Referendum: Bersani, Occhio al trappolone
Mi si chiede che cosa farò al referendum. Su un tema così controverso ogni opinione in famiglia è legittima e va rispettata. Io, assieme a molti altri a sinistra, ho sempre proposto la riduzione dei parlamentari. Non certo per antiparlamentarismo, ma per l’efficienza e l’autorevolezza della rappresentanza. Tutto questo naturalmente in un quadro di condizioni coerenti e necessarie. Rimango di quella idea.
Che cosa farò ora? Guarderò nei prossimi giorni due cose.
La prima sarà la credibilità del percorso. Il percorso di una nuova legge elettorale, certamente, ma prima ancora del progetto di legge Fornaro. Lì si risolve una distorsione nella rappresentanza del Senato che ci ha già destabilizzati più volte e che con la riforma si aggraverebbe.
La seconda cosa che guarderò sarà l’andamento del “trappolone”. Chiamo così la campagna per un no insincero, mirato ad aprire un solco incolmabile tra 5 Stelle e sinistra, e quindi a destabilizzare il governo. Prendesse piede questa campagna che è già in corso, non mi ci arruolerei di certo.
Davanti all’appuntamento referendario è ovvio e sacrosanto che prevalga l’elemento costituzionale e istituzionale. Vedo tuttavia troppa noncuranza, anche in questo passaggio, di un dato politico profondo. Nella storia d’Italia tutte le volte che forze democratiche non hanno compreso di dover trasformare una controversa prossimità in un progetto e in un campo comune, hanno lasciato strada libera alle destre, da tragedia o da operetta che fossero.
Lo ha scritto sulla sua pagina Facebook Pier Luigi Bersani.
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FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI
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