Luana d’Orazio aveva 23 anni, viveva ad Agliana (PT) ed era diventata mamma da poco.
I giornali la descrivono come una lavoratrice instancabile,
quegli stessi giornali dai quali apprendo una notizia straziante.
Luana ha perso la vita stamani in un modo atroce e disumano. Lo ha fatto sul posto di lavoro che avrebbe dovuto proteggerla e garantirle un domani sereno, anche per il suo bambino che definiva “Il mio amore, il mio futuro, il mio specchio”.
Continuare a morire sul lavoro è inaccettabile, oggi. E io non so se farlo a 23 anni, da neo-genitore, lo sia ancora di più: fatto sta che le indagini, sicuramente, potranno accertare le dinamiche e la causa dell’incidente, ma non riporteranno indietro una giovane ragazza piena di sogni e di progetti, che aveva ancora tanto da vivere e da dare.
Quella di Luana è la storia di troppi lavoratori invisibili. Morti bianche ingiuste e inconcepibili, che devono comunque scuoterci le coscienze e riaccendere il tema della sicurezza e della responsabilità collettiva, affinché tragedie simili non si ripetano più.
Un pensiero per Luana, e un abbraccio a famiglia e amici.
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