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domenica 22 novembre 2020

Nixon e Kissinger dietro il Golpe Cile

Nixon e Kissinger dietro il Golpe Cile

Vengono desecretati gli atti segreti in possesso dagli Usa sul golpe dell’11 settembre 1973 in Cile. Emerge quel che già si sospettava; l’amministrazione Nixon favorì il colpo di stato che mise fine al governo del socialista Allende.

L’Nsa ha reso pubbliche le trascrizioni di colloqui e appunti che illustrano la strategia messa in atto dagli Stati Uniti per destabilizzare il leader socialista.

Adesso è ufficiale il ruolo perverso svolto dagli Stati Uniti nel golpe di Pinochet in Cile e ormai non sono illazioni o ipotesi. Si tratta di tesi assai probabili sostenute da una certezza e, cioè, che il presidente Nixon diede un sostegno concreto e fattivo per ben 17 anni alla più
 feroce dittatura militare del secolo scorso.

Infatti è tutto riportato in migliaia di documenti, trascrizioni, appunti, brogliacci, indicazioni, suggerimenti che fanno parte del file “Politica sul Cile”.

Cinquant’anni dopo l’elezione a presidente di Salvador Allende che avvenne il 5 novembre 1970, la Nsa, che è la principale di tutte le agenzie di intelligence statunitensi, ha deciso di desecretare questa mole di documenti e li ha messi a disposizione del pubblico.

Si mise in opera una raffinata strategia che evitò di esporre gli Usa a una condanna internazionale per un’interferenza o intervento considerato gravissimo, Allende era stato eletto in una libera e democratica elezione. Nonostante tutto ciò, per l’amministrazione americana si trattava del primo governo marxista in America Latina e doveva essere abbattuto anche con il golpe.

Ecco quindi la testimonianza diretta di un intervento che venne portato avanti con una scelta politica e strategica che consentì il successo di Augusto Pinochet. Iniziativa atta a logorare Salvatore Allende che aveva osato rompere il controllo Usa sull’America Latina, credendo di poter realizzare un progetto politico nuovo e diverso.

Si iniziò a fare pressioni sulle principali multinazionali affinché abbandonassero il Cile, facendo crollare il prezzo del rame, tra i principali prodotti che il Cile esportava, logorando la popolazione che si impoveriva e veniva gettata verso una condizione di povertà.

Fu l’azione, soprattutto, di Henry Kissinger, che all’epoca dal 1969-1974 svolse il ruolo di segretario alla Sicurezza nazionale, a dettare al presidente Richard Nixon una linea d’intervento diretta, che, peraltro, non era molto condivisa dagli altri consiglieri della Casa Bianca che erano favorevoli invece a quella che fu chiamata la “Strategia del modus vivendi”.

Tale ultima strategia consisteva nell’appoggiare i partiti dell’opposizione cilena, di centro e di destra, prima delle elezioni che si sarebbero tenute nel 1976.

Dalle trascrizioni degli appunti sulle convulse riunioni che fecero seguito all’elezione di un governo socialista in Cile, si evidenziano con chiarezza le numerose manovre di Kissinger per parlare da solo con Nixon prima di riunire l’intero Consiglio della sicurezza nazionale.

Infatti il segretario riuscì a far spostare la riunione convocata alla Casa Bianca per il 5 novembre, posticipandola 24 ore dopo. In tal modo ebbe il tempo per incontrare di persona il presidente e aggiornarlo sulla situazione in Cile, dissuadendolo infine ad intervenire con azioni “meno ortodosse”.

Infatti Nixon doveva decidere, e per Kissinger ‘decidere bene’ significava non accettare una linea morbida e prudente degli altri consiglieri. Il funzionario che annunciava lo spostamento della riunione riportò che Kissinger avrebbe detto: “Il Cile finirà per essere il peggior disastro della nostra Amministrazione: sarà la nostra Cuba del 1972”.

In tal modo mise in guardia tutti dal pericolo che costituiva il governo Allende e che, quindi, a quel punto bisognava solo superare le titubanze e le obiezioni degli altri componenti del Consiglio di sicurezza con gli inviti a non esporsi con interferenze 
che sarebbero state condannate a livello mondiale.

Gli restava solo da convincere Nixon e l’incontro decisivo avviene nello Studio Ovale. Per un’ora Kissinger presentò lo studio dettagliato che suggeriva una linea dura e aggressiva di lunga durata nei confronti del governo Allende.

“Nell’arco di sei mesi-un anno – avvertiva Kissinger – gli effetti di questa svolta marxista andranno oltre le relazioni tra Usa e Cile”. Si paventò il pericolo dell’incubo comunista e all’influenza dell’intero continente della via cilena al socialismo. “Uno degli esempi più vistosi”, continuava il principale consigliere della Casa Bianca, “è l’impatto che avrà in altre parti del mondo, specialmente in Italia. La propagazione emulativa di fenomeni simili in altri luoghi a sua volta colpirà in modo significativo l’equilibrio mondiale e la nostra stessa sfera di influenza”.

Alla fine Nixon si convinse e si sapeva che, un anno prima, era stato già chiesto alla Cia di attivarsi per mettere a punto segretamente un golpe preventivo per evitare che Allende
 giungesse alla guida del Cile.

Il Consiglio di sicurezza si riunì il 6 novembre ed emersero subito posizioni diverse. Il segretario di Stato William Rogers si oppose ad azioni aggressive e affermò: “Possiamo debilitarlo, in caso, senza essere controproducenti”.

Il segretario alla Difesa, Melvin Laird, suggerì un’azione più decisa: “Dobbiamo fare di tutto per danneggiarlo e poi farlo crollare”.

Il direttore della Cia, Richard Helms, si dichiarò a favore di quest’ultima posizione. Si mostra anche un documento in cui si evidenziava che Allende ha vinto per pochi voti in più e che il suo governo è composto da “militanti della linea dura”, che mostrava “la determinazione dei socialisti di affermare la loro politica più radicale sin dal principio”.

Alla fine tutti attendono in silenzio l’intervento di Nixon. Allora il Presidente ruppe gli indugi . “Se c’è un modo di rovesciare Allende, è meglio farlo”, ordinò perentorio .Questa è la frase riportata nei documenti che oggi sono declassificati. Si sa come si agì e come andarono le cose. Prima il lento logorio economico, il Paese paralizzato dagli scioperi, poi le minacce continue, infine l’azione condotta dai militari guidati proprio da chi aveva avuto la fiducia di Allende.

Augusto Pinochet si mise alla testa del golpe senza scrupoli. Era l’uomo prescelto per attuare il piano con i carri armati per le vie di Santiago, il bombardamento della Moneda, le fiamme, il presidente che ha resistito con l’elmetto in testa e il fucile automatico.

La sua morte drammatica e l’inizio delle retate, gli stadi riempiti con migliaia di simpatizzanti, le sparizioni, le torture, le fucilazioni di massa. Questo truce e orrendo regime dittatoriale rimase sino al 1990. Una pagina buia e atroce della storia oggi trova una spiegazione ufficiale da chi operò per rovesciare un governo democratico.



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