Sequestro della Gdf a Società che aveva ottenuto 5 affidamenti
La Guardia di Finanza di Como, nell’ambito di un procedimento penale pendente presso la Procura della Repubblica di Como e coordinato dalla dottoressa Valentina Mondovì, Sost. Proc., ha effettuato il sequestro di € 3.356.904 depositati sui conti correnti di una società di capitali milanese.
La predetta società aveva ottenuto, a fine marzo scorso, n. 5 affidamenti diretti da parte di ARIA S.p.A. (la stazione appaltante di Regione Lombardia per l’acquisto centralizzato di beni e servizi) per la fornitura di “Dispositivi di Protezione Individuale” (mascherine, camici e tute mediche) da destinare all’emergenza COVID-19. Il valore complessivo degli affidamenti è pari ad € 13.970.000 dei quali € 10.490.000 sono stati già anticipati alla società, che però è stata in gran parte inadempiente; da qui, la denuncia per frode nelle pubbliche forniture (art. 356 c.p.) e l’emissione da parte dell’Autorità Giudiziaria lariana di un provvedimento
di sequestro dei saldi ancora presenti sui conti correnti societari.
Le nuove contestazioni conseguono agli approfondimenti investigativi effettuati dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Como a seguito dell’arresto effettuato, in data 27 aprile 2020, di F.B., l’amministratore della società. Si ricorda come F.B., sin dall’avvio della pandemia COVID, si sia dedicato all’importazione di dispositivi di protezione individuale ed altri dispositivi sanitari di produzione cinese. Per ottenere lo svincolo diretto dei beni, F.B. aveva però presentato, al momento dell’importazione, false attestazioni della destinazione dei beni ad Enti pubblici ed altri organismi impegnati nel fronteggiare l’emergenza sanitaria. Tale destinazione si è resa al fine per poter accedere alla procedura semplificata di sdoganamento introdotta dai recenti Decreti Legge. Infatti, è stato accertato come, in due episodi, riguardanti l’importazione di complessive 622.000 mascherine, 42.000 di esse siano state destinate a imprese private,
ubicate in Puglia e Lombardia, per finalità speculative.
Altro fronte che riguarda sempre il Pirellone è quello delle mascherine mutande, la Procura di Milano ha aperto un’indagine dopo l’esposto presentato da Adl Cobas Lombardia per accertare, tra l’altro, l’idoneità, i costi e l’aggiudicazione della fornitura delle mascherine prodotte dalla Fippi di Rho, un’azienda di pannolini che ha riconvertito la produzione su commissione di Regione Lombardia. L’inchiesta, nella quale sono ipotizzati i reati di truffa e frode nelle pubbliche forniture a carico di ignoti, è coordinata dai pm Mauro Clerici e Giordano Baggio. I pubblici ministeri hanno delegato i militari Guardia di finanza di Milano a compiere accertamenti relativi, per esempio, alla quantità di mascherine prodotte, alla loro idoneità e alla loro certificazione e alle modalità con cui è stata affidata la commessa. Le Fiamme gialle hanno già cominciato racconto la testimonianza di Riccardo Germani, il portavoce di Adl Cobas Lombardia, che tramite l’avvocato Enzo Barbarisi, attorno alla metà di aprile ha depositato l’esposto alla magistratura. Nel documento si parla di “inidoneità e, quindi, pericolosità del presidio”, giudizio dato da coloro che lo hanno provato “sul campo”. Come si legge nell’esposto le mascherine “non appaiono funzionali allo scopo protettivo, né del paziente né dell’operatore sanitario e/o medico, sotto il profilo anatomico e dinamico”
il che comporterebbe rischi di contagi.
Lombardia, rabbia dei sanitari: «Le mascherine di Fontana pannolini, sono inutili»
Il caso delle «mascherine pannolino». Sbaglia chi fa, siamo d’accordo. Tuttavia quello delle mascherine in Lombardia sta diventando non più soltanto un enorme problema, sta trascinando la Regione stessa nel ridicolo. Le mascherine del governatore Attilio Fontana hanno indignato non poco il personale sanitario, che senza mezze termini le ha bollate come l’«ennesima umiliazione», un’offesa a chi sta rischiando la vita tutti i giorni nella battaglia sfiancante contro il Covid-19. Riccardo Germani, portavoce di ADL Cobas, ha pubblicato su Facebook uno scatto della “mascherina pannolino”, esprimendo tutta la sua rabbia e disapprovazione.
«La pseudo mascherina fatta con materiale dei pannolini è veramente un obbrobrio»
«Come ADL Cobas nei prossimi giorni formalizzeremo al Prefetto di Milano lo stato di agitazione di tutte le strutture della Sanità Pubblica, Privata e delle RSA della Regione Lombardia, chiediamo a tutti i sindacati conflittuali di promuoverlo congiuntamente, sciopereremo se riapriranno le attività produttive, per chiedere le dimissioni di Fontana e Gallera, per rendere obbligatori i tamponi a tutti gli operatori e un riconoscimento economico straordinario di 1000 euro al mese per ogni operatore che sta combattendo nelle strutture sanitarie», ha concluso Riccardo Germani sul suo profilo social. La reazione del sindacalista vi pare esagerata? Il video pubblicato sempre su Facebook da Giorgio Arca, che spiega: «Non l’avevo ancora vista e sono riuscito a recuperarne una. La pseudo mascherina fatta con materiale dei pannolini è veramente un obbrobrio. Per indossarla bisogna infilarla dalla testa perché senza lacci, non rimane fissa, lascia il naso senza protezione ma per spiegarlo meglio ho fatto un video, come potete vedere e dove si evidenzia l’inutilità!». Poi l’appello: «Mi rivolgo alla giunta Regionale, vi presentate in televisione per vantare i medici e infermieri per il grande lavoro che fanno, ma non li mettete in condizione di operare in sicurezza e questa pseudo mascherina lo dimostra. Il personale sanitario vuole i dispositivi idonei per curare i cittadini colpiti da Covid-19».
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FONTANA E GALLERA SONO 2 INCOMPETENTI
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