"Il volontariato lo fa chi afferra le braccia tese nell’acqua, non chi usa i clochard per farsi bello."
Prima cosa: “passare geneticamente il Natale con i clochard” per fare due foto da postare sui social non è volontariato. Il volontariato è attività lavorativa o assistenza svolti gratuitamente. Ma che tu abbia un’idea del lavoro poco chiara non stupisce.
Seconda cosa: clochard vuol dire senzatetto. Trovo vagamente contraddittorio che colui che trascorre la sua esistenza a instillare odio nei confronti di chi scappa da luoghi in cui il tetto è un bene di lusso ci venga a insegnare a fare del bene ai senzatetto.
Mi verrebbe da dire, parafrasando lo stesso insegnante: buonismo da 4 soldi.
Terza cosa. Un clochard non ha necessariamente voglia di trascorrere il Natale con Matteo Salvini nè tantomeno con una persona che viola il dpcm. A meno che non si consideri il clochard non un essere umano ma il gattino pulcioso a cui non devi chiedere il permesso per apparire in foto assieme a te.
Quarta cosa. Utilizzare “il volontariato” o più genericamente l’idea dell’opera di bene per rivendicare una posizione anti-governativa è una mossa meschina e strumentale, tanto più che non ti stai ribellando a una decisione ingiusta. Ti stai ribellando a una decisione necessaria, presa anche e soprattutto per proteggere le fasce della popolazione più fragili.
Dunque no, non c’è nulla di altruistico nel Natale di chi dice “io esco”.
Quinta cosa. Mentre tu, Salvini, annunciavi il tuo Natale da filantropo, i tuoi senatori davano vita a una avvilente rissa da bar per protestare contro la sacrosanta archiviazione dei tuoi decreti sicurezza grazie ai quali tanti senza tetto o con tetti provvisori erano privati di speranza e dignità. E in molti casi della vita stessa, visti i divieti di navigazione e soccorso in mare. (aboliti) Il volontariato lo fa chi afferra le braccia tese nell’acqua, non chi usa i clochard per farsi bello.
Sesta e ultima cosa. Mentre tu ieri ti bullavi annunciando il tuo Natale da rivoluzionario buono, i pescatori venivano liberati in Libia. Te ne rallegravi, lamentandoti di quei 108 giorni di prigionia da cui il governo non è riuscito a liberarli prima. Ma come? Non sei tu quello della Libia porto sicuro, paese affidabile, facciamo centri di accoglienza posti ai confini a Sud della Libia perché “In Libia centri all'avanguardia, smontiamo la retorica delle torture”? Spero tu abbia letto il racconto dei pescatori. La cella sotto terra. Il cibo passato al buio. Impossibilità di lavarsi e cambiarsi. La paura. La violenza psicologica. Ecco, questo è toccato a pescatori italiani e tunisini. Pensa a quello che tocca ai senza-tetto che arrivano lì dall’Africa Centrale. Ah già, ma quelli non contano. Quelli ci invadono. Meglio quelli alla stazione centrale, buoni per invadere al massimo la tua bacheca e la tua propaganda.
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