Ieri si è appreso che l’imprenditore Giuseppe Condorelli aveva denunciato i suoi aguzzini che gli chiedevano il pizzo, l’assicurazione privata, l’aiuto degli amici.
In Italia ci sono tanti modi per descrivere l’estorsione mafiosa.
Grazie al suo coraggio (bisognerebbe scrivere onestà ma purtroppo è corretto insistere con coraggio) fece partire delle indagini che hanno portato una quarantina di bacarozzi agli arresti.
Ingenuamente pensavo di trovare nelle prime pagine dei quotidiani di oggi la notizia. Solo il Corsera, in piccolo, l’ha pubblicata. Che peccato!
Queste sono le occasioni che servono per stringerci intorno a persone come il cavalier Condorelli. Gli fu recapitato un bigliettino (pizzo, anche per questi ci sono tanti modi per descrivere gli scritti dei bacarozzi) dal seguente tenore sgrammaticato: “Mettiti a posto ho ti facciamo saltare in aria cercati un amico”. Questo messaggio intimidatorio andrebbe messo in prima pagina su tutti i giornali con la foto del cavalier Condorelli sorridente.
Lui si presenta bene ed è un vanto per l’economia italiana. Chi ha scritto quel biglietto è un pezzente, un volgare bacarozzo che non sa tenere la penna in mano ed usa la violenza per sopraffare chi lavora e fa lavorare. Ignorante, primitivo, violento. E’ la sintesi di una geografia, di una politica, di una economia che vanno a rotoli spesso nel silenzio o nell’indifferenza.
Non bastano le parole di conforto dell’ufficiale carabiniere di zona. Servono i presidenti della Repubblica, del Consiglio, il ministro dell’Interno che vadano lì a congratularsi e prendersi gioco dell’imbecille che non sa scrivere e sicuramente leggere.
Ecco, in Italia, invece non ci sono tanti modi per descrivere
la riconoscenza verso persone come Giuseppe Condorelli.
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