parlamentari, condannati rispettivamente per corruzione e per aver mentito all’FBI. È stato graziato anche Paul Erickson, condannato per truffa e riciclaggio per aver mentito agli investitori relativamente a una società di sviluppo petrolifero.

In queste ultime ore Trump ha graziato anche il rapper Lil Wayne, che a dicembre si era dichiarato colpevole di possesso illegale di armi relativamente a una condanna per cui si attendeva la sentenza definitiva, a fine gennaio; l’ex sindaco di Detroit, Kwame Kilpatrick, che stava scontando una pena di 28 anni di reclusione per corruzione; Sholam Weiss, che nel 2000 era stato condannato a 835 anni di carcere per truffa e crimine organizzato; Ken Kurson, un consulente politico che era editore del New York Observer quando questo era di proprietà di Kushner, il genero di Trump; ed Anthony Levandowski, ex dirigente di Google passato poi a una società acquisita da Uber, che lo scorso agosto era stato condannato a 18 mesi di carcere per furto di segreti industriali legati allo sviluppo delle tecnologie per i veicoli a guida autonoma.

Trump ha poi graziato anche William T. Walters, un ricco giocatore d’azzardo che nel 2017 era stato condannato a cinque anni di carcere per il reato di insider trading, ovvero per aver guadagnato sfruttando informazioni non di dominio pubblico. Nel 2018 Walters aveva richiesto la consulenza dell’ex avvocato di Trump, John M. Dowd: secondo quanto ha scritto il New York Times, Dowd si era vantato con Walters e altre persone che avrebbe potuto aiutarle a ricevere la grazia per via del suo rapporto stretto con Trump.




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giovedì 21 gennaio 2021

Raccolta Fondi per Creare una Associazione di Disoccupati


Raccolta Fondi per Associazione Disoccupati

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Creare una
Associazione di Disoccupati
Legale che tenga i Rapporti
col Comune di Milano
e ci dia in Comodato D'Uso
uno Spazio del Demanio o Comunale
per Formare un Centro Polivalente
a Disposizione dei Disoccupati 
con Internet Gratuito ed
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Musica , Grafica , Computer ecc ecc ...


Dona col Bottone 
qui a Fianco

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La vera storia di Faccetta Nera

La vera storia di Faccetta Nera


“Durante una trasmissione in tv a cui ho partecipato, è successo un fatterello”. 

Così comincia un post su Facebook che Maryan Ismail, attivista politica 

italosomala, ha pubblicato pochi giorni fa. Il fatterello ha come scenario uno studio 

televisivo. Maryan, che fa politica attiva a Milano da molti anni, ha deciso di 

contrastare il razzismo parlando in ogni spazio pubblico, tv compresa. 

Naturalmente non parla solo di immigrazione, ogni causa importante la trova sulle 

barricate: dalla lotta contro il fondamentalismo (ha perso recentemente suo 

fratello in un attentato di Al Shabaab a Mogadiscio) fino alle questioni riguardanti la 

vivibilità urbana. “Però ho la pelle nera”, dice Maryan sottolineando che la lotta 

contro le discriminazioni è una delle voci importanti della sua missione politica. E 

spesso per attaccarla gli interlocutori, soprattutto in tv, usano proprio la sua pelle.

“Un tipo di una certa età molto sguaiato”, scrive nel suo post Maryan, “e in preda a 

un evidente travaso di bile, stava cercando di mettere insieme due parole 

sull’immigrazione e sui costi correlati. Preso in contropiede dalla mia reazione, ha 

cominciato a cantarmi in faccia Faccetta nera”.

L’episodio ha avuto come teatro gli studi del programma Forte e chiaro su 

Telelombardia ed è andato in diretta televisiva. “Inutile descrivere quello che è 

successo”, prosegue Maryan. “Mi limito semplicemente a constatare con infinita 

amarezza che un altro limite è stato superato: si è arrivati allo sberleffo razzista 

spiattellato in faccia, senza ragione e senza pudore”.

Quando ho saputo la notizia il mio primo sentimento è stata l’indignazione unita 

alla solidarietà. Poi però mi sono detta che questo episodio non è solo 

etichettabile come razzismo. Lo è, ma è anche molto di più. Ci dice qualcosa di 

profondo e grave sulla società in cui viviamo. Ma cosa?

Benito Mussolini odiava Faccetta nera, aveva addirittura tentato di farla bandire

Se sei donna e nera in Italia un riferimento, anche casuale, a Faccetta nera ci 

scappa sempre. Da piccola me la cantavano spesso all’uscita di scuola per 

umiliarmi, e in generale la canzoncina aleggia nell’aria come quei microbi da cui 

non ci si salva. Sono in tanti ad averla come suoneria del cellulare (ricordate Lele 

Mora in Videocracy?) e a considerare la canzone come la quintessenza più pura 

del fascismo. Ma anche chi non si professa apertamente fascista è sedotto da 

questa marcetta. Basta canticchiarla un po’ per vedere le braccia agitarsi a ritmo 

battente.

Emblematica è la scena contenuta nel docufilm di Dagmawi Ymer Va’ pensiero, 

dove un gruppo di mamme canta la nota canzonetta a Mohamed Ba, mediatore 

culturale e attore senegalese. Ba ha appena lavorato in classe, proprio sugli 

stereotipi, con i figli di queste signore. Quando le sente cantare quasi non ci 

crede. È sconcertato e triste. Tenta di spiegare che Faccetta nera è una canzone 

del ventennio, ma le signore non ascoltano, perse nel ritmo indiavolato dello 

zumpapà. Quella canzone gli piace, provano quasi un gusto trasgressivo nel 

cantarla e continuano imperterrite, incuranti di ferire i sentimenti di Ba.

Ma chi la canta sa cosa significa? Sa da dove viene quella canzone? 

Com’è nata? Capisce tutti i riferimenti?

Al mercato, 1930 circa. - Enrico De Seta, Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore 

dell'EsercitoAl mercato, 1930 circa.

 (Enrico De Seta, Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito)

Personalmente considero Faccetta nera un paradosso italiano. Ogni anno, quasi 

sempre d’estate o all’inizio dell’autunno, scoppia una polemica che la riguarda. O 

perché la cantano o perché qualche professore (di recente è successo con delle 

suore) la fa ascoltare in classe ai ragazzi. E giù fiumi di inchiostro che oscillano 

dall’aperta condanna all’ammiccamento solidale. E tutto si perde in un bla bla che 

spesso ci lascia indifferenti. Il video della canzone è disponibile in rete in varie 

versioni e basta fare un giro turistico tra i commenti su YouTube per capire che chi 

la canta non sa la sua storia.

Si sprecano infatti i vari “Orgoglioso di essere fascista” e “Viva il Duce”. Ma 

queste persone sanno che Benito Mussolini odiava Faccetta nera? Aveva 

addirittura tentato di farla bandire. Per lui era troppo meticcia: inneggiava 

all’unione tra “razze” e questo non era concepibile nella sua Italia imperiale, che 

presto avrebbe varato le leggi razziali che toglievano diritti e vita a ebrei e africani. 

Oggi però, ed è qui il paradosso, il regime fascista è ricordato proprio attraverso 

questa canzone che detestava.

I giornali erano pieni di immagini di donne e uomini etiopi schiavi: ‘È il loro governo 

a ridurli così’, scrivevano, ‘andiamo a liberarli’

Ma facciamo un passo indietro. Faccetta nera, non molti lo sanno, nasce in 

dialetto, in romanesco. La scrive Renato Micheli per poterla portare nel 1935 al 

festival della canzone romana. Il testo assorbe tutta la propaganda coloniale 

dell’epoca. Di Africa si parla tanto nei giornali e nei cinegiornali. Gli italiani sono 

bombardati letteralmente di immagini africane dalla mattina alla sera. I bambini 

nelle loro tenute balilla conoscono a menadito le città che il fascismo vuole 

conquistare. E così nomi come Makallè, Dire Daua, Addis Abeba diventano 

familiari a grandi e piccini.

Il colonialismo italiano non nasce con il fascismo, ma con l’Italia liberale 

postunitaria, tuttavia negli anni trenta del secolo scorso si assiste a 

un’accelerazione del progetto di conquista. Mussolini vuole l’Africa, il suo posto al 

sole, e per ottenerlo deve conquistare gli italiani alla causa dell’impero. Dai giornali 

satirici come Il travaso delle idee al Corriere della sera sono tutti mobilitati. Uno 

degli argomenti preferiti dalla propaganda era la schiavitù. I giornali erano pieni 

d’immagini di donne e uomini etiopi schiavi: “È il loro governo a ridurli così”, 

spiegavano, “è il perfido negus, andiamo a liberarli”.

La guerra non viene quasi mai presentata agli italiani come una guerra di 

conquista, ma come una di liberazione. Il meccanismo non è molto diverso da 

quello a cui abbiamo assistito nel novecento e a cui assistiamo ancora oggi. 

Andiamo a liberare i vietnamiti! Andiamo a liberare gli iracheni! Andiamo a liberare 

gli afgani! Per poi in realtà, lo sappiamo bene, sfruttare le loro terre.

Faccetta nera nasce in quel contesto come una canzone di liberazione. Una 

canzone, nell’intenzione dell’autore, un po’ spiritosa che inneggiava a una sorta di 

“unione” tra italiani ed etiopi. Però, dal testo, si nota subito che l’italiano non vuole 

andare a liberare i maschi etiopi, bensì le donne (un po’ come è successo di 

recente in Afghanistan, dove si è partiti in guerra per liberare le donne dal burqa). 

E l’unione vuole farla con l’africana e solo con lei. Un’unione sessuale e carnale.

Per i colonizzatori l’Africa era una terra vergine e disponibile e questa disponibilità 

si traduceva nel possesso fisico delle donne del posto

D’altronde lo stereotipo circolava da un po’ nella penisola. Il mito della Venere nera 

è precedente al fascismo. L’Africa è sempre stata vista dai colonizzatori (non solo 

dagli italiani) come una terra vergine da penetrare, letteralmente. O come diceva 

nel 1934 lo scrittore coloniale Mitrano Sani in Femina somala, riferendosi alla sua 

amante del Corno d’Africa: “Elo non è un essere, è una cosa […] che deve dare il 

suo corpo quando il maschio bianco ha voglia carnale”. Una terra disponibile, 

quindi. E questa disponibilità si traduceva spesso nel possesso fisico delle donne 

del posto, attraverso il concubinaggio, 

i matrimoni di comodo e spesso veri e propri stupri.

Mussolini era solo un delinquente



Basta farsi un giro su internet o al mercato di Porta Portese a Roma o in qualsiasi 

altro mercatino delle pulci per ritrovare le foto di questo sopruso. Di recente ne ho 

vista una nel libro di David Forgacs Margini d’Italia (Laterza), dove una donna 

eritrea viene tenuta ferma in posizione da “crocifissa” da alcuni marinai italiani 

sorridenti che probabilmente l’hanno stuprata o si stanno accingendo a farlo.

Faccetta nera in questo senso è una canzone sessista, oltre che razzista. Una 

canzonetta che nasconde dietro la finzione della liberazione una violenza 

sessuale. Non a caso il suo testo a un certo punto dice: “La legge nostra è 

schiavitù d’amore”. Temi che si ritrovano in altre canzonette dell’epoca come 

Africanella o Pupetta mora. Ma anche nella più colta (e precedente) Aida di Verdi: 

anche lei, come faccetta nera, è schiava e solo diventare l’oggetto del desiderio di 

un uomo la può redimere dalla sua condizione.

Armamenti, 1930 circa. - Enrico De Seta, Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore 

dell'EsercitoArmamenti, 1930 circa. (Enrico De Seta, Archivio Ufficio Storico 

Stato Maggiore dell'Esercito)
Faccetta nera, una volta scritta, non ha pace. Micheli non riesce a portarla al 

festival della canzone romana. Viene musicata più tardi da Mario Ruccione e 

cantata da Carlo Buti, che la porterà al successo. La prima apparizione però è al 

teatro (oggi cinema) Quattro Fontane a Roma. Lì una giovane nera viene portata 

sul palco in catene e Anna Fougez, una diva della rivista di allora, pugliese con 

nome d’arte francese, avvolta da un tricolore, la libera a colpi di spada. La 

canzone da quel momento in poi decolla.

La cantano i legionari diretti in Africa per la guerra di Mussolini e diventa uno dei 

successi del ventennio insieme a Giovinezza e Topolino va in Abissinia. Ma il testo 

iniziale di Micheli non piace al regime, che vi rimette mano più volte. Viene subito 

cancellato il riferimento alla battaglia di Adua. Per il regime era intollerabile 

ricordare quella disfatta italiana, che fu la prima battaglia vinta da un paese 

africano contro l’imperialismo europeo. Saltò anche un’intera strofa che definiva 

faccetta nera “sorella a noi” e “bella italiana”. Una nera, per il regime, non poteva 

essere italiana. Sottointendeva dei diritti di cittadinanza che il fascismo era 

lontano dal riconoscere agli africani conquistati. Diritti di cittadinanza che, per 

perfida ironia della storia, latitano pure oggi.

Nonostante i rimaneggiamenti, la canzone continua a non piacere al regime, ma è 

troppo popolare per poterne impedire la circolazione. Il fascismo provò a farla 

sparire e in un goffo tentativo si inventò una Faccetta bianca scritta e musicata 

dal duo Nicola Macedonio ed Eugenio Grio. Una canzone dove una ragazza 

saluta sul molo il fidanzato legionario in partenza per l’Africa. Una faccetta da 

focolare domestico, sottomessa e virginale:

Faccetta bianca quando ti lasciai
quel giorno al molo, là presso il vapore
e insieme ai legionari m’imbarcai,
l’occhio tuo nero mi svelò che il core
s’era commosso al par del core mio,
mentre la mano mi diceva l’addio!

Chiaramente il paragone non reggeva. Gli italiani erano attratti dalla disponibilità 

sessuale che l’altra canzone prometteva. La libertà e la rigenerazione del maschio 

attraverso l’abuso di un corpo nero passivo. Faccetta nera fu anche al centro di 

un’accusa di plagio. La faccenda finì persino in tribunale.

Ma questa canzone ci dice molto anche dell’Italia di oggi. Il corpo nero è ancora al 

centro della scena. Un corpo vilipeso, spesso presentato come fantasma e 

cadavere invisibile dei mari nei telegiornali della sera. Ma è anche un corpo 

desiderato, inafferrabile. Un corpo che vediamo nelle bustine dello zucchero e che 

ammicca da uno studio televisivo fasciato in una tutina in lattice nero. Un corpo 

usato e abusato. Un corpo che deve essere sempre bello.

L’abissina non può essere altro che la bella abissina. Non può essere brutta, 

menomata, malata, non disponibile. Il suo corpo vive più paradossi. È da una parte 

desiderato, dall’altro oltraggiato, negato, imprigionato. Le faccette nere oggi in 

Italia non hanno solo la pelle nera: basta discostarsi da quello che la società 

considera “normale” per venire considerati facili, accessibili, stuprabili. Sei 

bissessuale, transessuale, sei punk, sei vintage, sei fuori dai codici? Allora il tuo 

corpo diventa di tutti. Corpo da liberare con lo stupro, con la sottomissione.

Ed è forse in questo sottotesto la chiave del continuo successo di questa 

canzone. La società italiana si porta dietro vecchi retaggi maschilisti di cui non è 

riuscita a liberarsi, e di cui spesso non riesce nemmeno a parlare.

E invece dovremmo parlarne, soprattutto a scuola.

Discuto spesso dell’opportunità di far ascoltare ai ragazzi questa e altre canzoni 

fasciste. Sono sempre più convinta che solo lo studio approfondito del fascismo, 

con tutto il suo carico di miserie, stereotipi, propaganda e sessismo, vada 

affrontato perché non si ripeta. Il pericolo vero è l’oblio. Attraverso una serrata 

analisi di Faccetta nera si potrebbe destrutturare il testo, decolonizzare le menti, 

defascistizzare la società, educare la nostra politica che ormai ha fatto dell’altro il 

capro espiatorio per eccellenza, lo sfogatoio di tutti i mali. Sarebbe davvero un 

grande passo in avanti riuscire a parlarne con serenità. Un passo in avanti per 

questa Italia che raramente affronta se stessa.

di : Igiaba Scego, scrittrice


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Reddito di Cittadinanza : cosa posso comprare con la carta?

Reddito di Cittadinanza : cosa posso comprare con la carta?


 Vestiti scarpe, benzina e mobili smartphone, vacanze e cene

Reddito di cittadinanza : cosa posso comprare ? Ecco le 

spese ammesse con la Carta RdC 2021 per sapere cosa comprare o no in 

qualsiasi periodo dell'anno ma specialmente ora con l'arrivo delle feste e dei regali 

di Natale. Si ricorda infatti che non tutte le spese possono essere pagate con la 

carta del reddito di cittadinanza e per capire quali sono occorre fare riferimento 

alla lista ufficiale contenuta nel decreto attuativo Reddito di cittadinanza pubblicato 

il 28 maggio dello scorso anno. 

 

Per cui se hai ricevuto l’SMS o il messaggio di posta elettronica da parte dell’Inps 

che ti comunica l’accoglimento della tua domanda RdC o PdC e anche quello di 

Poste italiane per il ritiro della Carta RdC ma non sai come usare i soldi, dove 

spenderli ed in quali negozi fare la spesa, allora ti aiutiamo noi a capire come e 

quando spendere l’importo reddito di cittadinanza che ti è stato appena 

riconosciuto ed accreditato sulla Carta RdC 2020. 

 

Anche sapere le cose che non devi fare per non perdere il contributo è molto 

importante visto che in base alle legge, il decreto 4/2019, ci sono spese e 

comportamenti che devono essere evitati, se non vuoi perdere l'integrazione al 

reddito.

 

Andiamo quindi a vedere Reddito di cittadinanza come si usano i soldi e cosa si 

può comprare?


Reddito di cittadinanza effettivo il taglio del 20% RdC nel caso in cui non venga 

speso o prelevato l'intero importo da parte del beneficiario.

 

Il Dm del 2 marzo 2020, relativo alle "Tempistiche per la fruizione del beneficio 

economico spettante ai nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza" è stato infatti 

pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 30 giugno 2020.

 

Questa misura, contenuta nel Dl 4/2019 e resa così operativa, prevede una 

trattenuta fino a un massimo del 20% della somma stabilita per il RdC nel mese 

successivo rispetto a quello di erogazione in cui non sia stata utilizzata 

integralmente. Per maggiori informazioni 

leggi reddito di cittadinanza 2020 taglio 20%.

 

Reddito di cittadinanza in scadenza nel 2020 per i primi beneficiari che hanno 

fatto domanda RdC nel 2019. Ebbene sì per chi hanno ricevuto la prima ricarica di 

reddito di cittadinanza a giugno 2019, stanno per terminare i 18 mesi di sussidio 

così come previsto dalla normativa.


 

Per tutti coloro che dopo detto termine saranno ancora in possesso dei requisiti 

economici e reddituali, potranno continuare a percepire il reddito di cittadinanza 

per ulteriori 18 mesi, presentando una nuova domanda all’Inps.

 
In pratica i 18 mesi si riferiscono alle mensilità, pertanto, chi ha ricevuto la prima 

ricarica a giugno 2019 le diciotto mensilità scadono al pagamento della ricarica di 

novembre e niente pagamento a dicembre. La nuova domanda può essere 

presentata anche adesso ma si deve comunque osservare lo stop di 1 mese.
 
Chi invece ha ottenuto il primo pagamento a luglio 2019, a dicembre scadono i 18 

mesi e considerando che la ricarica avviene dal 27 dicembre, è possibile 

presentare una nuova domanda a partire già a dicembre.

 

Reddito di cittadinanza dicembre: cosa si può acquistare a Natale 2020?
Ecco cosa si può comprare con il Reddito di cittadinanza a dicembre per le spese 

di Natale 2020 e in tutto l'anno:

 

Reddito di cittadinanza cosa si può acquistare: oltre alle spese alimentari, farmaci, 

bollette e affitto, ecco si può acquistare:


piccoli e grandi elettrodomestici;
telefoni cellulari, tablet e smartphone;
mobili, libri e giocattoli.
capi di abbigliamento, fatta eccezione di gioielli e accessori come borse, collane, 

bracciali ecc.
si a vino ma no a superacolici;

Niente Netflix o Spotity.

Se vuoi sapere se con il reddito di cittadinanza spetta la tredicesima ti rimandiamo 

al nostro articolo di approfondimento.


Reddito di cittadinanza cosa non si può comprare: spese vietate
Ecco l'elenco delle spese vietate reddito di cittadinanza fissate dal decreto attuativo:

 

È vietato l’utilizzo del beneficio per giochi che prevedono vincite in denaro o altre 

utilità nonché per l’acquisto dei seguenti beni e servizi:

acquisto, noleggio e leasing di navi e imbarcazioni da diporto, nonché servizi 

portuali;

armamenti;

materiale pornografico e beni e servizi per adulti;

servizi finanziari e creditizi;


servizi di trasferimento di denaro;

servizi assicurativi;

articoli di gioielleria;

articoli di pellicceria;

acquisti presso gallerie d’arte e affini;

acquisti in club privati.

E’ in ogni caso inibito l’uso della Carta Rdc in esercizi prevalentemente o 

significativamente adibiti alla vendita dei beni e servizi sopra elencati, anche per 

l’eventuale acquisto di beni diversi.

 

E’ inoltre vietato l’utilizzo della Carta Rdc all’estero e per gli acquisti on-line o 

mediante servizi di direct-marketing.

 

Ai beneficiari della Carta sono estese le agevolazioni relative alle tariffe elettriche 

e quelle riguardanti la compensazione per la fornitura di gas naturale riconosciute 

alle famiglie economicamente svantaggiate.

 

Reddito di cittadinanza cosa posso comprare? Vestiti, scarpe, mobili
Come spendere i soldi del Reddito di Cittadinanza: cosa si può comprare con 

l'importo Carta RdC o PdC?



Con l'approvazione del nuovo decreto attuativo con l'importo reddito di 

cittadinanza si può:

fare la spesa presso negozi, supermercati e grande distribuzione;


comprare vestiti, abbigliamento, scarpe purché sempre in un'ottica di acquisto di 

beni di base.

elettrodomestici: si può comprare ad esempio

 uno scaldabiberon ma non una tv al plasma.

comprare servizi di base;

comprare presso farmacie e parafarmacie.

 

Reddito di cittadinanza 2020 come si spende?
In pratica il reddito di cittadinanza 2020 si può spendere così:

comprare vestiti, scarpe, abbigliamento, biancheria casa: con la carta reddito 

cittadinanza è possibile comprare tutto questo. Per cui, sebbene l'acquisto di capi 

di lusso non sia vietato, questo non fa fronte ad un reale fabbisogno della 

persona, pertanto, sarebbe impossibile giustificarlo.

Alimenti, bevande, farmaci: con la carta RdC sono ammesse le spese per 

l'acquisto di cibi e bevande, medicinali e altri prodotti sanitari acquistabili presso 

farmacie o parafarmacie.

Elettrodomestici: le spese ammesse riguardano sempre il concetto di bisogni 

fondamentali, per cui ok all’acquisto di stufe elettriche e condizionatori, forno a 

microonde ecc e no tv a schermo piatto, home theatre, impianti stereo ecc.


Manutenzioni: con la carta è possibile pagare le spese per manutenzioni o 

riparazioni casalinghe come l'idraulico o elettricista.

con il reddito di cittadinanza si può pagare la benzina: l'acquisto di carburante non 

è stato espressamente vietato dal decreto attuativo, infatti tra le spese vietate non 

c'è la benzina, gasolio, ecc.

 

Dove vedere il saldo importo reddito di cittadinanza 2020:
Il saldo reddito di cittadinanza è possibile consultarlo i 3 modi:

presso lo sportello ATM Postamat con carta e PIN;

chiamando il numero verde 800.666.888;

dal sito ufficiale RdC, per chi possiede Spid.

 

Carta Reddito di cittadinanza 2020 come funziona:
Carta RdC 2020 e Carta PdC come funziona: è ormai da giorni che l’INPS sta 

provvedendo ad inviare Sms e messaggi di posta elettronica a cittadini la cui 

domanda di reddito di cittadinanza o di pensione di cittadinanza, è risultata idonea 

alla verifica dei requisiti richiesti dalla legge, e pertanto è stata accolta.


 

Una volta ricevuto il messaggio Inps, occorre però attendere un altro messaggio, 

quello di Poste italiane che invita il beneficiario RdC o PdC ad andare a ritirare la 

Carta reddito di cittadinanza presso l’ufficio postale compente in base all'indirizzo 

di residenza comunicato sul modulo di domanda Inps.

 

Una volta ritirata la Carta RdC 2020 o la Carta PdC dal titolare, viene consegnato 

contestualmente anche il Pin segreto che serve al beneficiario, sia per effettuare 

pagamenti tramite POS superiori a 25 euro che i prelievi al bancomat, nel limite 

massimo mensile consentito dalla legge.

 

Al momento del ritiro la Carta è già ricaricata con l’importo reddito di cittadinanza o 

l’importo pensione di cittadinanza che spetta ed è subito spendibile, vediamo 

quindi Carta reddito di cittadinanza dove usarla.

 

Reddito di cittadinanza come usare la Carta RdC:

Come si usano i soldi del reddito di cittadinanza: per sapere come utilizzare i soldi 

della RdC Card o della PdC card rilasciata dagli uffici di Poste Italiane, bisogna 

capire che la carta non è altro che una comune postepay gialla munita di 

microchip che deve essere usata esclusivamente dal titolare per fare acquisti 

SOLO in Italia e non online.


 

La Card quindi si usa come un comune carta bancomat per effettuare pagamenti 

tramite POS, pagare bollette del gas, luce e acqua, per fare dei prelievi in contanti, 

le limite massimo consentito, fare un bonifico al mese

 per pagare l'affitto o il mutuo di casa.

 

Ecco quindi un breve riassunto non esaustivo su Reddito di cittadinanza come si 

usano i soldi:

pagare beni e servizi di base tramite POS presso gli esercizi commerciali in Italia 

convenzionati con il circuito Mastercard;

pagare bollette delle utenze domestiche presso gli Uffici Postali.

richiedere il bonus luce e gas.

fare un bonifico SEPA o un postagiro al mese per pagare il mutuo o l'affitto.




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Stanley Gusman Negazionista Morto

Stanley Gusman Negazionista Morto di Covid



Lui è, anzi era, Stanley Gusman
Volto noto della tv brasiliana, era salito alla ribalta per le sue posizioni negazioniste 
nei confronti della pandemia di Covid-19. 
Gusman si era scagliato contro il sindaco di Belo Horizonte, Alexandre Kalil, reo a 
suo giudizio di aver consigliato di evitare riunioni familiari a Natale.
“Andrò dai miei genitori a Natale”, aveva replicato in tivù come certi “giornalisti” 
italiani. “Non li ucciderò per questo. Credo sia una mancanza di rispetto da parte 
del sindaco: non si impicci della mia famiglia. Difenderò mio padre e mia madre”.
Gusman aveva 49 anni. È morto ieri notte. Di Covid.



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domenica 10 gennaio 2021

Matteo Renzi Attaccato dalla Stampa Estera

Matteo Renzi attaccato dalla stampa estera


La stampa estera non ha dubbi sulle motivazioni della crisi:
 “Matteo Renzi gioca con la politica per interessi personali”.

Non sta a me giudicare - o almeno non in questo momento - se la decisione di Matteo Renzi di far vacillare la maggioranza sia giusta o sbagliata, anche perché personalmente fatico ancora a comprenderne le motivazioni (e non escludo possa trattarsi di un bluff). Guardando ai giudizi della stampa estera, però, sembrano non esserci dubbi a riguardo: Matteo Renzi, infatti, 
stenta a trovare consensi.

Dopo il duro attacco di D’Alema - che questa settimana ha fatto notare che una persona “impopolare come Renzi ne sta mettendo in discussione una popolare come Conte” - anche la stampa estera non si risparmia e attacca Matteo Renzi per lo scoppio della crisi di Governo.

I principali quotidiani esteri credono che la mossa di Renzi sia spinta solamente dalla tutela di interessi personali. Ma vediamo nel dettaglio come vedono la crisi di Governo all’estero, ovvero come i quotidiani più importanti commentano quanto sta succedendo in Italia.

Matteo Renzi massacrato dalla stampa estera: “Le vere motivazioni dietro la crisi di Governo”
Il Financial Times qualche giorno fa commentava quanto sta succedendo
 in Italia senza utilizzare mezzi termini:

“Nel bel mezzo di una pandemia globale e di una brutta recessione potrebbe non sembrare il momento più opportuno per provare a far cadere il governo. A meno che tu non sia Matteo Renzi”.

Bastano queste poche righe pubblicate dal prestigioso quotidiano economico del Regno Unito per capire qual è la percezione che i giornali esteri hanno di Matteo Renzi 
e della crisi di Governo minacciata da Italia Viva.

Renzi non ne esce bene, con il Financial Times che ritiene si tratti solamente di tutelare i propri interessi personali, visto che Giuseppe Conte rappresenta un ostacolo alle “rinnovate ambizioni politiche di Renzi dopo la nascita del suo nuovo piccolo partito”.

Meno lapidario il giudizio del francese Les Echos, il quale riconosce alcuni errori fatti da Giuseppe Conte in questo mese. Ma nonostante ciò non è questo il momento per scatenare una crisi di Governo: ma d’altronde - scrive l’autore del pezzo Olivier Tosseri - “Matteo Renzi lo conosciamo tutti”. Questo però non esclude che possa trattarsi di “un bluff”, con Renzi che potrebbe essersi mosso solamente per ottenere qualcosa in più al tavolo del Governo; anche perché - ricorda il giornalista - in caso di elezioni Italia Viva sparirebbe.

Il Politico.eu, costola europea dell’omonima testata americana, svela quello che potrebbe essere il piano segreto di Renzi: posizionarsi al centro, diventando così l’ago della bilancia di qualsiasi Governo. Ma per farlo dovrà per forza di cose risalire nei sondaggi, altrimenti è molto probabile che in caso di nuove elezioni la previsione di Les Echos si concretizzerà con
 Renzi che sparirà dagli scenari politici del Paese.

Lo spagnolo El Paìs parla invece di “crisi irresponsabile in in un momento di estrema fragilità”, mentre il tedesco Die Welt si chiede “se l’Italia ha bisogno di un nuovo Governo 
nel bel mezzo della peggiore crisi degli ultimi decenni”.

Infine c’è Gavin Jones, corrispondente da Roma per Reuters, il quale ritiene che Renzi stia “giocando con la politica”, descrivendo il leader di Italia Viva come una persona che sta agendo in “modo cinico e spregiudicato per un vantaggio politico o personale, anziché per il bene comune”.



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